Non ho mai pensato che i Festival siano il migliore modo per alcuni artisti di rappresentare la propria arte. Ancor peggio se l'ingresso è gratuito. Attira persone che ci vengono più per curiosità, sono generalmente distratte e distraggono con il brusio chi invece ha magari atteso quell'evento da settimane. Sono convinto che ci siano ormai troppe fonti gratuite per approcciare la musica, conoscerla e che questa gratuità tenda inesorabilmente livellare verso il basso con uno spirito di falsa democrazia della diffusione. La scelta é democratica quando ha un minimo fee di ingresso magari simbolico o libero. Dico questo, perchè ho avuto modo di sentire commenti gratuiti circa il ricorso ad una scelta quasi misericordiosa in questi anni adottata dal direttore artistico a favore di mostri sacri, ma secondo questi "morti viventi" quali Iggy Pop, Lou Reed ed ora Nick Cave.

E' un punto di vista interessante che merita approfondimento.

Dopo un'apertura da parte di St. Vincent veramente molto interessante e convincente che riesce a catturare l'attenzione di tutti, arrivano loro i Bad Seeds.

Formazione totalmente rimaneggiata con inserimento dei Grindermen di cui Warren Ellis sostituisce di fatto Blixa Bargeld senza farlo rimpiangere ed Ed Kuepper ex The Saints alla chitarra al posto di Mick Harvey ed infine Jim Sclavonus ex Cramps che aiuta a dare quel tiro stoner al tutto.

Il fatto maggiormente sorprendente è la presenza della doppia batteria che darà poi l'impronta musicale all'intero concerto. Lui è davvero cool. Tagliati i baffetti che gli avevano dato un look rock n roll, ritorna il viso duro, le sopraciglia foltissime, i capelli lunghi e brillantati con la classica camicia a righe aperta e immagine generale vagamente western. La mia amica che mi accompagna ha la prima espressione astante: "ma che figo che è!". Non posso darle torto, soprattutto perché, in qualche modo, è un sopravissuto.

Parte la macchina dei cavernicoli Grindermen. Ben presto si arriva a "Deanna" uno dei pochi salti nel passato più' profondo, ma è con "Dig, Lazarus, Dig" che i Bad Seeds escono fuori con un sound mozzafiato. La ritmica è decisamente favolosa! Nick si esalta da subito, si dona al pubblico, mai un ammiccamento per puro mestiere. Una mimica facciale che lascia pochissimo spazio ai sorrisi, qualche battuta: "thank you or fuck you?" Il pubblico risponde thank you e lui thank you too. Siparietto simpatico. Sarebbe potuto cadere nelle ballate, ma a parte pochi casi come "Love Letter" predilige una track list più aggressiva, ma non senza attingere troppo al passato più remoto come "Your Funeral My Trial" . Sono "Mercy Seat", "The Weeping Song" i richiami principi, ma non posso non pensare che questo gruppo potrebbe proporre anche una versione malata di "Jack The Ripper" stile The Horrors o qualche pezzo alla Birthday Party.

Bellissimo concerto: intenso, generoso, mai scontato, ma che potrebbe essere diverso ogni sera, perchè attingere dalla storia di un artista come Nick Cave è troppo facile: è come stare nel paese di Bengodi. C'è solo l'imbarazzo della scelta.

E ritornando all'inizio, la risposta diventa anch'essa semplice. Un mostro sacro diventa vecchio, quando non ha più nulla da dire e diventa il clone di sè stesso. Non è davvero il caso di Nick Cave.

Ritorniamo a casa esaltati da una notte straordinaria. Tutto perfetto.

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