..."dentro noi il bene ed il male sono indivisibili, due labbra della stessa ferita"...

Da sempre l'essere umano è oggetto di studi che ne evidenziano una molteplicità di personalità. Da sempre l'uomo è eternamente sospeso tra il bene ed il male, in una lotta senza tempo dove non è previsto alcun vincitore né vinto. Ogni cosa vista da angolazioni differenti genera proiezioni e comprensioni diverse a seconda del modo di sentire, e percepire, di chi recepisce un messaggio. Così appare Dracula, tanto spaventoso quanto estremamente umano. Forse ad essere spaventoso non è il personaggio in sé ma la natura stessa che genera il nostro essere.

In questo lavoro della PFM ci si interroga proprio su questo... alla fine cos'è spaventoso? L'uomo che disperato cerca l'amore anche al costo della vita degli altri o il Dio che maledice e costringe al terrore eterno pur essendo creatore e generatore d'amore? In entrambi i casi il bene ed il male appaiono come le labbra della stessa ferita alla quale non è permesso rimarginarsi. Dal cd ne esce un Dracula-uomo troppo vicino al nostro quotidiano, tanto da poter affermare che noi stessi siamo chiamati ad interpretarlo. Un Dracula innamorato e disperato da non poter accettare la morte della sua compagna tanto da maledire Dio, e pagarne le conseguenze, aspettando una morte che tarda a portargli quel sollievo e quel ricongiungimento, tanto agognato, con la sua amata. Una vita da mostro nella quale vi è coscienza del mostro che lo corrode, eppure così tanto umano. Di questo, nella sostanza, parlano i testi ed i contenuti scritti da Vincenzo Incenzo già autore con altri cantautori italiani.

Il disco è, in realtà, un progetto ambizioso che ha l'intento di portare, sul palcoscenico, un musical rock-progressivo sull'argomento uomo, seguendo una moda del momento (pensate a Notre Dame). Ciò che potrete ascoltare del disco, però, è solo la componente puramente rock-progressiva e non l'opera al completo delle orchestrazioni previste. Ma come suona questo disco? Trattando l'argomento "vampiresco" si potrebbe supporre un disco violento in cui le sonorità tendono al cupo ed al macabro. Al contrario, il disco appare molto intimista, lirico e decisamente progressivo. In buona sostanza la PFM rispolvera i vecchi stilemi del prog e si allontana anni luce dal precedente e, a mio avviso, deludente Serendipity. Il risultato è un disco strasuonato come solo la PFM sa fare, morbido, lirico, orchestrale, progressivo e pop al contempo senza mai scadere. La musica entra in testa con una rapidà incredibile e ci si sorprende a canticchiarla di continuo nonostante le partiture articolate. Premoli, Djivas, Mussida e Di Cioccio salgono in cattedra spolverando gli "attrezzi del mestiere" da "mastri bottegai" quali sono. Le parti vocali affidate a Mussida-Di Cioccio sono curatissime senza mai scadere nell'eccesivo "liricismo" tipico del prog. Nell'ultima traccia (la 10) compare Dolcenera che rifinisce il cantato con voce superba (e chi se lo aspettava!!!). Cori e orchestrazioni sottolineano un ottimo lavoro d'ensamble, alle partiture orchestrali risponde l'orchestra sinfonica bulgara composta da oltre 60 elementi. Un musical dove non sono la voce ed i coretti a farla da padrone ma la musica stessa.

Cosa dire, infine? Che questo disco è il miglior progetto che la PFM ha sfornato negli ultimi anni. La sterzata vorticosa verso "le proprie origini" di matrice '70 è ciò che francamente attendevo da questa formazione che riesce a mescolare la modernità al loro passato. Dracula suona come può suonare un disco della PFM nella miglior forma, un disco affascinante e piacevole nonostante i virtuosismi del prog. Un disco che descrive il nostro vivere quotidiano alla ricerca di noi stessi, ma soprattutto alla ricerca di ciò che l'uomo più desidera: l'amore e l'essere amato. A mio giudizio un capolavoro per la PFM. Almeno un ascolto è d'obbligo.

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