Una meravigliosa trasfigurazione musicale dell'amore in tutte le sue forme. Un amore che cambia forma e colore come una nuvola nella bocca del vento, al tramonto. Ecco cos'è innanzitutto la "Sinfonia Lirica" di Alexander Zemlinsky. Un immenso affresco di note e di colori orchestrali, di misticismo, di tensione emotiva e di sognante abbandono. Un mondo dove il canto e la musica si fondono in perfetta comunione, come la voluttà di due corpi che si spogliano o di due anime che si ascoltano rispecchiandosi l'una nell'altra. Un bellissimo ciclo di lieder orchestrali per soprano, baritono ed orchestra, con i testi colmi di lirismo e sensualità del grande poeta Rabindranath Tagore.

"Ich bin friedlos", sono irrequieto.È con queste parole che la sinfonia spalanca il suo sipario ai paesaggi più reconditi dell'anima e del desiderio. Il baritono intona il suo impulso alla trascendenza in un canto colmo di tensione come un orizzonte carico di nubi. Tensione che si sublima in tinte orchestrali feroci, in un incessante turbinio emotivo e musicale, coi colori cupi e sfavillanti di timpani, violini ed ottoni e le note taglienti di un flauto che richiama quella "sete di cose lontane" che mai nessuna vicinanza potrà sanare. La tensione emotiva si stempera in una maliziosa innocenza nel secondo brano "Mutter, der junge Prinz", dove il soprano celebra in modo etereo e sognante la sua ansia d'amore per il giovane principe, che passerà col suo cocchio sotto le finestre della giovane donna. Un canto a tratti estatico e sensuale, a tratti ironico e disincantato, ma che cresce improvvisamente in un "fortissimo" orchestrale spaventoso. Qualcosa che irrompe dentro e che non si può più trattenere. È come se si rompessero le dighe dell'anima e le parole dei cantanti si spegnessero nel silenzio di un bacio, con l'orchestra a rovesciare rabbiosamente ondate di suoni a coprire la sensualità di questo silenzio.

L'atmosfera trasfigura ulteriormente in "Du bist die Abendwolke", dove il paesaggio musicale si stempera in toni mistici e profumati come l'incenso, dove l'erotismo è dipinto dal timbro sensuale del corno inglese, mentre il baritono intona appassionato: Tu sei la nube della sera che vaga nel cielo dei miei sogni. Un lied erotico e cullante, opulentemente raffinato come un giardino traboccante di palme, di felci, di ninfee, di fior di loto. Un canto coi colori intensi di un tramonto, che prelude al clima notturno del quarto lied del ciclo, "Sprich zu mir, Geliebter". L'atmosfera è qui rarefatta, spettrale a tratti, con il violino a fare da alter-ego al soprano in un sensuale dialogo con se stessi, prima ancora che con l'altro. "Parlami, amore mio", e l'invocazione tremante del soprano sale al cielo quasi come una preghiera, una supplica, per poi spegnersi amaramente nel finale: Il giorno verrà e ci guardaremo negli occhi, prima che ognuno segua il suo cammino. Alla quiete estatica di questo lied, si contrappone fortemente "Befrei' mich von den Banden", dove su un tappeto di timpani e trombe, il baritono proclama Liberami dai lacci della tua dolcezza, e lascia che io ti possa offrire il mio cuore di uomo reso libero. Il canto più breve, rabbioso, violento, come un vortice che trascina verso l'abisso della fine dell'amore. Ed è così, nel sesto brano, "Vollende denn das letzte Lied", la risposta del soprano è gelida, e la musica affonda come la passione verso quegli abissi dove non c'è più nessuna luce a riscaldarti.

La sinfonia si chiude in una atmosfera di serena accettazione, ma non priva di brividi di sensualità, con "Friede, mein Herz". E' come se, dopo una tale tempesta di emozioni, il cielo dell'anima si spalancasse su colori celesti, e raggi di luce filtrassero tra nubi che si inseguono veloci come ricordi sul filo del pensiero. Lascia che l'amore si fonda con la memoria e il dolore divenga canto. E il ricordo e l'amore a perpetuarsi in una lunga e vibrante coda orchestrale, senza più parole.

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