Stando ai sondaggi svolti dall’agenzia internazionale Pew Research nel 2013, alla domanda «Hai un’immagine favorevole o sfavorevole della Cina?», il 93% dei giapponesi ha risposto “sfavorevole” (per la cronaca, così hanno fatto anche il 62% degli italiani), e nel 2014 la situazione è rimasta sostanzialmente invariata scendendo di soli due punti al 91% (gli italiani invece sono saliti al 70%). Questo disprezzo plebiscitario dei giapponesi per i loro vicini di casa è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni, dato che negli anni ’80 le cineserie invece erano molto di moda (basti pensare al fumetto Ranma 1/2) e che ancora nel 2002 la percentuale delle persone con una visione sfavorevole della Cina era solo del 42%. Oltre alle discussioni che potrebbero sorgere sulle cause di questo sentire comune, però, è molto interessante notare che in realtà, per essere precisi, questo astio si riferisce solo alla situazione attuale della Cina, e non alle sue tradizioni pre-Mao, che in Giappone è particolarmente odiato poiché visto soprattutto come il distruttore della millenaria cultura cinese che è ancora oggi considerata dai giapponesi come il massimo e ineguagliabile risultato artistico mondiale.

In quest’ottica non appare dunque strano che persino un gruppo popolare (e che tiene alla sua popolarità) come le Perfume possa concedersi una deviazione sinofila, senza il rischio di apparire contraddittorio rispetto al suo solito percorso elettronico pur et dur, che aveva raggiunto un livello particolarmente raffinato nel singolo Sweet Refrain e nel suo videoclip minimal-chic. Nel nuovo lavoro Cling Cling le tre Perfume cantano su una base completamente elettronica eppure non priva dei campanelli, degli erhu e di tutti quegli ammennicoli sonori melodici, armonici e ritmici che identificano un’idea musicale cineseggiante dai tempi della Turandot di Puccini. Il tutto ovviamente si riduce a un pretesto per ballare su un’ottimo brano dance con un up-beat particolarmente alto e ipnotico, pronto per essere eseguito dal vivo (nella versione strumentale si sentono chiaramente i battimani che fungono da istruzioni ai fan per quando andranno ai concerti). Il videoclip di Cling Cling, diretto dal barocco Daisuke Shimada, alla seconda collaborazione con le Perfume dopo Spice, è immerso in un’atmosfera cineseggiante a metà fra L’ultimo imperatore, In the Mood for Love e Piazza Vittorio a Roma, ricostruita dallo scenografo Youhei Taneda che già aveva lavorato con Quentin Tarantino per Kill Bill. A~chan, Kashiyuka e Nocchi sono vestite da matrone cinesi che preparano i noodle e poi ballano avvolte in abiti lussureggianti rubati dall’opera cinese per aiutare una bimba e il suo caleidoscopio: non ha molto senso, ma la divertente coreografia fa perdonare tutto. Oltre alla title track, nel singolo sono presenti ben tre b-side: Hold Your Hand è la sigla di un telefilm e si sente, graziosa e leggera, e Ijiwaru na hello è un gioiellino pop in cui le parti della canzone sono tenute insieme da intermezzi musicalmente oscuri che contrastano efficacemente con il ritornello particolarmente solare (una strategia già usata in Spring of Life).

Ma il brano emblematico del disco, e forse fra i più emblematici di tutta la carriera delle Perfume, è DISPLAY. Il demiurgo delle Perfume, il dj Yasutaka Nakata, gestisce contemporaneamente altri due artisti: il duo house CAPSULE, e la idol bubblegum pop Kyary Pamyu Pamyu, passata da fenomeno di massa in Giappone a riferimento per gli hipster occidentali dopo le recensioni di Pitchfork. Nel tentativo di rendere distinguibili questi tre nomi, Nakata ha estremizzato i sound: i CAPSULE sono sempre più trance, Kyary è sempre più sciocchina, e per le Perfume si è cercato un equilibrio nel technopop, questo genere molto difficile che a sua volta è una ricerca di equilibrio fra l’elettronica e la melodia, inventato dagli Yellow Magic Orchestra negli anni ’80 e presente fondamentalmente solo in Giappone. Il technopop raggiunge i suoi vertici quando raggiunge il massimo dell’astrazione: così è stato per Polyrhythm, la canzone forse più bella delle Perfume in cui la parte centrale non segue il resto del brano ed esplode in una complessa poliritmia, così è stato per il capolavoro ipnotico da quasi dieci minuti edge, così è stato per Spending all my time e il suo ritmo paranoico, e così è stato per Sweet Refrain, canzone in 8/8 composta da 42 moduli tutti uguali da 6,85 secondi l’uno ordinatamente distribuiti fra intermezzi strumentali, strofe, bridge e ritornelli, così da dare un senso di circolarità perfettamente reso dall'asettico videoclip, in cui la telecamera compie cinque giri completi a 360° da otto moduli ciascuno (più due introduttivi). DISPLAY porta questa astrazione all’estremo: il brano e relativo videoclip sono stati realizzati come spot da 1 minuto e mezzo per la Panasonic e comprendono solo un intermezzo da sette note, un bridge e un ritornello; i fan si aspettavano che la versione integrale sarebbe stata completa, ma molti sono rimasti delusi poiché anche la versione sul disco non è altro che la ripetizione allungata di questi stessi elementi, priva di una chiusa finale. Ma qui sta il punto: Nakata ha scritto tre pezzi distinti e non legati fra loro se non dal ritmo, e li ha giustapposti in modo che non sembrassero conclusi. Se l’intermezzo è A, il bridge B e il ritornello C, nello spot questi erano distribuiti A-B-C, mentre nel brano completo sono C, A-B-C, A-B così che l’unica chiusura per il brano, che altrimenti appare monco, non può essere altro che l’inizio in un loop senza fine. Inoltre, il ritornello C è armonicamente completo solo una volta, a metà canzone: all’inizio è lasciato a metà, e solo nella parte centrale diventa compiuto in un raffinatissimo gioco di domanda & risposta in contrappunto, quindi per risentirlo non c’è altra maniera che rimandare la canzone da capo, e poi da capo, e poi da capo. E vale la pena, perché è forse fra i più belli delle Perfume, in un crescendo di tensione musicale a strati che si risolve nel delirio del testo reiterato ancora e ancora. Il videoclip promozionale non è da meno: diretto dal collaboratore storico del trio Kazuaki Seki, usa di nuovo la moltiplicazione delle Perfume (espediente usato anche in Nee, Magic of Love e Sweet Refrain), portato qui allo stato dell’arte con la stessa performance di ballo ripetuta molteplici volte, sovrapposte le une sulle altre e mostrate contemporaneamente in forme geometriche ritagliate: un capolavoro assoluto di semplicità e complessità.

Cling Cling è le Perfume in un disco: sono musica per ballare, sono musica scacciapensieri, sono musica pensata e sono musica pop. Tutto in perfetto equilibrio.

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