I Viking, thrash metal band provenienti dalla California, appartengono alla lunga schiera di gruppi cloni degli Slayer. "Hell Awaits" e "Reign In Blood" sono le loro bibbie, i loro altars of madness, le orme da seguire. Cercano di ricreare il sound slayeriano, fatto di composizioni brevi e dirette, estremizzando la velocità ed il muro sonoro già mostrato da Araya e soci già tra i solchi di "Show No Mercy" (i primi secondi di "Evil Has No Boundaries"). La limitata capacità compositiva dei quattro discepoli, associata alla fretta deletaria, conduce l'ispirazione in casa di riposo. Basti pensare alla partenza della title track presa in prestito da "Praise Of Death". Troppa stizza, non addomesticata a dovere, simile ad un mustang irrequieto che disarciona ogni cowboy che infesta i suoi paraggi.

Pubblicano il demotape "Do Or Die" nel 1986, contenente tre canzoni che finiranno nell'album d'esordio, ma al microfono troviamo un certo Tony Spider eclissatosi poi alla svelta. I Viking rimangono in quattro, con Ron e Brett Eriksen alle chitarre, Matt Jordan ai tamburi e James Lareau al basso. Ron e Brett Eriksen non sono fratelli come ho sempre creduto, e come riporta l'Enciclopedia Hard & Heavy (Arcana Editrice): i veri nomi sono Ron Daniel e Brett Sarachek. Nonostante le titubanze iniziali Ron conquista il microfono, spinto dall'entusiasmo dei compagni, pur essendo consapevole che la band necessiterebbe di un vero cantante. Frattanto i californiani vedono sfilare davanti a sè i capisaldi slayeriani e ne rimangono così ammaliati da tentare di riproporne una fotocopia con l'album d'esordio "Do Or Die" (febbraio 1988), prodotto da loro stessi malamente malgrado l'assistenza di Brian Slagel (boss della Metal Blade). Il sound della batteria risulta assordante e monotono. Il drummer Matt Jordan tiene costantemente premuto il piede sull'acceleratore, probabilmente infatuato dall'ascolto di "Pleasure To Kill" dei Kreator, mentre Ron Eriksen ruglia obtorto collo, risultando persino convincente nell'opener "Warlord", dal muro sonico turpe ma non eccitante, poichè i riff appaiono assai carenti, mentre il mixaggio approssimativo non sottolinea appieno le trame sonore. Fumettistica la front cover dell'album nella sua terrificante sacta semplicitas, che vede i Normanni in battaglia, come avviene nell'episodio di Tex "Ombre dal Passato" . Ma non è finita. I testi ripercorrono lo stile di vita dei Vichinghi con "Valhalla" (ma già ne hanno parlato gli Zeppelin con "Immigrant Song"):

"...Andiamo al Valhalla -la terra promessa/Dove ogni arma brilla come perla/la battaglia infuria notte e giorno/Combattere senza fine - il sogno del vichingo/Finalmente arriviamo a vedere almeno- la terra della libertà/Valhalla-Valhalla-Valhalla...".

"Berserker" (nome anche del wrestler che ingaggerà un feud con Undertaker) è l'incarnazione della furia vichinga, il combattente imbattibile:

"...nel mare dell'odio/Ogni terra dovrà aspettare le vittime/il berserker ti conquisterà...".

Guerra ("Militia Of Death"), furore e botte da orbi ("Hellbound") scortano i testi assieme a vibrazioni screanzate e brulle, dove la batteria sembra mazzuolata con uno scarpone, mentre la sinfonia delle asce assomiglia ad una trebbiatrice ingolfata che l'operatore, sudato ed impaziente, tenta riavviare come può sotto la canicola. Dopo circa mezz'ora di imprecazioni, in un qualsiasi vernacolo, il veicolo riparte. E se qualcuno avesse catturato l'audio di questo palcoscenico, avrebbe potuto utulizzarlo per creare qualche outtake da coltivare in quest'album. La differenza non si sarebbe notata. Assoli in società a responsabilità limitata tra Ron e Brett, ben strizzati e shakerati, completano il parapiglia sonico, mentre il bassista James Lareau si sente e non si sente (come i fogli di carta che tagliano le dita), ma firma altresì qualche testo e riesce a contribuire all'intro omogeneizzato di "Killer Unleashed".

Il gruppo, assieme ai Sacrifice canadesi, riesponeva troppo pedestremente l'intreccio crato dai quattro assassini californiani: a tutta birra, si rallenta e si riparte. Il tutto ormai ampiamente sfruttato. Ed intanto gli Slayer pubblicano "South Of Heaven". Chissà cosa avranno pensato i Viking, come si saranno sentiti all'ascolto dell'immortale "South Of Heaven", specialmente il povero Matt Jordan di fronte alla doppia cassa di "Silent Scream", oppure il futuro Dark Angel Brett Eriksen all'ascolto dell'assolo distorto ed evocativo di "Live Undead".

La storia finirà male ma l'album successivo "Man Of Straw" tapperà la bocca a molti. Ron Eriksen riscrive tutti i testi di quell'album dopo essersi convertito al Cristianesimo, portando con sè nel cammino di redenzione anche Matt Jordan (autore del logo Viking). La band si scioglierà dal momento che i due redenti rifiutano di andare in tour e Brett Eriksen entra nei Dark Angel. Hosanna in Excelsis.

Carico i commenti... con calma