Di tale Ozrichiana influenza s’innesta tal complessucolo che pare inutile discuterne in manier siffatte o nuove, ma pur gaudendo di tal smisurato suono di spazial-ethnico-jazzato ho da dirvi che qualcosa in più si puote spendere redarguendo e contenendo un idioma simil- crittografato.

Davvero una bella sorpresa sti hidria, da prendere a grandi dosi se viaggiate assai coi pazzoidi inglesi, Maravishu Orchestra e malatoni vari.

La componente “Finlandia” è rilevante. Più spazio alla melodia e meno all’atmosfera, più spazio ai fraseggi orientaleggianti e al contrappunto groovistico( l’assenza quasi completa di tecnicismi solistici et similar è grandiosa e non si fa sentire proprio) che ai girigogoli strumentali senza ne capo ne coda di tanto prog ’90 e ’00.

Un trip potente proprio.

Ora siamo in una tundra apocalittica al tramonto dell’era giurassica (Kaikados), ora in un pandemonio galattico fra una tempesta di asteroidi (Kaneh Bosm), ora visitiamo la tomba di Cheope in un atmosfera mistica e desolata (jawharp), ora invece vittime di un inseguimento metropolitano tutto luci, sirene che sembrano sopraffarci in una fuga da noi stessi (I-Mantra)

Da ascoltare in cuffia per una mezz’ora abbondante di running campestre o, ancora meglio, in macchina fra litoranee al crepuscolo lussureggianti (quando stagione permette) e superstrade di tornanti tortuosi, ma in ogni caso il consiglio è uno: mai togliere il piede dall’acceleratore!

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