Dopo due grandi album come "In Your Honor" ed "Echoes, Silence, Patience & Grace" ed un best of celebrativo, è giunto il momento di lanciare il settimo album per i Foo Fighters di Dave Grohl, al rientro in scena dopo due anni di assenza.

Vista la positiva esperienza nella lavorazione dei due inediti contenuti nel succitato best, Grohl per prima cosa ha confermato il veterano Butch Vig alla produzione, ed ha ufficializzato (finalmente, c'è da aggiungere) il rientro in formazione del chitarrista Pat Smear, che tanto aveva contribuito a forgiare il sound vincente dei primi album della formazione statunitense.

Visti tutti questi cambiamenti, ci si chiede come suoni questo nuovo "Wasting Light". Beh, rispetto alla pur buona prova precedente, il sound forgiato da Vig per il nuovo lavoro è parecchio più duro, essenziale e diretto; laddove (in "Echoes...") eravamo di fronte ad una partenza lanciata che poi ci portava ad un progressivo approdo verso lidi più riflessivi e compiuti, in questa nuova fatica in studio si mantiene costante una certa aggressività sonora che permea tutto l'album nei suoi quarantasette minuti abbondanti di durata.

Poche infatti le concessioni alla quiete, che si riducono alla bellissima "I Should Have Known" (nostalgica rimpatriata con Krist Novoselic, qui al basso e all'accordion) e ad una "A Matter Of Time" che forse è l'episodio meno convincente dell'intero album.

Per il resto siamo di fronte ad un solido, compatto e per fortuna ispirato lavoro tipicamente "Foo's", sin dalla potente apertura "Bridge Burning". "Rope" è il buon primo singolo, una cavalcata post grunge che Grohl sa ormai scrivere ad occhi chiusi; "Dear Rosemary" (che sarebbe perfetta come secondo singolo) vanta un'altra prestigiosa ospitata, ovvero Bob Mould, che qui se la spassa alle chitarre ed ai backing vocals. "White Limo" è un violentissimo assalto a suon di decibel che rimanda vagamente all'ormai datata escursione di Grohl nel metal con l'ottimo side project Probot (e nello spassoso videoclip, difatti, spunta fuori l'alcolico faccione di Sua Maestà Lemmy). "Arlandria", sin dai live una fans favorite, è un'altra azzeccata melodia.

Ennesima buona prova dei Foo Fighters, ormai un monumento dell'alt rock statunitense e non solo. Ed un plauso sempre più convinto a Dave Grohl; ricostruirsi una verginità dopo un passato così ingombrante e ancora fresco nella memoria dei rockofili di tutto il pianeta non era facile, lui ce l'ha fatta con ironia, carisma e, soprattutto (che poi è quello che più conta), talento.

Back & forth!

Tracce chiave: "Bridge Burning", "Dear Rosemary", "White Limo", "I Should Have Known"

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