"Vorrei che tu fossi qui": con queste semplici parole i Pink Floyd dedicarono questo capolavoro all'ex-leader Syd Barrett. L'idea di dedicargli un concept vi fu il 9 luglio 1975, quando comparve nello studio Syd, che non fu riconosciuto da nessuno. Wright si sedette vicino a lui e solo dopo molti minuti riconobbe in quella figura ormai grassa e calva il loro amico Syd. Quel giorno David Gilmour si sposava con la sua fidanzata, l'americana Ginger, e invitò Barrett alla festa di matrimonio. Syd andò con i suoi ex compagni, ma dopo un po' scomparve così come era apparso.

Quindi, come avevo promesso all'inizio, vi parlerò di uno dei più grandi album del periodo Waters. Pronti? Allacciate le cinture... si parte!

Nel corso del 1974, i Pink Floyd avevano delineato tre nuove composizioni, "Raving e Drooling", "Gotta Be Crazy" e "Shine On You Crazy Diamond" e le eseguirono in una serie di concerti in Francia e Inghilterra. Le prime due saranno scartate e riprese per il successivo Animals, mentre solo l'ultima fu inserita in Wish You Were Here. Ormai il periodo d'oro del rock e della musica stava per volgere al suo termine: i Genesis erano stati abbandonati da Peter Gabriel, i Led Zeppelin avevano già dato il loro più grande contributo (e qualche anno dopo, con la morte di John Bonham, si scioglieranno) i Queen avevano pubblicato "A night at the Opera" e, dopo "Jazz",  si convertiranno a suoni più orecchiabili e meno barocchi, cambiando le melodie da dure a più commerciali (vedi "The Game"). Insomma si andava incontro agli anni 80' che cambieranno radicalmente ogni genere musicale, mentre la grossa e minacciosa figura del punk andava facendosi sempre più insidiosa.

Il disco si apre con la prima parte di "Shine On you Crazy Diamond", concepita inizialmente per essere inserita su un intero lato, ma dato che la sua durata era eccessiva, si decise di dividerla in nove parti, raggruppate in due blocchi. La chitarra di David Gilmour urla più del suo padrone, accompagnata dall'onnipresente sax di Dick Parry; alla fine vi è la parte cantata dalla chiara voce di Roger Waters... "Remember when you were young, you shone like the sun... Shine on you crazy Diamond". Con il termine "Crazy Diamond" (Diamante Pazzo) si fa ampiamente riferimento a Syd Barrett, in quanto spesso i membri della band osavano chiamarlo con questo nomignolo. E' sicuramente la traccia centrale che domina l'album e lo circonda di quell'atmosfera epica altrimenti non reperibile, oserei dire "da brividi".

Alla fine di queste atmosfere epiche e sognanti, segue l'intro di un sintetizzatore: è naturalmente "Welcome to the Machine", fortemente caratterizzata dall'uso ricorrente di oggetti elettronici e chitarre acustiche. In piena "atmosfera floydiana", si ricorre anche all'uso dei timpani e del basso. In generale è frequente l'uso dei sintetizzatori, capaci di generare atmosfere molto cupe. La canzone descrive un periodo della vita di Syd, parlando dell'industria musicale ed in generale della società industrializzata. Infatti "The Machine", cioè la Macchina, è l'industria musicale, che si nutre dei nuovi cantanti e dei gruppi per sopravvivere. Il testo descrive il dialogo che avviene tra un discografico rude e arrogante ed un giovane cantante, che presumibilmente è Syd Barrett. La canzone è in parte molto autobiografica, in quanto i Pink Floyd narrano del primo contratto che firmarono con la EMI, società a cui erano ancora legati. Ovviamente a quei tempi non c'era ancora Gilmour, ma vi era "Diamante Pazzo" nel ruolo di leader e chitarrista del gruppo.

La traccia dell'album che preferisco più delle altre è senz'altro "Have a Cigar", dall'influenza molto blues. La voce vede la presenza di Roy Harper, cantautore britannico. Devo dire che la sua voce si sposa perfattamente con la melodia del brano, perchè ha un timbro intenso che arriva diretto all'ascoltatore. Il testo è una forte critica all'ipocrisia e all'avidità all'interno del mondo dell'industria musicale (tema già affrontato con la precedente e già citata "Welcome to the Machine"). Viene infatti descritto un discografico che, sigaro in bocca, promette successo e ricchezza, imponendo al gruppo la realizzazione di un album e del successivo tour.

Andiamo avanti: vi ricordate le parole che ho citato all'inizio della recensione? "Vorrei che fossi qui". Beh, i Pink Floyd hanno costruito l'album su queste parole, tanto da comporre una canzone proprio con questo nome... una delle più belle e famose del quartetto inglese: stiamo parlando di "Wish You Were Here"! L'intro fu ideato dal genio David Gilmour e fu poi registrato con una chitarra a dodici corde. E' una leggera ballata "voce e chitarra acustica" nella quale David dà il meglio di sè, sia come chitarrista che cantante. E' una delle mie preferite dei Pink Floyd. Il testo, così profondo, rende bene il concetto principale dell'album, che ruota tutto intorno ad esso:

"So, so you think you can tell
Heaven from Hell,
Blue skys from pain.
Can you tell a green field
From a cold steel rail?
A smile from a veil?
Do you think you can tell?

And did they get you to trade
Your heros for ghosts?
Hot ashes for trees?
Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change?
And did you exchange
A walk on part in the war
For a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls
Swimming in a fish bowl,
Year after year,
Running over the same old ground.
What have we found?
The same old fears.
Wish you were here."

A mio parere una canzone che almeno una volta nella vita andrebbe ascoltata. Chiude il disco la seconda parte di "Shine On You Crazy Diamond", che riprende in parte il tema principale della prima. 

Se oggi mi reputo uno sfegatato fan dei Pink Floyd (e il mio nome lo dimostra) lo devo in parte a quest'album. Ricordo ancora il giorno in cui lo ascoltai: rimasi così impressionato da quella musica tanto da non abbandonarla mai più. Si, perchè la vera musica non morirà mai.

 
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