Non si giudica un libro dalla copertina. Detto vecchio come il mondo. Eppure, spesso, le frasi fatte sono una delle poche cose a cui ci si può aggrappare. Perchè alla fine, a essere sinceri, han sempre ragione loro (non per essere reazionari, eh...). E la "copertina" che ti inzeppa di pregiudizi, in questo caso, è la massa di notizie che circondano i B&S da un po' di tempo a questa parte, sono tutti quegli indizi che arrivano a farti pensare: "Questo non sarà un bel disco". Le premesse negative, quindi, sono molte. La "copertina" infingarda ha molte facce.

Ha la faccia di Storytelling, il precedente album dei B&S, che di certo non aveva brillato granchè, forse a causa della forma Suondtrack, esperienza nuova per i ragazzi; e già che ci siamo anche la faccia di Fold Your Hands Child You Walk Like A Peasant l'album ancora prima, che mostrava già qualche cedimento nella perfetta e collaudatissima macchina musicale del gruppo. Ha la faccia dell'abbandono di Isobel Campbell, membro storico, voce di tante delle piccole perle del passato, da It Is Wicked Not To Care? A Family Tree. Ha la faccia decisamente inquietante di Trevor Horn, colui che produsse i Frankie Goes To Hollywood e gli Yes, ok, ma anche il mefistofelico burattinaio dietro quell'idrovora Pop che sono le due plastico-lesbiche T.A.T.U. Ha la faccia, finalmente, effettivamente, della copertina. Niente di atroce, intendiamoci, anzi. La solita bella copertina monocromatica à là B&S, con una carina e malinconica ragazza [la cameriera catastrofe del titolo] che regala un mesto sguardo all'obiettivo, e quindi a noi. Ma è il fatto che sia la "solita" cha da un cattivo presagio.
I ragazzi di Glasgow continuano la discesa della china, accompagnati per di più dalle orrende tastiere anni '80 di Horn?

Non si giudica un disco dalla copertina, dicevamo.
E infatti.
Metti il cd nel lettore e succede il miracolo.

Li riconosci, sono sempre loro, alla fine. Ma c'è qualcosa di diverso. Sono cambiati, e parecchio.
O forse sono solo gli arrangiamenti, briosi e vivaci. Step Into My Office, Baby ha la vivacità del Pop degli anni '60.
Che strano, assomigliano tanto ai Beatles di Sgt. Peppers. Il paragone è pesante, certo, però non ci posso fare nulla se me li ricordano. E ti passano veloci Dear Catastrophe Caitress e If She Wants Me con quell'organo pazzesco. Ed è a metà di quest'ultima che ti fermi un attimo, e ti tornano in mente tutte quelle cose di prima ma soprattutto ti ritrovi davanti la faccia diabolica di Trevor Horn. Quello delle T.A.T.U. Eppure niente da fare, vai pure a recuperare il libretto e leggi: gli arrangiamenti orchestrali sono suoi [e dei B&S]. Onore al merito e giù il cappello. Nonostante le T.A.T.U. E ti accorgi pure che Isobel manca, vero, ma che comunque Sarah Martin fa la sua parte più che dignitosamente. E dopo questo ti accorgi che Dear Catastrophe Waitress è davvero un bel cd.
E nel frattempo sei solo arrivato alla 6.

Il resto del cd scivola via senza intoppi, con la ballata vecchio stile Lord Anthony, arrangiamenti minimali come facevano un tempo, il Pop mistico-chiassoso con tanto di slide sulla tastiera di If You Find Yourself Caught In Love. E poi i coretti Beach Boys di Roy Walker e la suite di Stay Loose con quel po' di psichedelichia retrò.
Un bel cd, dicevamo. Levigato, pulito. Forse anche troppo. Verrebbe da dire che a volte stucca quasi, ma è un attimo. Se li volete più grezzi (puri?) recuperate i cd vecchi. Questo cd rimane graziosamente in bilico tra passato e presente del gruppo, con ammicanti suggerimenti su quello che sarà il futuro. A vederlo da qui, sembra davvero radioso.

E pensare che rischiavo di farmi fregare dalla copertina...

Carico i commenti... con calma