Il gruppo belga, ormai stabilmente maturo, si concede un adeguamento all'ondata indie degli anni zero, mantenendo comunque il suo caratteristico timbro art-rock; rimane sempre saldo il legame con il passato, soprattutto nell'iniziale "When She Comes Down" e in "Oh Your God" dove l'approccio misterioso di Tom Barman subisce improvvise alterazioni; la sua voce ricorda quella di Bono, così come le sonorità rimandano ad una versione indie degli U2 come è evidente nella finale "Popular Culture".

Nelle vibranti "Favourite Games" e "Is A Robot" imprimono più azione, un giro di chitarra graffiante vaga per le strade di Gotham City; è qui che le atmosfere si addensano, mescolandosi a tastiere kraut in "The Architect", avvicinandosi musicalmente ai Tv On The Radio e ai Block Party. Queste ambientazioni cupe tornano in "Slow", che vede la partecipazione di Karim Andersson dei Knife, mentre la romantica "Eternal Woman" è British pop tenue che si riflette anche in "Smokers Reflect", le cui sonorità rimandano ai Keane.

Insomma, i Deus continuano sulla loro strada, senza troppi inganni

Carico i commenti... con calma