Sono passati due anni dal grandioso “Socialismo e Barbarie”, il secondo disco se non contiamo la raccolta “Compagni cittadini fratelli partigiani”, i Cccp si ritrovano fra le mani le idee che avevano già espresso due anni prima, ma stavolta in maniera ancor più concisa: il tema del Medioevo come passato ma soprattutto come presente e futuro.

Tema particolare e di difficoltà rilevante: siamo negli anni ’80, un po’ il medioevo della musica contemporanea leggera e non. Non è retorica. Ecco le canzoni: il disco apre con i 56 secondi di un bizzarro estratto live “Il testamento del capitano”, il cui significato forse si avvicina al fatto che siamo numericamente al quinto disco, fra Ep e Album ufficiali, “che lo ricopran di rose e fior” ..traccia praticamente inutile.
Svegliami” è invece molto interessante, il capolavoro del disco, nella sua atmosfera sognante ed epica con Giovanni Lindo Ferretti che ci offre una toccante panoramica del periodo, “Intanto Paolo VI non c'è più/È morto Berlinguer/Qualcuno ha l'AIDS/Qualcuno il PRE/Qualcuno è POST senza essere mai stato niente” e la voglia di svegliarsi in “questa età di mezzo”.

Simpatica la successiva “Huligani dangereux” nel suo andamento rock and roll fra sottili ironie “Comunista Italiana osa Annegata guada vorticosa/Aggiornata storia decorosa/Moderata rivoltosa”. Ancora la paura di ritornare al “primitivo incontrollabile”, purtroppo ormai presente più che mai, in “ B.b.b.”, insolito incedere blueseggiante. “Fedeli alla Lira?” è invece un simil-Surf, che avrebbe dovuto conquistare le classifiche per la sua orecchiabilità, piena d’ironia e scanzonata canzone dedicata al rapporto amore-odio con il denaro, la Lira: “E poi mi vuoi fedele a te… Ma tu cosa mi dai?”.

Poi “Roco Roco Rosso” e ritorna la denuncia, la rabbia, la voglia di sputare parole dirette, nonostante i suoni non sono più aspri e veloci come una volta, ma influenzati stavolta dal flamenco (forse per motivi commerciali?)! Poi le danze e le preghiere: sembra che la musica e la tecnica prevalgano sui cantati, con un occhio sempre all’oriente (come era stato per la seconda parte di Socialismo e Barbarie), ed un altro al bel ritmo e alla melodia accattivante, in occasioni come “Le Qualità Della Danza” o nella percussiva e noiosa “è vero”.
Sembra di sentire i Litfiba in “Palestina” con quelle tastiere orientaleggianti. Si prosegue poi con Madre, una preghiera alla Madonna, che appare anche in copertina, anche qui tastiere a volontà, ma molto intensa. La banalità di “Conviene” incomincia a farmi paura… ma meno male che successivamente abbiamo “And The Radio Plays”, l’anima dei Clash si appropria di Ferretti e Co. in stile reggae e con un testo finalmente all’altezza: “Come puttana fragile in cerca d'occasioni/So dove sta il delirio e trema il cuore” e riecco il tema che pensavo fosse perso fra banalità e musiche accattivanti: l’età di mezzo che viviamo e l’inquietudine che ne deriva; “Tremo per un non so tremo per un non so/Tremo per un non so che si trova a volte a caso...”.

Poi il delirio, davvero insostenibile del povero Danilo Fatur (definito “artista del popolo”) nell’orribile e schifosa “Vota Fatur”, pregna di dance ed elettronica con un testo davvero cretino che di più non si può. Ma che vuol dire? I Cccp ci prendono in giro? Forse per sottolineare la bassezza di certi periodi della storia dell’uomo ci vogliono canzoni così brutte?
E poi ancora, stupido e falso nella sua serietà il “Reclame” dalla voce di Annarella, che presenta “i suoi gioielli”, praticamente chi ha partecipato e i ringraziamenti finali, con in sottofondo delle musiche new age e ambient (o giù di lì…) che fanno cacare al cazzo. Alla domanda precedente non si può rispondere affermativamente.

Questo disco è un errore. Volevano sfondare (non ne sono molto sicuro) e hanno floppato. È un neo fra i loro capolavori, l’ultimo quell’ “Epica Etica Etnica Pathos”, che arriverà giusto l’anno dopo come per ribadire il talento e la creatività che non erano perduti ma solo offuscati di un gruppo davvero grandioso ed originale, amante delle tradizioni, dell’Oriente, dell’Emilia e dell’Italia.

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