Musica per anime pigre.
Più che un album di canzoni, questo dei Kingsbury Manx (del 2001) sembra un album di sussurri, arpeggi e pochi, ma incisivi accordi; contemporaneo a quello dei grandi miracolati del cosidetto "Neo Acoustic Movement", e mi riferisco ai Kings of Convenience.

Dei KoC, il quintetto di Chapell Hill ha preso un po' tutto: stesso gusto negli arrangiamenti, stesse sonorità, stessi impasti vocali dove però, a differenza dei primi, hanno peccato in qualità di scrittura. Questo album, avesse avuto dei pezzi "più forti" e memorabili (e diciamo anche, se fosse arrivato qualche mese prima dei KoC...) avrebbe avuto le carte in regola per bissare il successo che a tutt'oggi è mancato. Come dicevo, infatti, "Let You Down" parla sì un linguaggio sospeso e rarefatto che coniuga sapientemente la lezione dei vari Tim Buckley & C. con il low-fi e il movimento folk-acustico americano più classico, con un occhio di riguardo agli arrangiamenti vocali ben impostati e molto allineati al genere, ma alla lunga però, tende a risultare un po' troppo stucchevole ed etereo: mai una canzone che si ricordi, mai un riff che ti accompagni "dopo" e qui, ripeto, sta il vero limite dell'album.

Un disco piacevolissimo e "accogliente" che, al terzo ascolto, diventa come una lunga e ininterrotta suite per serate nostalgiche all'insegna della noia e del dolce far nulla.

Carico i commenti... con calma