Piove. Due passi è la distanza che mi separa dalla macchina appena chiusa, ma le scarpe si vestono subito di fango: è una piacevole sensazione quella di camminare su un immenso pezzo di burro. Il terreno, sotto i miei piedi, è indeciso sul da farsi: tenermi su oppure cedere di schianto? Le orme profonde che si formano ben presto vengono riempite da rivoli d’acqua. Non fa freddo, la bruma si è impossessata delle colline e data l’assenza di vento non sembra volerne sapere di muoversi. Non mi curo della pioggia: è leggerissima e quasi piacevole al contatto. Tengo in mano la macchina fotografica e inforco un sentiero con passo lento. Alla ricerca di uno scatto che possa immortalare l’autunno e l‘imminente passaggio di testimone con il precoce inverno. Mi accuccio e zoomo su foglie rosse attorcigliate sull’erba. Clic. Le nuvole basse che inghiottono la valle. Clic. Un verme che scava. Mitraglio con mano ferma i castagni. Ed eccola lassù, la prima timida neve di bassa quota.

Rimetto in ordine le foto con una tazza fumante a portata di mano: uno sguardo fugace per decidere la loro morte (cestino) o vita (lavorarle meticolosamente). Mi metto sul letto e mentre ascolto la pioggia, battere sulle tegole del tetto con rinnovato vigore, ascolto un cd. Oggi è stata una giornata piacevolmente lenta, assaporata con flemma e senza apprensioni. Decido di far entrare la voce dell’ex tastierista dei Thin Lizzy Darren Wharton. Atmosfere riflessive, rilassanti permeano questo progressive rock nel quale chitarre acutistiche ed elettriche si mescolano in un sound melodico, mai troppo esuberante, in simbiosi con una sezione ritmica che raramente accelera. Sapiente voce ruvida capace di appoggiarsi ai ricami delle sei corde per melodie mature e dalle tinte ora melanconiche ed ora più gaie in fase di assolo. Brevi intermezzi acustici dal pregno sapore celtico arricchiscono brani di sicura presa.

Come avrete capito in questa fotografia non ho usato lo zoom. Non mi sono curato dei particolari, perché “Arc Of The Damn“ non è un lavoro che si possa definire eterogeneo. Darren e la sua band cantano e suonano musica dai contorni ben definiti; un orecchio poco allenato potrebbe sentire una grande somiglianza dei pezzi, quasi si trattasse di un unico grande continuum sonoro.

Ascolto e sento i battiti del cuore rallentare, mi rilasso completamente e chiudo gli occhi mentro affondo nel piumone. Il tapping di Dews è pioggia fine che pulisce l’atmosfera del mid tempo d’attesa "Dublin". La batteria aumenta in maniera impercettibile il ritmo e si materializza un pezzo allegro, accogliente, "Shelter In The Storm", sul quale è piacevole lasciarsi andare. Sembra di essere ai tempi del campeggio quando, di fronte ad un fuoco scoppiettante ogni stronzata detta diventata marmellata da spalmare su pane caldo. Darren aumenta il tono della sua voce, le chitarre prendono forza, nella promessa "I Will Return" e ci crediamo davvero quando osserviamo basiti il crescendo esuberante. Si scende di tono nella triste "When". Rasoiate elettriche, prendono di mira le fondamenta di un castello di carta che quasi non tenta difesa. Momenti di attesa, esuberanza, malinconia si intrecciano per 60 minuti di musica etnica/rock suonata in modo davvero impeccabile e che lascia un segno e non ti fa sentire il bisogno di scegliere le canzoni, ma lasciare che il cd muoia in modo naturale con l’ultimo sospiro di Darren.

Per anni ho creduto che i dischi, per rimanere nella memoria, dovessero essere suonati con estrema forza e fisicità; che gli strumenti, semi-distrutti, alla fine del lavoro non potessero far altro che cadere sfiniti: come un maratoneta appena raggiunto il traguardo. Sto scoprendo un nuovo mondo sonoro, più lento. La musica oliata alla perfezione scivola via senza fatica nelle mie orecchie e ci rimane incastrata. Sembra un rovescio ad una mano di Federer. Classe.

N.B. Di rara fattura "The Flame", cover dei Cheap Trick arrangiata in modo sapiente, ma la versione di "Emerald" dei Thin Lizzy di Darren assume i connotati di uno di quei pezzi da tramandare ai posteri; immune agli ascolti ripetuti con quell‘assolo-cascata in contrasto con l‘acustica ed il sound celtico. Non si vorrebbe avesse mai fine.

Ve le vorrei graffiare sullo schermo, per farle restare, queste 5 stelle.

ilfreddo 

TRACKLIST

  1. "Dublin"
  2. "Shelter In The Storm"
  3. "Follow The River"
  4. "King Of Spades"
  5. "I Will Return"
  6. "Emerald"
  7. "When"
  8. "The Flame"
  9. "Still Waiting"
  10. "Kiss The Rain"
  11. "Remember"
  12. "Circles"
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