Non comincerò questa recensione come molti di voi probabilmente si aspettano, ovvero con la banale considerazione che Fabrizio era tutta un'altra cosa. Semplicemente perchè è ora di giudicare questo artista (perchè di vero artista si parla) non misurandolo all'ombra gigantesca del padre ma esclusivamente per musica e parole le quali, lo dico subito, sono entrambe di pregevole fattura. Lasciamo dunque riposare Fabrizio in pace e parliamo serenamente di questo lavoro, il quinto della discografia Di Cristiano De Andrè.

Un punto di forza innegabile dell'intero disco è la qualità negli arrangiamenti, superlativa anche nei pezzi meno riusciti (che sono più di uno per la verità). La voce di Cristiano poi è incredibilmente calda e gradevole, mediterranea direi, eppure riesce anche a graffiare quando serve, come nell' irresistibile "Sei Arrivata", pezzo dalla ritmica trascinante e dal testo semlicemente geniale nella sua ironia. Evidentemente questo non è l'unico episodio di rilievo. "Buona Speranza" è semplicemente magistrale, la voce di Cristiano ci pettina il cuore accompagnata da un flauto sgusciante e dai ricami di chitarra classica stile flamenco firmati da Rocco Zifarelli, uno dei chitarristi più colti e raffinati del nostro panorama. La sezione ritmica è fantastica, grazie al tappeto di percussioni (suonate qui dallo stesso Cristiano) e al basso puntuale e disciplinato di Melone. In "Un' Antica Canzone" emergono l'amore per la world music e la grande versatilità di Cristiano, elementi che riemergeranno con prepotenza nell'altro pezzo "etnico" per eccellenza, "Sempre Anà", in dialetto genovese. . . I puntini sono per dire che in questocaso il confronto con il Mostro è inevitabile, e devo dire che il buon Cristiano se la cava niente male, anche perchè può dare sfoggio di un'estensione vocale notevolmente superiore a quella del padre, cosa che, opinione personalissima, può rappresentare un valore aggiunto importante in un pezzo del genere, incentrato sulla potenza evocativa del cantato. "La diligenza" è il pezzo che non ti aspettavi da un De Andrè: i ritmi mediterranei colorati di reggae si fondono (udite udite) col rap nero americano, e detta così la cosa può far davvero paura: in realtà l'esperimento è perfettamente riuscito e il canto rabbioso del rapper Michael Corkran enfatizza l'inquietudine del condannato a morte che fugge dal suo destino saltando sulla diligenza. Splendida. Una delle canzoni ideali da ascoltare quando si è il viaggio.

Il disco si chiude con un pezzo splendido pianoforte e voce, nella quale Cristiano dedica un pensiero al padre, creando momenti di lirismo davvero intenso. La voce diventa a sua volta uno strumento musicale al pari del pianoforte. Fatte le giuste lodi, arrivano purtroppo i momenti dolenti: indubbiamente "Lady Barcollando" è carina ma le altre abbassano decisamente il livello medio dell'album. In particolare lascia perplessi "Quarante Carte" con la sua andatura "easy listening", quasi (che il cielo mi fulmini. . ) alla Venditti. A parte questi cali d'ispirazione comunque, il disco resta ottimo. Vale decisamente l'acquisto.

"E avevi l'odore/ di erba e di brina/, di strade in salita e di corse/ domenica mattina" da "Buona Speranza"

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