Dopo le  condivise perplessità di Pat e Lyle Mays (pubblico e critica compresi) rispetto all'ultimo lavoro del group risalente al 1997, Immaginary day,  si decide di rifondare lo stesso in vista di un nuovo progetto molto ambizioso. Le idee sono tante, ma c'è la necessità di svecchiare l'immagine, trovare forze fresche e rilanciare lo storico complesso. Pat è reduce da Like minds, suonato con Burton e Corea, la collaborazione con gli Heat Bros (un ritorno alla fusion di derivazione latina), l'ottimo ed introspettivo lavoro acustico con Jim Hall, la colonna sonora del film A map of the world e l'incredibile lavoro con il Trio, insieme a Stewart e Grenadier.

La necessità di scrollare dal gruppo un immagine di ristagno e decadimento, spinge Pat a contattare un nuovo e giovanissimo batterista messicano, Antonio Sanchez, classe 1971, segnalato da alcuni musicisti, e congedare lo stagionato Paul Wertico, interrompendo una collaborazione che durava da vent'anni. Per la parte vocale i due leader si affidano all'abilissimo multistrumentista camerunense Richard Bona, (vedere il live in dvd per credere) e a Cuong Vu, trombettista vietnamita dalle ottime qualità canore. E' la rinascita del PMG: le capacità stilistiche e creative del nuovo insieme si incontrano dunque nel 2001, Pat e Lyle intendono riportare il gruppo ai fasti del passato, ritrovando la strada dei Grammy Awards (il gruppo ne vinse ben 7 consecutivi, sebbene di poco spessore, anche Immainary day vinse il premio nel 98 per la categoria Best contemporary jazz). Ciò che entusiasma particolarmente Pat e lyle, durante la preparazione del materiale per il disco, è il pensiero rivolto al talento e le capacità dei nuovi componenti, Sanchez, Bona e Vu (al basso il collaudato Steve Rodby).

Apre il disco l'acustica "As it is":  il piano di Mays e la synth di Metheny espongono il tema, mentre Bona e Vu dimostrano già buona affinità nella parte corale del brano. In "Proof" Pat e Lyle si scatenanano, convincenti gli arrangiamenti di Sanchez. Intrigante e con un mood "riconoscibile". Interessante il solo di Pat in "Another life", in una atmosfera da musica sacra. Fino a qui l'album fa avvertire una certa freschezza ed appare molto più concreto rispetto al lavoro del 1997. Ho l'impressione di avvertire un suono più moderno, urbano e solare anche in "The gathering sky". In questo pezzo apre Richard Bona, con chitarra acustica. Ripeto: la poliedricità di questo artista, soprattutto nei live, ha stupito, e vi stupirà anche nei prossimi lavori. In "You", pezzo che non mi entusiasma, particolarmente romantico, la voce di Bona è come uno strumento. Le influenze latine sono evidenti. Delirio in "On her way": pezzo ricercato e presenza di strumenti percussivi particolarissimi: marimba e kalimba evocano a suoni sudamericani, ma con contorsioni da pezzo puramente jazz. Lo adoro. Improvvisazione di Coung Vu in "A place in the world", non particolarmente memorabile (esercizi di stile?). "Afternoon calza" a pennello per Bona e Sanchez, discreta e rilassante melodia, sound accattivante (sentite che marimba). Chiusura straordinaria con "Wherever you go", onirica e delicatissima, che ascolto sempre affascinato, mentre sfoglio la coloratissima copertina dell'album piena di disegni di paesaggi urbani e bucolici. In un disegno in particolare, un giovane seduto su una collina guarda lontano. Mentre sento le note del pezzo di chiusura è come se mi immedesimassi nel disegno e sentissi la mente aprirsi ai pensieri più malinconici e delicati. Un sussulto.

Del lavoro impressiona la voglia di cambiamento, la buona creatività, l'intensità della ricerca di un suono specifico per valorizzare i nuovi ingressi, ma sono solo le premesse, buone premesse, di un percorso che necessiterà anni per raggiungere il feeling giusto, e quindi l'apice sonoro e il groove definitivo. Non me la sento di osannare questo album, che mi ha dato discrete soddisafazioni, ma non mi ha certo risollevato dalla delusione per il precedente lavoro del group. Se ripenso a The way up, il lavoro del 2005 del PMG immediatamente successivo a questo, posso dire che si avvertono già grandi passi in avanti (e voglia di creare). Chissà dunque dove arriveranno questi artisti! In conclusione vorrei affermare che è davvero piacevole vedere Pat e lyle continuare a lavorare insieme: credo che i due artisti possano dare il massimo l'uno con l'aiuto dell'altro.

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