"Shot" esce nel 1996 per etichetta Capitol, e l'abbandono della Touch & Go, ma soprattutto del padre putativo Albini segna un'importante svolta per Yow e soci. Sono gli anni del Grunge mainstream, e dopo anni di rigorosa ed estrema militanza "Underground", il gruppo vuole (giustamente) raccogliere qualche frutto in termini commerciali, e la distribuzione di una major può aiutare. Chi si aspetterà un ammorbidimento sonoro, in ogni caso, ha solo da scordarselo.

Assimilando un forte sapore Stoner e Heavy Metal, "Shot" è per alcuni versi più pesante di molti lavori precedenti. Più in primo piano la sezione ritmica, devastante come al solito (il basso di Sims in primis, non cessando mai di martellare di cima a fondo), con la chitarra di Denison, ugualmente straordinaria, ma non più regina, e il buon David Yow purtroppo un po' in ombra, seguendo la tendenza di "Down", e che si sforza addirittura di cantare (cosa che non ha mai fatto, essendo il più barbaro e brutale cantante del rock, uno che si è sempre espresso per deliqui, stonature, strilli omicidi n.d.r.).

Lievi accenni al mood del disco si hanno con l'iniziale "Thumper", andamento a singhiozzo della chitarra, ritmica granitica, Yow che straparla e si lamenta, in un clima piuttosto mediorientale. "Blue Shot", mette in chiaro che è Sims che comanda il suono del disco;giro di basso vorticoso ed eroinomene, la chitarra è piuttosto un'accrescitivo. Yow qui è palesemente a disagio, la canzone avrebbe guadagnato in qualità restando strumentale. Lo spettacolare stoner-metal di "Thumbscrews", nei suoi momenti più frenetici ci restituisce un cantato psicotico e apprezzabile, ma è piuttosto uno show acrobatico degli strumenti. Il gruppo è ai suoi vertici tecnici e non fa niente per nasconderlo, rischiando di creare una nuova forma (brrrr… ) di Progressive-post-core. Fortuna che il blues desertico e distorto di "Good Riddance" raffredda un po' gli animi, iniettando una giusta dose di psichedelia e un tono vagamente horror. "Mailman" è pericolosamente vicino ai Faith No More, di certo il brano meno originale del lotto, anche se, onestamente, la loro canzone meno valida è per lo meno una spanna sopra i cosiddetti "capolavori" del 90% dei gruppi, almeno in termini di qualità e mestiere.

La successiva "Skull of a German" riesce a trovare un ritornello memorabile, dal retrogusto southern, con una parte centrale dedicata al tecnicismo di Sims e un timidissimo assolo di Denison. Yow purtroppo è nuovamente l'anello debole del brano. Si rifarà in "Trephination", uno dei picchi del disco, dove finalmente si ritorna alle atmosfere dei primi Jesus Lizard; il clima è da assassinio imminente, in pieno stile "Head\Pure". Le poche parole gracchiate da Yow al telefono sono una recita comunque straordinaria, e solo qua dimostra la sua genialità teatrale. L'arpeggio iniziale di chitarra promette male, ma subito il martellare di Sims cala il tutto in un incubo in un crescendo malato e magistralmente assecondato da Denison. Il brano sporadicamente si apre, ma è solo la classica boccata d'aria prima dell'affogamento.

Primo capolavoro: "More Beautiful Then Barbie", segue lo stile del disco, ma con un piglio e una potenza clamorosi. Il basso dinamitardo crea una bordata heavy-metal, con Yow che si segue la musica e non va per conto suo come tutti vorremmo, ma appare come il matto che si sforza di apparire savio. Non pago delle fucilate iniziali, il gruppo riesce nella parte centrale del brano a dare un'altra mazzata ancor più pesante, con un giro straordinario di Denison. La boccata d'aria blues (a modo suo) di "Too Bad About The Fire", introduce un'altra crisi di nervi come "Churl", puro spettacolo tecnico e nervoso, dove ogni parte va per conto suo, ma tutto ugualmente converge sul drumming estremo di MacNeilly. E' da qui che vengono alla luce tutta la rabbia e la potenza sopite: la cannonata di "Now Then" è di fatto un Heavy Metal epurato da ogni leziosità, che mantiene la forza e il ritmo a rotta di collo. La chitarra, il basso, la batteria, il cantato, ogni cosa è Jesus Lizard, ma con una brutalità da lasciare ammutoliti. Il canto del cigno del disco e probabilmente della carriera del quartetto, che, a parte pochissime canzoni del sottotono "Blue", non giungeranno più a tale ferocia, quella ferocia e primitività che sono alla base del loro suono.

Il latrato da coyote di "Inamorata" e l'epitaffio "Pervertedly Slow" sono di fatto gli unici brani del disco con protagonista il cantato, e ne rappresentano la cesura quasi silenziosa, paragonata alle sciabordate sopra citate.

"Shot" non è mai stato troppo amato come album, avendo di fatto abbandonato l'etica anti-commerciale della "Touch n' Go" e di Steve Albini, ma a mio avviso rimane un'album di svolta, un lavoro che abbraccia sonorità nuove. Ciò che perde in spontaneità "Shot" lo guadagna in compattezza, e rimane comunque una tappa imprescindibile per gli amanti del gruppo di Chicago.

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