Danimarca... Forse la regione meno considerata della Scandinavia, vuoi per le poche uscite discografiche di rilievo, vuoi per i pochissimi gruppi in grado di esportare qualcosa di decente all'estero (vedi Hatesphere). Nonostante ciò, ogni tanto capita di imbattersi in quelli che possono essere definiti degli autentici miracoli. Non capolavori, sia ben chiaro, ma delle gemme, delle piccole gemme capaci di far sussultare i più curiosi ed intransigenti appassionati di quel black metal puro e genuino perdutosi negli anni.

Syberia, primo lavoro della one-man band danese Vhernen, rientra fra quelle piccole gemme. Purtroppo è un lavoro difficilmente reperibile, dato che dopo una prima stampa autoprodotta, è stato ristampato dall'italiana Eerie Art Records in sole cinquecento copie.

Vhernen descrive la Siberia attraverso un linguaggio musicale apparentemente semplice, ma che si rivela particolarmente elaborato: ciò che colpisce è la totale assenza degli strumenti tradizionalmente usati (chitarra e basso) a favore di violoncelli elettrici (!!!), drum machine e tastiere. Il risultato è indefinibile, un fiume in piena di note e suoni, strati e strati di tastiere mescolate con violoncelli... Ma soprattutto un'atmosfera veramente gelida, che ho riscontrato solamente in gruppi come Velvet Cocoon e Dark Space, capace di trasportare l'ascoltatore in uno stato di trance ipnotica. La sola title track basterebbe a riassumere il tutto, con quello strano riverbero iniziale che accompagna l'intera canzone, la drum machine sempre su ritmi sostenuti e lo stacco ambient a metà... "Tundrha" viaggia per tutta la sua durata su tempi veloci, sempre sostenuta dai "riverberi" e dal muro di suono dell'insieme, prima di sfociare nel finale ambient. Dopo "Numb", pezzo ambient abbastanza piatto, è la conclusiva "Funeral Aurora" a concludere in bellezza con i suoi toni morbidi e corposi, la drum machine a scandire il mid tempo e gli archi nella sezione finale a concludere degnamente l'opera.

Una menzione particolare va alla prova dietro al microfono di Vhernen: uno stile difficilmente riscontrabile nel (troppe volte) statico mondo del black metal. Non ci sono grida lancinanti nè growl disumani nello stile di Vhernen, solo sussurri e voci aspirate, come a non voler "rubare" la scena alla vera protagonista, la musica. Una musica, uno stile capace come pochi non solo di descrivere, ma anche di trasportare la mente altrove, verso posti lontani...

L'Ep finisce qui, quattro canzoni per venti minuti di pura emozione . Non troppi, non pochi, semplicemente perfetti. Astenersi perditempo.

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