Che sorpresa constatare che degli Appleseed Cast non compare ancora nulla.
Felice di pronunciarmi per primo, un po' dispiaciuto perchè meriterebbero una visibilità più ampia. Lo stesso amico a cui diedi una pacca sulla spalla per avermi portato a vedere gli Uzi & Ari mi passò qualche annetto fa un cd dal titolo decisamente particolare: "Low level Owl Volume 2". Artisti in questione "The Appleseed Cast".

Ricordo ancora oggi dopo tanto tempo la mia espressione al primo ascolto, quella di quando (ad esempio) vedi un dipinto che ti affascina ma devi prenderti il tempo necessario per metabolizzarlo. La prima cosa che mi è passata per la testa riguardava i suoni. Atipici, sottili, in certi frangenti di cartone, in altri morbidi (ma in quei casi è la melodia ad ammorbidirli), su frequenze quasi esclusivamente medio/alte. Quello che di primo acchito mi è parso bizzarro poi si è rivelata una delle forze del lavoro, ovvero la produzione a supporto di un album a tratti "concept", in altri ben sezionato.
Qua si parla di canzoni smembrate della loro essenza, la forma canzone riveduta e "corretta" per viaggiare su binari definiti già al tempo "post rock". Il disco si adagia celeste (associo sempre i colori alle canzoni) nelle mie orecchie tenendomi curioso e impaziente.
Il primo pezzo (una intro) apre le danze acide in lenta progressione, lasciando poi a "Strings" il compito di svelare all'ascoltatore parte della notevole ispirazione che il gruppo ha avuto per partorire un lavoro così. "Strings" per quasi quattro minuti è un carillon psichedelico che porta l'ascoltatore a sperare che qualcosa cambi prima o poi, e a canzone assimilata comprendo che il tutto ha un senso, e come se lo ha. Lasciamo che gli Appleseed Cast si facciano conoscere per quello che sono. Lasciamo poi che "A Place In Line" ci faccia sorridere per quanto è solare nella sua teca di vetro con appiccicato sopra un adesivo dei Pink Floyd (coro finale del pezzo per capire).
Io sto dondolando ora che scrivo con in cuffia il brano in questione...
Seguono un altro paio di minuti di abbandono degli strumenti canonici per lasciare la voce pacata di Christopher Crisci leggera su un organo, una sorta di ponte tra due dei pezzi migliori del disco. Arriva "Rooms And Gardens", capolavoro di dinamiche, suoni (ma sono gli stessi che si porta dietro l'intero lavoro della band americana) melodia e intensità pur viaggiano su poche tonalità. Un'apertura finale che ti fa viaggiare e ti ipnotizza anche senza aver davanti la grafica in acido di Windows media player.

Altro pezzo ridondante "Ring Out The Warning Bell" (agli Appleseed Cast deve piacere da matti far spazientire chi li ascolta, ma lo dico in buona fede) che per metà ti può infastidire, poi ti accarezza quasi chiedendo scusa.
"Sunset Drama King" è un altro di quei passaggi che rendono questo "Low Lelev Owl Volume 2" un lavoro importante (non dico capolavoro perchè su dodici tracce alla lunga possono stancare i freni a mano tirati da quei 4 o 5 pezzi che riportano il clima a ristagnare sull'acidognolo, ma qua si parla di gusti ...e il prodotto potrebbe ricevere opposto parere da un fan del genere). "Decline" e "Reaction" completano il quadro dei momenti più accessibili, rimanendo comunque fedeli alla matrice de-strutturata di ogni brano dell'album.

Se vi piacciono le strade più pulite dei Mogwai, se vi garbano i sentieri alla Sunny Day Real Estate e se non disdegnate un piccolo ma significativo viaggetto in qualche campo PinkFloydiano (con tanto di alberello potato da Edward Mani di forbice) fate in modo di passeggiare ogni tanto nell'orticello degli Appleseed Cast.

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