Cominciamo la recensione parlando della condizione musicale del disco. Sarò franco: gran lavoro. Don Joe e Deleterio riescono a produrre beats senza soffermarsi sui clichè dell'hip-hop odierno e visitano i campi della techno, dell'elettronica, della classica… visite che mostrano un Joe in piena forma, forte anche delle onoreficenze ricevute da lì a poco, e di un ispiratissimo Del reduce dal successo di "Hashishinz Sound".

L'impressionante evoluzione di Don Joe gioverà alla realizzazione di "Penna Capitale", secondo disco del Club Dogo, costruito in pratica su queste nuove tendenze… ma questa è un'altra storia, come diceva Pupo. Applausi anche per i restanti FatFat Corfunk, il quale, nonostante sia in un disco totalmente opposto al suo solito, crea un buon beat per "Castigo", e per Shablo, uno dei migliori producer in circolazione, che firma la gettonatissima "Sinfonia N. 7" e "Il Gioco". Cito anche Bassi Maestro che firma il simpatico remix di "Popolare" (Marracash), suono molto funky ed old school a simboleggiare la continua risalita alle radici dell'hip-hop da parte di Busdizzy.

"Roccia Music", per quanto riguarda il rap, è un tipico disco costituito da due facce. Partiamo analizzando quella dei contenuti, che è forse la parte debole del prodotto. Tutti conoscono (e apprezzano, a voler sottolineare) lo stile autocelebrativo che caratterizza da qualche annetto la formazione: da "Mi Fist", che ha gettato le basi per la suddetta attitudine, è cominciata una continua evoluzione che ha portato a scrivere su tematiche diverse eppure collegate. La vita di strada, il ghetto, la droga… la droga. Ecco la parola chiave dell'album. Per usare un paragone di Marracash, se Hedrix è passato alla storia per aver trattato dell'LSD nelle sue canzoni, il Dogo passerà alla storia per aver trattato, nei testi, della cocaina. Intere canzoni dedicate allo stupefacente del nuovo millennio, tra cui una cover di "Ti Voglio Bene" di Tiziano Ferro, per l'occasione "Le Voglio piene" (le buste), e ben tre geniali skit con guests quali Paolo Calissano, Lapo Elkan e Kate Moss. Inutile spiegare il perchè di queste scelte. Pezzi che, di conseguenza, risultano anche un pò monotoni e alla lunga stancano, specie se interpretati usando mille volte il termine "bamba", ormai password della Milano che odia, e peraltro tutti in un disco per 3/4 dedicato alla bianca. Tantissimi anche i racconti di streetlife, tra i quali entra di diritto "You Know NA MI", pezzo con i napoletani Co'Sang, di cui parleremo più avanti.

Fortunatamente c'è spazio anche per liriche più introspettive e, guarda un pò, le più significative arrivano proprio dal buon Marra che in "La Mia Prigione" e "Chiedi Alla Polvere" si proietta come una delle promesse più interessanti dei prossimi anni, nella speranza che esca dal giro della coca.
Andiamo ora a parlare del lato stilistico di Roccia, ehbeh, qui si può solo gioire: se siete in cerca di assurdi incastri lirici, vocaboli inusuali e metafore ricercate, siete nel disco giusto. Che ci piaccia o no, MCs quali Guè Pequeno o Fame sono tra i più evoluti dal punto di vista della forma e ci sono pochissimi rivali che possono strappargli il titolo. Se Jake dà ottime prove ("Serpi"), però, Guè non lascia dubbi: è lui l'uomo nel mirino che fa pendere l'intero tricolore con le citazioni. Bravissimo anche Marracash, mentre discreti Vincenzo Da Via Anfossi e Ted Bundy (dal quale ci si aspetta molto, sperando in un miglioramento col tempo). Oltre la Dogo Gang una ricca schiera di artisti: i già citati Co'Sang cacciano la bomba in "You Know NA MI", pezzo di punta dell'album, firmando ottime strofe di vita dura sotto un tappeto posichedelico di Don Joe; Thug Team, accettabili su "Turn Around/Parati Le Spalle" anche se non incisivi; Rischio, eccellente la strofa su "Sinfonia N° 7" che entra di diritto tra le migliori liriche del disco, mentre stufa il cantato di Gora; Inoki, che delude con l'attitudine da freestyle de "Il Gioco"; Royal Mehdi, buonina la partecipazione a "Roccia Music", di certo non esaltante ma nemmeno da scartare; carino il verso di FatFat su "Castigo" mentre Misa dona una non esattamente brillante prova su "Regole". Una bella collezione di stili e trovate, in pratica.

"Roccia Music" è il tipico album da pompare in macchina o quando si vuole organizzare una serata tamarra. Di certo è un gran risultato per il Dogo che si riconferma una crew forte e solida. Per favore, però, disinfestate M-I dai pushers, vorremmo sentire un possibile "Roccia Music Vol. II" con altre tematiche.

Carico i commenti... con calma