Sananda fa post-millenium rock... e per chi non sa di cosa parlo faccio un passettino indietro: qualche tempo fa il celebre musicista Terence Trent d'Ardby cambiò il proprio nome in Sananda Maitreya per celebrare l'esperienza di un rinnovamento spirituale. Cambio di spirito, cambio di identità e cambio di vita artistica: ora Sananda è un musicista indipendente che scrive, produce e pubblica la sua musica (su internet) senza i filtri dell'industria a stabilire ciò che è vendibile e ciò che non lo è.


L'idea di un post-millenium rock nasce dalla convinzione che dopo aver provato tutto ciò che la produzione professionale può offrire non si può che tornare all'essenza del suono vecchio rock, così come esce dagli amplificatori. La voce soul di Sananda, dolce o grintosa a seconda delle esigenze, costituisce il valore aggiunto: il rassicurante e riconoscibile elemento conduttore dei 23 brani di "Nigor Mortis". Un disco "lungo", segno che la politica del "non si butta via niente" è ancora in atto e non vedo perchè non dovrebbe esserlo visti gli intenti di trasparenza e integrità di questo nuovo corso artistico del musicista. Posizione discutibile ma indubbiamente coraggiosa e, in effetti, non c'è un brano su questo disco che possa definirsi meno che valido dopo un ragionevole numero di ascolti. Ecco, perchè se c'è qualcosa di immediatamente ostico e ruvido, specie se proprio non si riescono ad escludere gli echi del melodico Terence dalla propria percezione, è nell'inevitabile sensazione di ripetitività che un suono rock "natural", con pochissimi colori aggiunti e una produzione essenziale tende ad indurre. Posso però garantire che una volta superato questo ostacolo ci si ritrova con queste canzoni impresse da qualche parte nella testa, che riaffiorano spontaneamente di quando in quando.

 L'ibridazione - carta giocata da Sananda sin dagli esordi - è ancora qui, non così evidente per scelte di arrangiamento, e la velleità di un soul rock a-la-Sananda Maitreya riesce a concretizzarsi in "Nigor Mortis" forse meglio di quanto non fosse avvenuto nel precedente "Angels & Vampires". La gioviale leggerezza di "With A Girl Like You" o "Cowboys And Injuries", la visceralità di "I Never Knew How Much", il groove di "Superstar", i ritornelli indelebili di "Free Me" o "I Don't Give A Fuck About You" sono solo alcuni esempi di un album ricco di idee e permeato di entusiasmo. Ascolto sempre volentieri brani come "Mrs. Gupta" e "Where Did The Money Go?" per la loro piacevole stranezza e quando dalle note di "At The Crossroads" o "This Town" riaffiorano gli echi dell'eclettico ragazzo con le treccine non riesco a trattenere un sorriso.

Per concludere, promuovo a pieni voti "Nigor Mortis". Sananda Maitreya è uno di quelli bravi: scrive, canta e suona tutti i suoi pezzi e ha talento da vendere - inutile dire quanto questa qualità stia diventando rara, purtroppo anche nell'Indie rock.

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