Plastikman è solamente uno dei tanti pseudonimi di Richie Hawtin, il padre della Techno Europea. Plastikman è probabilmente il monicker con il quale il Dj inglese ha sperimentato maggiormente ed ha creato le sue opere migliori. Fà molto triste ascoltare questo album e pensare il degrado in progress nella carriera di Hawtin, ormai ridottosi a scimmiottare i vari producer Pseudo Techno di questo scorcio di millennio. Ma non è di questo che vogliamo parlare vero?

Ed allora parliamo di questo "Artifakts (BC)", il lavoro probabilmente più complesso ed oscuro della sua carriera. Di brani ne abbiamo sette, di minuti settanta due. E già da questo si può intuire che il prodotto in questione è tutt'altro che easy listening o in linea con gli standard della Techno dell'epoca. Infatti se in altri lidi si preferiva ancorare verso bpm alti e molta facilità di ascolto, qui le intenzioni sono tutt'altre. Hawtin si diverte a giocare con beat Ambient Techno, atmosfere pacate e bpm bassi. Và ricordato che questo lavoro, nonostante sia uscito nel 1998, contiene tutti brani realizzati ed abbandonati nel passato recente (dovevano finire sul desaparecido "Klinik"). Ma veniamo al lavoro in sè.

L'apertura dell'album è affidata a tre brani slow tempo - "Korridor", "Psyk", "Pakard" - che vantano bene o male la stessa struttura compositiva, e godono di dilatazioni sonore notevoli (ascoltare i beat lisergici i "Psyk"). Tra le tre quella che si eleva è proprio "Pakard", dodici minuti da trip con uno dei beat migliori che siano mai stati composti in ambito Ambient Techno. L'ascoltatore viene tratto in inganno da questo incipit quasi suadente, oscuro ma pacato, poichè a rompere la quiete arriva "Hypokondriak", uno dei pezzi più malati dell'intera storia di Hawtin. Brano interamente fondato sull'essenza di un beat ossessivo ed incalzante, ripetuto fino allo stremo. Quasi un voler rinnegare tutto ciò che è stato detto nei primi venticinque minuti. La tempesta dopo la quiete. "Rekall" abbassa di nuovo il tiro, risultando comunque meno lenta del trittico d'apertura, con un tiro avvolgente e delle bassline piacevoli. Sicuramente sul podio dei migliori brani per quanto riguarda quest'album. "Skizofrenik" và un pò a ripescare ciò che è stato già detto in "Hyopkondriak", con un beat che sembra voler esplodere da un momento all'altro. Tutti temiamo una sua esplosione. Invece nulla cambia ed il brano rimane così statico, risultando fose l'episodio meno riuscito del lotto (che poi significa comunque essere dieci anni avanti al 70% dei produttori dell'epoca). Chiude il tutto "Are Friends Electrik/Lodgikal Nonsense" che riassume un pò quanto visto in tutto l'album, mantenendo comunque una velocità superiore ai momenti più Ambient di questo lavoro. Bellissimo il finale con la dissolvenza graduale di velocità che dà il via ad un break con uno dei beat migliori sentiti finora. Sarà proprio questo beat a chiudere l'opera (se non si considera il finale di traccia composto da voci abbastanza sconnesse, andando a motivare quel "Lodgikal Nonsense" che campeggia come secondo titolo del brano). E quale chiusura migliore.

In ambito Ambient Techno pochi sono riusciti ad arrivare a questi livelli, e tutt'ora ascoltare un album del genere risulta un'esperienza fin troppo avanti per gli standard di una scena oramai latente. Meno bpm ma più qualità: è questa la lezione che dovrebbe imparare il Richie Hawtin attuale. O forse tutti i raver kids di oggi. Motivo in più per riesumare questa pietra miliare.

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