Cinque pazzi ragazzi! Cinque pazzi! Dalla capitale americana della gomma, ladies and gentlemen...i Devo! composti da i gemelli Bob e Jerry Casale (rispettivamente chitarra e basso), i fratelli Bob e Mark Motherbaugh (voce e tastiere) ed Alan Myers (batteria), esordiscono nel 1978, prodotti dal solito "ci sto sempre io" Brian Eno, con un album incredibile, innovativo, pregno di carattere Krafterkiano, con un gusto per il garage rock. Synth disturbanti in contrasto ritmicamente con gli strumenti acustici, e mai come banale sottofondo; cantato nervoso a scatti, colleghi di David Byrne, e tanta ma tanta ironia e demenzialità, che emerge soprattutto negli incredibili testi e nei live, in cui i nostri eroi, si mostravano con tute gialle e occhiali antiradiazioni, suonando strumenti modificati e da un design spaziale.

Prima di arrivare a questo disco, i Devo impostarono la loro immagine, e la loro teoria, purtroppo veritiera.
"La De-evoluzione" che non è la devolution di Bossi, ma la filosofia secondo la quale "la specie umana stia mutando per adattarsi all'ambiente tecnologico. De-evoluzione è allora la scomparsa delle emozioni, è l'affermarsi di una mediocrità uniforme in cui l'individuo è soltanto un numero, è la progressiva cieca fiducia nella macchina- risolutrice d'ogni problema (fino al punto in cui il rapporto servo/padrone si fa ambiguo e indefinibile), è la coscienza di non avere nulla da temere dalla tecnologia" (Piero Scaruffi).
Da allora scoppiò la moda del cantato e delle movenze da robot, influenzando artisti anche italiani come Alberto Camerini (rock n'roll robot).

Q: Are we not men? A: We are Devo!, parte con "Uncontrollable urge", un punk-rock che prenderebbe a calci gente come Offspring e compagnia bella. Si prosegue con la fantastica cover ultramodificata di "(I can't get no) Satisfaction" dei Rolling Stones, riconoscibile solo dal testo, e "Praying heads". Ritmi spezzati e synth dissonanti, come in "Space Junk". I due brani che affermano positivamente il disco sono "Mongoloid" (mongoloid he was a mongoloid happier than you and me), giro di basso devastante e strumenti inseguitori, e "Jocko homo" manifesto dei Devo, in cui oltre a citare nelle liriche il titolo dell'album, si espone la teoria della "De-evoluzione". Brano quest'ultimo, dall'arrangiamento robotico, con un variazione fuori di testa nel finale, in cui synth, basso, chitarre e batteria si alternano, creando un atmosfera inquietante e ossessiva. I restanti brani sono una sintesi delle caratteristiche pocanzi elencate, dove bisogna citare l'ossessiva ed emozionante "Gut feeling (Slap your mummy)", dove un arpeggio ripetuto all'infinito sviluppa una corsa strumentale magnifica, conclusa da un finale sonico e disturbante.

Questo è il capolavoro dei Devo, dove gli aggettivi si sprecano per poterlo definire. Un pugno in faccia alla standardizzazione compositiva, al prog, agli assoli, e alla melodia fine a se stessa. I padri della multimedialità musicale. Strano si, ma facilmente memorizzabile. Io preferisco sinceramente il loro successivo album "Duty now for the future" in cui si tolse dalle palle Brian Eno, per costituire un secondo disco, dove il sound robotico e spigoloso, e la commistione rock'n roll/elettronica, diventa la massima espressione. Ma la copertina e la musica di questa geniale opera è storia e quindi importanza. La parola "consiglio" è superflua. 5/5 meritati!

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