Dolores O'Riordan ha un passato di orafa di fino. Sia che desse forma ad autentici diamanti ("No need to argue"), sia che proponesse perle sbiadite ("Wake up and smell the coffee"), ogni sua creazione poteva tranquillamente passare sotto la definizione di "gioiello".  Questo "Are you listening?", invece, sa tanto di bigiotteria. Scadente, per giunta. I Mirtilli d'Irlanda sono morti da un tot, ormai, e la furba Dolores ce li ripropone in marmellata per ricordarci chi era la vera mente di quel gruppo che nei gloriosi nineties sembrava essere più potente e più famoso di quegli altri irlandesi lì, che si erano messi improvvisamente a fare musica becera da dancefloor. Mi chiedo: è lecito recensire un disco dopo pochi ascolti, oppure è meglio approfondire e poi dedicarsi a un giudizio più accurato, figlio di riflessioni ponderate? Ma da questa domanda ne scaturisce un'altra: perchè dedicare più ascolti a un disco che già dopo i primi due sembra non avere più niente da dire? Ok, Dolores è sempre Dolores. Dal suo genio e dai suoi (numerosi) cambi di umore e personalità sono scaturiti album che fanno parte della "storia", che piacciano o no. Prima ragazza di belle speranze e di grandi ambizioni ("Everybody else is doing it...") urlate senza troppe remore, poi donna distrutta dalla depressione e dall'anoressia ("To the faithful departed") che ha a cuore le sorti del mondo, alla fine mamma felice e contenta. Se in principio da tutte queste mutazioni scaturivano pezzi di pregio (e anche variopinte pettinature, a dir la verità), adesso Dolores sembra essersi fermata al buonismo zuccheroso che ha marcato la morte dei Crans e l'inaspettato (ma neanche tanto) insuccesso del loro ultimo album in studio.  Questo suo primo album solista continua sulla falsariga di "Wake up and smell the coffee" con tematiche come la famiglia, i figli, l'amore. Va bene, per carità, ma chi se la ricorda (e l'ha amata) inquietante simulacro pagano, dipinta d'oro e gorgheggiante tremuli acuti cantando di madri i cui figli vengono schiacciati dai carrarmati in guerra... eviti questo cd. Si stenta a riconoscere nelle trame di queste tracce la O'Riordan dei tempi che furono, quando ogni sua parola era un macigno, un monito, una sentenza. Sulla tracklist, poco o nulla da dire se non che segue una specie di altalena sonora che ricalca il miglior stile Crans ("When we were young" riecheggia le atmosfere di "To the faithful departed" così bene che o è il precedente disco che precorre o è lei che si è guardata un pò troppo indietro) mentre invece "Stay with me" è fin troppo chiaramente figlia di "This is the day". Ovviamente non si butta tutto via in maniera indiscriminata, e con "Apple of my eye" arrivano le emozioni che una fan dei Cranberries si aspetta. Classica ballata pop ben pensata e ben costruita, e la voce di Dolores si fa ancora sentire in tutta la sua potenza e purezza che, a dire il vero, non ha perso nonostante gli anni. Idem dicasi per "Angel fire" e "Loser" (anche se l'intro di quest'ultima mi ha ricordato impietosamente Bon Jovi).  In mezzo a queste, una manciata di pezzi nor flesh nor fish (come direbbe qualcuno); il singolo radiofonico "Ordinary day" che ha la caratteristica di non farti venire per niente voglia di procurarti l'album, credo caso più unico che raro nel mercato musicale contemporaneo; e alcuni autentici insulti alle orecchie del pubblico come le inascoltabili "Black widow" e "Human spirit". L'àncora di salvezza di questo album resta la voce di Dolores O'Riordan, uguale a se stessa eppure sempre diversa, capace da sola di emozionare anche se cantasse "Nella vecchia fattoria". La sua voce può, a seconda dei casi, enfatizzare oppure smorzare, diventare rimprovero oppure promessa ed è a questo "strumento" che sembra ci si appigli per supplire alle carenze di quest'album. Nato da una gestazione lunghissima (quattro anni dopo il tristissimo greatest hits dei Crans), tuttavia sembra ancora suonare come "incompleto". Non si capiscono, infatti, le vere intenzioni dell'artista. Voleva forse riproporre l'antico stile che, a ben guardare, era più suo che degli altri membri della band? Ha toppato, forse avendo "dimenticato" la formula per produrre i gioielli di cui dicevo prima. Voleva invece innovarsi, dimostrando che si può sopravvivere al successo dei Cranberries e sviluppare un proprio progetto che non risenta di quella eco? Non ci siamo, questo suono è troppo a mezza strada, troppo pieno di citazioni per suonare diverso.  Non affondo completamente questo lavoro nel mio giudizio solo perchè sono contenta di tornare a sentire questa voce che si porta dietro le mie migliori emozioni e i miei ricordi più belli, ma qualcosa di più andava fatto. E intanto quegli altri irlandesi lì, alla faccia delle discoteche, dei tour megastellari, delle finestre nel cielo e delle tempeste elettriche... stanno a guardare dall'alto. Molto, molto più in alto.

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