Maurizio (Nichetti) è un rumorista e doppiatore di cartoni animati timido ed imbranatissimo, suo fratello Patrizio (Roversi) pratico ed estroverso, con il quale condivide lo studio, doppia film porno in mezzo ad uno stuolo di ragazze seminude. La complicata Martina (Angela Finocchiaro) è un’assistente sociale sui generis che affianca i suoi particolari ed eccentrici clienti in pratiche alquanto bizzarre (il termine “mignotta” non c’entra niente, è difficile spiegare meglio), mentre la sua amica Loredana (Mariella Valentini) è una disinibita civettuola che non le risparmia consigli e lezioni di vita. Tra Maurizio e Martina scocca la scintilla ed i due fissano un appuntamento, cominciando a frequentarsi, ma l’imprevisto è dietro l’angolo: lui a poco a poco inizia a trasformarsi in un cartone animato e, colto da comprensibile imbarazzo, comincia a dare buca agli appuntamenti. Tutte le seccature dell’essere un cartone saltano ovviamente fuori in situazioni divertenti e assurde dall’aria leggera e vivace.

Nichetti è un autore ironico, mai banale ed estremamente sottovalutato. “Volere Volare” (1991) è un esempio di come lui intenda il cinema: la sua è una commedia delicata, che evita mero turpiloquio e la volgarità, romantica sì, ma senza esagerare con il miele e che regala momenti davvero spassosi. Lui è il perfetto anello di congiunzione tra cartone e realtà, dotato di mimica cartoonesca o da cinema muto, mentre la Finocchiaro rende credibile una situazione paradossale, arricchendo il suo personaggio di nevrosi e di dubbi al femminile assolutamente ordinari e leciti che fanno apparire la metamorfosi di Maurizio quasi “normale”. Anche i personaggi di contorno sono incredibilmente surreali e compongono un mosaico bislacco di un mondo che è può sembrare normale soltanto a prima vista. La “stranezza”, vissuta quasi sempre come qualcosa da nascondere e da vivere segretamente in privato, viene qui condivisa e compresa dagli altri senza moralismi o ipocrisie.

“Volere Volare” non è un film che fa riflettere sulla diversità, giustamente non ha pretese di impegno, non fa propriamente sganasciare dal ridere e neppure commuove; è una fiaba moderna che si lascia godere tranquillamente, induce un sorriso rilassato e fa venire voglia di vedere un altro film di Nichetti, magari “Ladri di Saponette” che è pure meglio.

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