Seduto in ufficio davanti ad una scrivania, aria disincantata con lo sguardo fisso sull obiettivo. Così appariva nel lontano 1977 Edoardo Bennato sulla foto di copertina di uno dei più bei concept-album della musica italiana.

Ma quella foto aveva un senso ben preciso: l'uomo visto come schiavo del lavoro, del progresso, ed infine, di sè stesso. Per raccontare la situazione sociale (e politica) dell'epoca, Bennato decideva di rivisitare (a modo suo) la favola collodiana di "Pinocchio", in un mix di R'n'R all'italiana e di folk cantautoriale. Il tutto messo in luce da una buona dose di (auto)ironia e da una voglia incredibile di scombinare le regole. Probabilmente ognuno di noi avrà cantato almeno una volta nella propria vita la celeberrima "Il gatto e la volpe", senza però aver apprezzato in pieno il messaggio quasi profetico della canzone: "Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai, noi sapremo sfruttare le tue qualità. . . dacci solo quattro monete e ti iscriviamo al concorso per la celebrità.. !" E adesso ? Cosa fanno le case discografiche ? Sarà stata mica una premonizione ?!
Ma tutto il disco è pervaso da un gran senso di rivalsa nei confronti di tutto e tutti, sempre però utilizzando toni colorati e politicamente (s)corretti ma mai offensivi, come solo Bennato sapeva fare.

Affrontati i temi dell'album, non si può non parlare delle canzoni: oltre alla già citata e vendutissima "Il Gatto e la Volpe", colpisce l'immediatezza di "È stata tua la colpa" che mette a nudo Pinocchio con le sue sconfitte e le sue debolezze attraverso un testo che è probabilmente il più interessante del disco: "È stata tua la colpa e allora adesso che vuoi. . . Volevi diventare come uno di noi. . E come rimpiangi quei giorni che eri un burattino, ma senza fili. . E invece adesso i fili ce l'hai!" Tutto il disco è pervaso da un'atmosfera sognante e allo stesso tempo malinconica come nella dolcissima "La fata" (quasi un'invocazione alla musa) e "Quando sarai grande".. Ma Bennato ha imparato bene la lezione del Rock 'n'roll e cosi si "muove il culo" in "Mangiafuoco" e "In prigione, in prigione" con il piano furoreggiante di Ernesto Vitolo e le chitarre blues di Roberto Ciotti. C'è perfino spazio per un'aria di musica classica in "Dotti, Medici e Sapienti" (con il relativo "tema" come coda del disco), mentre "Tu, Grillo Parlante" è una perla di saggezza che andrebbe riascoltata più volte.

Questo è e resterà il disco di maggior successo del cantautore napoletano, un album che supererà il milione di copie nel giro di poche settimane e che rappresenterà la vera consacrazione di un artista che fino a quel momento aveva sfornato dischi su dischi e sempre di ottima qualità. Grandi musicisti al seguito (c'è Tony Esposito alle percussioni) e grande fantasia rendono giustizia ad uno dei capisaldi della musica italiana, un lavoro affascinante, brioso e gustoso.

La tavola è imbandita: prego accomodatevi...

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