Qualche giorno fa, su Debaser, un utente ha postato una recensione su un disco riportando le proprie impressioni scaturite dall'ascolto proprio per la semplice ragione che un'opera può impattare sulla persona stessa dell'ascoltatore. Non è tanto rilevante, quindi, riportare un'analisi obiettiva della stessa, del tipo track by track. Semmai può essere più interessante comunicare come l'ascolto di una musica possa mutarci interiormente.
Nel caso di "Black Sabbath" del gruppo omonimo, molto è già stato scritto e recensito anche qui su Debaser e la vicenda artistica del gruppo è parte integrante della storia del rock. Semmai, proprio perché la musica può fare molto nell'evoluzione personale, nel mio caso l'approccio al gruppo suddetto è avvenuto tardi. Ho sempre apprezzato e ascoltato i colossi dell'hard rock o heavy metal come Led Zeppelin e Deep Purple ( impossibile evitarli, tanto di mirabile hanno inciso soprattutto fra la fine degli anni '60 e i primi anni '70 del secolo scorso), ma al cospetto del nome Black Sabbath mi sono sempre fermato. Sarà stato per il nome alquanto cupo, sarà stato anche per un certo retaggio dell'educazione cattolica, ma ho sempre preferito non coltivarli (e dire che non mi reputo un credente doc in quanto di dubbi in materia religiosa ne ho fin troppi). Insomma, pur essendo un onnivoro in ambito musicale non me la sono mai sentita di ascoltare qualcosa di specifico del gruppo inglese ( conosco giusto solo il brano "Paranoid").
E così avrei ancora proseguito per chissà quanto tempo se non avessi rivisto, giorni fa, una vecchia conoscenza di vecchia data di cui avevo perso le tracce. Anche lui, come il sottoscritto e il noto @MarioCincotta, solerte collezionista di vinili d'annata che, fra una chiacchera e l'altra, mi ha proposto di ascoltare "Black Sabbath" , su prestito come da vecchia consuetudine, in quanto fa un certo effetto riascoltare un lp edito nel lontano 1970 e che è pur sempre dotato di un sottile fascino e di una certa importanza storica. Supero pertanto una certa riluttanza per le ragioni sopra addotte e accetto il prestito, anche perché dalla pubblicazione del disco molta acqua è passata sotto i ponti e penso proprio che ascoltarlo non mi causi problemi particolari ( avrò tanti difetti, ma superstizioso non mi posso proprio definire..).
Indubbiamente, fa sempre impressione che un disco così sia stato pubblicato nel lontano venerdì 13 febbraio 1970 e che sia entrato subito nelle classifiche inglesi di vendita 33 giri piazzandosi al tredicesimo posto. Non dico che dietro tutto ciò ci sia lo zampino del diavolo, però mi viene da pensare che una certa aura maledetta si sprigioni dai solchi dell'opera. Ascolto tutto attentamente, è pur sempre un vinile storico e, senza stare a esaminare brano per brano, ne ricavo un' impressione tutto sommato positiva.
Certo, non voglio dire di trovarmi in presenza di un capolavoro (qui le mie preferenze vanno senz'altro ai coevi Led Zeppelin e Deep Purple), ma è innegabile il fascino sinistro del brano di apertura "Black Sabbath" ( non per nulla) in cui si odono rintocchi sinistri di campane in lontananza e il turbine di una tempesta che si approssima. Che poi il cantante Ozzy Osbourne descriva il terrore di chi si sente braccato da Satana in persona e gridi "Oh no!" crea un'atmosfera angosciante. D' altronde questo è il leit motiv ricorrente anche nei brani successivi (solo in "The wizard" si accenna ad un mago salvatore e qui gli echi di Tolkien si fanno sentire). L'elemento che tiene in piedi tutto il lavoro è semmai l'apporto del chitarrista Tony Iommi, creatore di riff energici (non immune da influssi di altri gruppi come Cream e Doors) in grado di sorreggere l'ossatura musicale. È la sua presenza che rende "Black Sabbath" un lp importante. Poi, personalmente, non trovo entusiasmante la voce acidula di Ozzy Osbourne (a lui ho sempre preferito ugole del calibro di Robert Plant e Ian Gillan). Ma resta il fatto che, proprio per avere una certa completezza nella raccolta di vinili storici, valga la pena disporre dell'album d'esordio dei Black Sabbath , Da qui parte tutto il filone del dark metal , gremito di gruppi per niente all'altezza dei fondatori del genere.
Non penso proprio che mi inoltrerò nei meandri musicali dei gruppi seguaci della corrente dark (non mi sembrano tanto attraenti certi fuori di testa sedicenti indemoniati). Tuttalpiu` devo ammettere che quanto cantato da Ozzy, ovvero "Is it the end, my friend? Satan 's come around the bend", suggerisca qualche riflessione. Non siamo ai livelli di "Simpathy for the devil" dei Rolling Stones, né il richiamo alla fine può essere accostato alla profondità filosofica di "The end" dei Doors, però in presenza di un mondo sempre più turbolento e instabile come l'attuale per i noti motivi, viene da pensare che il vecchio Ozzy non esagerava a paventare la presenza di un'entità malefica proprio dietro l' angolo...
Carico i commenti... con calma