Nel 1988 gli originari Soundgarden (Hiro Yamamoto, Kim Thayil, Matt Cameron e Chris Cornell) sono quattro studenti universitari con all'attivo già un singolo e due EP. Il loro sound è ancora in fase di rodaggio ma colpisce comunque la storica SST, la quale li mette sotto contratto.

Ai quattro giovanotti piacciono molto i Led Zeppelin e i Black Sabbath e questo cd non ne fa certo segreto. Dei primi esaltano la verve chitarristica e il blues-elettrico, dei secondi la tenebrosa capacità di creare ritmi da marcia funebre carichi di pathos. Non solo. In più di una traccia il giovane Cornell dà l'impressione di voler emulare il mito Ozzy (sentire per credere "All Your Lies", "Beyond The Wheel", "Mood For Trouble"). Certo è che, volente o nolente, a tratti l'imitazione sfocia in una scimmiottatura. La tesi della "presa in giro" è sostenuta ulteriormente dai contenuti dei testi. "665" e "667" sono vere e proprie parodie, che schivano volutamente il numero sacro a Belzebù ed evitano di presentarci l'inferno come luogo terrificante, optando per un'immagine più marciscente e decadente, quasi ridicola. Le stesse "Beyond The Wheel" e "Circle Of Power" (dal ritmo frenetico) vanno rilette sotto quest'ottica.

Dissacrare i temi tanto cari alla scuola heavy-metal (satana, la morte, l'occulto), ritenuti puerili, forse demodè, utilizando uno stile musicale che attinge a piene mani dall'heavy: questo è uno dei principali obiettivi dei giovani Soundgarden. Ma non l'unico. I componenti del gruppo mostrano tutta la loro tecnica anche in lenti blues psichedelici come "Smokestack Lightning" e "Incessant Mace". Cornell si dimostra estremamente versartile, passando da interpretazioni catartiche a insensate urla pseudo-demoniache, da falsetti in stile Robert Plant (a volte insopportabili o prolissi) a piacevoli ballate. E' evidente una certa mancanza di misura, giustificabile con l'acerbità artistica del cantante. Chi non pecca di scontatezza è il bassista Hiro Yamamoto il quale sfodera prestazioni eccellenti in ogni pezzo (il vertice è la viscerale "Flower", la mia preferita). Un grande pregio della sezione ritmica è di saper ricreare con suoni duri atmosfere ossessionate, mai claustrofobiche, nei pezzi più veloci (un esempio è "Nazi Driver") e allo stesso tempo il saper dare originalità ai pezzi più lenti (vedi la estenuante "Incessant Mace"). La chitarra di Kim Thayil è già la "chitarra pazza" dei Soundgarden più noti, capace di estemporanee e creative incursioni. Il risultato finale è un sound originale che si fa apprezzare, che non lesina neanche sul fronte della sperimentazione (vedi "He Didn't").

Un album ed un gruppo che dimostrano quanto fosse ampia e variegata la gamma di sonorità della scena Grunge.

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