"Mannequins" è il titolo del secondo album degli Oniric, a 4 anni dall'uscita dell'apprezzatissimo "Cabaret Syndrome".

L'artwork dell'album richiama quello che è il messaggio pervasivo dell'opera del duo beneventano: due manichini senza volto e senza espressione, "unemotional mannequins" per l'appunto; colpisce, in particolare, la frase all'interno "inspired by a real mid-autumn dream": basterebbe questo per rendere l'idea di ciò che si respira nel disco.

A partire da questa trama, il concept sopra delineato dell'album si trasfigura e si sviluppa lungo 12 "oniriche" (pardon) tracce. Suoni come i grammofoni, le campane, i campanelli, le radio, i carillon, le monetine, i tasti della macchina da scrivere, presenti in tutto il disco, trasportano l'ascoltatore a passo di valzer in quell'atmosfera "decadent" delle città portuali europee di fine '800, ma anche di "Nightmare before Christmas" o "Syberia". "Suggestions don't cost a penny" è uno geniale spartiacque tra la parte più strettamente a-la-valse del disco (bellissima la titletrack "Mannequin" e "Tomorrow the sorrow"), e quella più contaminata da elementi "moderni" (ci piacciono le chitarre col vibrato!) degli altri 6 pezzi.

Colpiscono brani come "My oniric war machine", così come "Nirvana"; riuscitissimo anche il "Requiem for a soldier"; ma soprattutto, è da apprezzare particolarmente la ballata che chiude idealmente tutto il mondo di questo album: "Macabre History", probabilmente uno dei brani più ispirati degli Oniric.

"Mannequins" conferma la maturazione e l'originalità del percorso intrapreso da una delle band più interessanti e apprezzate all'estero (nemo propheta in patria) del panorama nostrano. Atmosfera e musica d'autore sono i codici fondamentali di questo lavoro, che ha avuto il compito non facile di succedere a un album d'esordio criticato positivamente e accolto con grande interesse.

Consigliatissimo per chi vuole perdersi in un viaggio all'indietro nel tempo e farsi cullare da sognanti e melanconiche melodie tierseniane.  

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