"… Nudo

ho premuto il mio corpo contro il vetro della finestra

affacciata su troppa notte

credendo che tutto questo non avrebbe mai avuto fine ..."

"La notte dell'11 ottobre", Massimo Volume - "Lungo i bordi"


Probabilmente l'esperienza di nemmeno una settimana or sono (l'esibizione di Mimì e compagnia bella nella splendida Ferrara) mi ha invogliato a scrivere una De-Recensione, perchè le parole e le musiche, le interpretazioni e il pubblico meritano di far parte di DeBaser e quindi della memoria storica collettiva.

Ora dovrei recensire il “Ferrara sotto le stelle” stando alla logica, ma in tutto questo la logica non centra niente, a dire il vero sto facendo una battaglia personale alla logica, ai costumi e alle leggende urbane locali e alle tradizioni.

Diffonderei il falso parlando di Dark Ambient.

Direi una menzogna citando l'Idm.

Darei informazioni inutili parlando di etichette, produttori, parenti, amici, animali, del sole e della pioggia.

Visto che siamo immersi nell'inutilità e circondati dall'effimero, l'unico rischio è soltanto quello di fare mucchio, di nascondere la polvere sotto il tappeto e credo che espierò i miei peccati come farete voi lettori, nello stesso identico modo, da debeseriano nostalgico.

“Blackfilm”, per ciò che conosco, ha esordito con questo omonimo album prodotto dalla label “Spectraliquid Records” nel primo semestre del 2009.

Si tratta di una elettronica in notturna, del vetro freddo delle finestre in inverno, quelle finestre, che per le ovvie leggi della fisica, sono un oceano di ridicola condensa nelle case dei più abbienti, omuncoli che, lussureggianti estimatori delle temperature tropicali, girano sotto l'albero natalizio in costume, incoscienti di tutta la merda che stiamo creando.

Si tratta delle stelle offuscate dalle percussioni, dei rintocchi delle auto-kamikaze, e degli archi che dal nulla muovono le foglie attaccate ancora per miracolo alle braccia della terra spaventate dall'autunno.

Le foglie sanno sempre che fine faranno...

Si tratta della vicina di casa che non conosci da quando sei nato, ma che vedi tutti i giorni, e ti senti a disagio quando canticchia perchè l'unico suono diretto e ricevuto direttamente al padiglione è stato un “Buongiorno”.

A volte arrivano gli amici o forse sono parenti, o forse sono neofascisti o adoratori del diavolo, o forse non è mai successo niente perchè daltronde “Five years” è indimenticabile, certo senza nulla togliere a “Stalingrad” e senza dimenticare "Dresda" che non sembra ma hanno molte cose in comune: in due modi diversi, non esistono più.

Le foglie sanno sempre che fine faranno...

L'incalzante ricerca di “Sonar” della base perfetta e delle compagnie giuste.

Sono andato prima in un negozio di dischi, poi in libreria e in pizzeria e alla fine, contro tutta la voglia che avevo, ormai straziato dalla ricerca, dal macellaio, …niente da fare.

Poi ho avuto un'idea geniale:

l'emporio di quartiere, quello che ha dai vestiti di carnevale ai crauti polacchi, quello che è sempre in competizione selvaggia con i PhoneCenter di e per stranieri dove puoi vedere tuberi che nemmeno nella Treccani troverai mai, nessuno mi ha saputo dare una risposta …

Sarei potuto andare in chiesa a cercare aiuto, ma a dire la verità ho un po' paura di queste cose astratte, non leggo mai l'oroscopo.

Quello che rimane sono le 10 tracce di “Blackfilm”, Dresda non esiste.

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