Tra fazzoletti, mercurio ed aspirine queste duecento pagine mi hanno conquistato. Sarà che non sono avezzo a leggere racconti, ma sono rimasto come un ebete che non capisce una battuta e se ne sta con la bocca aperta presa in prestito da un pesce al mercato. Mi sono ritrovato così a tornare indietro e rileggere i passaggi, per cercare di dare il giusto peso a frasi, parole. Punteggiatura.

Perché questo autore non ci mette i fuochi di artificio, le indicazioni al neon. Gli aiuti e gli inviti a prendere la giusta direzione li nasconde. Li sotterra. Omette tutto quello che non è necessario e così la storia te la scoli di gusto, cazzo se scrive bene, ma il senso e il finale di primo acchito ti sfugge. O meglio, mi è sfuggito.

Tutto quello che ho letto finora ha una cosa in comune. Gode di una partenza ed un arrivo; ogni tanto la conclusione è fragorosa e spumeggiante, altre volte silente e triste nella sua drammaticità, capita pure che sia insulsa e stupida. Non conta. E’ pur sempre un finale, un qualcosa che chiude quanto aperto con la prima pagina. Qui invece per diverse volte ho avuto la sensazione di essere lasciato in mezzo alla strada; come se qualcuno mi avesse dato un bel calcio in culo capace di farmi volare fuori da un autobus in corsa. Con una valigia di polvere in mezzo al deserto.

Dubito fortemente che a distanza di tempo mi ricorderò le trame dei vari racconti. Forse rimarrà quello più violento che parla di uno stupro nato per caso e quello che dà il titolo alla collezione stessa: un trattato di rara dolcezza mista a cinismo sull’amore e sui suoi misteriosi risvolti. Se è certo che le storie se ne andranno è altrettanto sicuro che rimarrà ben impressa la sensazione di aver speso assai bene il mio tempo.

In queste pagine Carver fotografa una manciata di situazioni che potrebbero appartenere al passato o al futuro delle nostre vite. Poco importa se mai le vivremo: è granitico il quadro che costruisce in così poco spazio soppesando con cura maniacale le parole e cucendo un lessico impressionante per il realismo. Non fatto di battute spaccone strappa sorrisi, retorica o volgarità gratuita. Sono dialoghi che, mentre li sfogliamo, ci rendiamo di avere detto o sentito almeno una volta. Non credevo si potesse scrivere così, ma a tratti mi sembrava di stare al cinema e vedere la scena e gli attori muoversi paragrafo dopo paragrafo.

La maggior parte di questa quindicina di racconti eterogenei per lunghezza, intensità e temi, hanno in comune quel volerci fotografare, in modo anomalo, la perdita di equilibrio di una situazione che prima era stabile. La fatidica calma prima della tempesta. La quasi totalità degli autori che ho letto, sintetizzando brutalmente, cazzeggia e temporeggia per esaltare e stupire il lettore nel finale. Carver fa esattamente il contrario. Unico collante tra i titoli in successione la passione per la caccia, l’ossessione per l’alcool. Un’atmosfera insoddisfatta, pesante e triste, permea queste pagine per nulla piacenti ed accomodanti anche nei momenti più allegri, ma dal rarissimo impatto emotivo per una lettura che sfiora il sublime.

Squadrando il retro della copertina, sono venuto a conoscenza del fatto che la versione che ho letto di “Principianti” dovrebbe essere un must in quanto l’edizione originale di 3 decadi fa era stata mutilata dall’editore del periodo che ritenne opportuno modificare, tagliare e snaturare la quasi totalità dei racconti per renderli più fruibili al pubblico.

Mi viene in mente un‘immagine di mia madre. Forse avrebbe voluto fare la professoressa: fatto sta che un giorno la trovo sulla scrivania intenta a correggere la brutta copia della mia tesi. Io mi incazzo, faccio uscire qualche bestemmia dalla bocca, sbatto i piedi, lancio i fogli e chiudo la porta con uno slam fumettistico in quanto le avevo già spiegato che non volevo nessun tipo di aiuto o correzione. Poi leggo e comincio a ridere come un pazzo; scendo le scale e le sussurro, dandole un bacio sul collo, “Mà, di sicuro avrai ragione ma lo sai che tra le altre cose hai sventrato e corretto anche un paio di citazioni?

Sono talmente tanti gli utenti che mi hanno dato consigli di lettura su questo sito che non so più a chi debbano andare i miei ringraziamenti specifici. Sinceramente grato per avermi fatto conoscere questo scrittore. Ma io non sono mica sazio sai? Anzi aprendo l‘avida mano io ti sorrido e ne mendico un altro.

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