"Angles" arriva a ben 5 anni dal sottovalutato "First Impressions Of Earth", e per gli statunitensi The Strokes rappresenta un passo musicalmente molto importante.

Innanzitutto perché questa agognata quarta fatica in studio arriva dopo varie liti interne, un quasi scioglimento, diversi album solisti e chi più ne ha più ne metta (voci riferiscono che ancora oggi la situazione non sia delle migliori), poi perché l'attesa tra fans e semplici curiosi stava aumentando a dismisura.

Come suona, quindi, questo nuovo lavoro? Precisiamo subito che le voci che riferivano di un riavvicinamento alle acclamate sonorità del pluriosannato esordio "Is This It?" sono confermate solo in parte; discorso sicuramente valido nel primo, strepitoso singolo "Under Cover Of Darkness" (uno dei rari casi nei quali il primo estratto è anche la migliore canzone del lotto), o in altre cose come "Taken For A Fool", "Gratisfaction" o la chiusura "Life Is Simple In The Moonlight" (quest'ultima apprezzabile già live prima dell'uscita del disco, ed unica traccia mantenuta dalle fallimentari sessions col produttore Joe Chiccarelli).

In altri casi, la vecchia anima Television oriented della band cozza con elementi sonori inediti e sin'ora mai esplorati da Casablancas e soci; esaustiva in tal senso l'opener "Macchu Picchu", nella quale una linea melodica tipicamente strokesiana si scontra con un tappeto molto eighties; ma anche "Two Kinds Of Happiness", nonostante un refrain frenetico ma comunque nelle corde dei ragazzi, sfodera una strofa dall'incedere insolitamente cupo e martellante (in forte odore di new wave).

In alcuni casi, poi, ci si lascia andare (per quanto una band comunque non esattamente innovativa come gli Strokes possa fare) e i risultati sono incoraggianti; vedi "You're So Right", che veleggia tra i Radiohead di "Street Siprit (Fade Out)" e la new wave di cui sopra,  l'atmosfera da oscuro club di città di "Games" (veramente buona) o il minimalismo di "Call Me Back".

In definitiva un buon ritorno, non ai livelli dell'esordio ormai lontano (e forse nemmeno del lavoro precedente), ma l'interruzione dell'egemonia imposta da Casablancas ha portato comunque una ventata d'aria fresca nella proposta dell'ormai esperta band statunitense.

Bentornati.

Tracce chiave: "Under Cover Of Darkness", "Games", "Call Me Back"

Carico i commenti... con calma