Terzo album della multietnica e cosmopolita band di Liverpool, ‘Witching Hour’ raccoglie in sé il fascino esotico del temperamento peculiare di ciascuno dei suoi quattro componenti (dal Giappone alla Bulgaria, per approdare in Inghilterra).
Condito di sapori eterogenei tra spinte pop, dance, electro e goth, il disco ricorda indubbiamente le migliori interpretazioni di Kate Bush e degli Stereolab ma, a differenza delle due opere precedenti, ‘604’ e ‘Light And Magic’, quest’ultima è straordinariamente dotata di una sorprendente carica innovativa.

Si passa così dalle deflagrazioni psichedeliche di ‘High Rise’ alle sonorità dance di ‘Destroy Everything You Touch’ (nello splendido connubio tra la notevole voce di Helena Marnie e sintetizzatore), dai ritmi electro di ‘Soft Power’ (dal cui testo, farcito di riferimenti magici, è tratto il nome dell’album) ai gusti industrial della canzone dal testo bulgaro ‘Fighting In Built Up Areas’: il tutto immerso in una pervicace atmosfera onirica curiosa ed emozionante.

Malgrado il mescolamento di generi tanto differenti possa effettivamente infastidire i puristi, i Ladytron, con questa raccolta, affermano la propria originalità ed abilità, portando a compimento un album che, seppure indubbiamente meno “catchy” dei precedenti, rappresenta un frutto decisamente più maturo: un edificio ammirevole non solo per i delicati lavori di cesellatura e decorazione, ma anche e soprattutto per la solidità delle proprie fondamenta.
Probabilmente in futuro troveranno ancora il modo di stupirci, ma è fuori discussione che la strada l’hanno già lastricata.

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