Gli Angel sono una sottovalutata band statunitense formatasi nella seconda metà degli anni settanta che, nonostante le poche attenzioni della critica specializzata, è riconosciuta come cult band tra le più influenti dell’hard rock americano. Cresciuti all’ombra dei compagni di etichetta, i ben più famosi Kiss, il gruppo paga probabilmente la forzata contrapposizione a questi ultimi, soprattutto a livello di immagine. I cinque componenti infatti, come suggerisce il nome e in puro spirito americano, vengono proposti con un look androgino e completamente vestiti di bianco.

Nel 1975 pubblicano l’omonimo disco d’esordio che, a parer mio e di molti fan, è il miglior lavoro della band. La musica proposta è fondamentalmente un hard rock melodico, anche se molti accostano i primi due dischi degli Angel al progressive o al pomp rock. Probabilmente queste considerazioni sono pilotate dal virtuosismo del leader e tastierista Greg Giuffria, abile soprattutto a sapere dosare e variare i propri inserimenti tastieristici tra synth, piano, hammond e mellotron.

In realtà però le composizioni non presentano le fughe strumentali o le molteplici variazioni ritmiche dei generi sopraccitati. Resta il fatto che le canzoni di questo disco sono fresche e originali. A partire dall’opener “Tower”, che inizia con un tappeto di suoni spaziali  per poi evolversi in una cavalcata rock veramente trascinante. La successiva “Long time”, aperta da un tappeto di mellotron accompagnato dal clavicembalo, alterna momenti più delicati a passaggi più duri disegnati dai riff ispirati del chitarrista Punky Meadows. Seguono due brani più duri, “Rock & rollers” e “Broken dreams”. Il primo è un pezzo rock di classico stampo americano. Il secondo, dopo un pregevole intro del batterista Barry Brandt, è condotto da un riff sabbathiano sul quale si innesta la voce aggressiva del cantante Frank DiMino. Quest’ultimo sarà ispirato protagonista nel pezzo successivo, “Mariner”, splendida ballata pianistica che si sviluppa in un emozionante crescendo. Si prosegue con le più ritmate “Sunday morning” e “On & On”, la prima incentrata sulle evoluzioni di synth di Giuffria e la seconda dominata da ruvidi riff di chitarra. A chiudere l’opera un magniloquente strumentale tastieristico che porta il titolo del disco e della band, “Angel”.

Il gruppo ripete la formula nel successivo e ottimo “Helluva band”, pubblicato a distanza di un anno, per poi perdere originalità e freschezza nei seguenti ma più fortunati dischi. L’attenzione si sposterà maggiormente sull’immagine più “glam” del gruppo, anticipando ed ispirando probabilmente il successivo fenomeno dell’hair metal. Gli Angel si sciolgono nel 1981 e il leader Greg Giuffria si riproporrà negli anni ottanta, con la formazione omonima e successivamente con gli House of Lords, con un hard rock più radiofonico ed orientato all’AOR.

Per gli amanti del genere i due debutti sono comunque dei lavori apprezzabili.

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