Blind Faith.

Se questo non vi dice nulla aspettate che vi dica i loro componenti: Eric Clapton, Ginger Baker, Steve Winwood e Rich Grech.

Ancora niente? Bè vi basti sapere che i primi due stanno alla chitarra e alla batteria e provengono dal gruppo che ha praticamente dato vita all'hard blues, mentre Winwood arriva da certi Traffic che non vi sto neanche a spiegare cosa suonavano perchè mi perderei solo in una marea di definizioni quali psich-jazz-rock-pop e bla bla bla.. insomma andatevi a sentire "John Barleycorn Must Die" e poi ditemi se non ho ragione! Infine Rich Grech dai Family.

Nisba? Allora vi dico anche che questi Blind Faith furono la prima di quelle che furono poi denominate superband e che al tempo ebbero un successo a dir poco clamoroso.

Ancora non vi ho convinto? Bene allora passiamo semplicemente a cosa suonano questi quattro geni: vi confermo subito che se amate i gruppi sopracitati non potrete non adorare questo. Su tutti si impone il giovane Winwood che firma "Had To Cry", "Can't Find My Way Home" e "Sea of Joy". La prima si regge essenzialmente su un giro di chitarra alla Eric Clapton che lascia il posto nel finale a una divagazione di oltre un minuto di sola chitarra e batteria, la seconda si può considerare una delle migliori nell'album, una delicata ballata (ma chiamarla ballata è a dir poco offensivo) creata da Winwood con una chitarra acustica accarezzata in sottofondo, la terza infine si segnala per i vocalizzi meravigliosi di Winwood accompagnati alternativamente da chitarra acustica, elettrica e basso.

Venendo alle restanti tracce ci si trova di fronte a "Well All Right" un buon blues accompagnato dal piano di Winwood con una coda strumentale improvvisata di oltre un minuto, "Presence Of The Lord" di Clapton, un soffice brano rock scandito dalla sua chitarra e dalla batteria interrotto quasi a metà per far spazio a un solo di chitarra fantastico per poi riprendere come se nulla fosse la canzone lasciata in sospeso. Il disco si conclude con "Do What You Like" composta da Ginger Baker, una canzone... ma non credo si possa chiamar così... un viaggio diciamo lungo 15 minuti dove i quattro componenti danno il meglio di se in improvvisazioni totali accompagnati da Baker per poi lasciar spazio ad egli in un solo di batteria di oltre 3 minuti, anche qui dopo la divagazione la canzone viene ripresa ma infine fatta cadere in una serie di dissonanze, parole e rumori.

Cosa vi devo ancora dire? Il gruppo ebbe una durata di circa sei mesi, il che la dice lunga su quanto sia possibile una reale coesistenza di musicisti dalla così forte personalità ma in quei sei mesi diedero vita ad un gioiello di inestimabile valore quale è questo disco!

Non mi resta che scusarmi umilmente con tutti quanti se la prenderanno perchè ho dimenticato questa o quell' altra cosa, o perchè non ho saputo trasmettervi tutte le emozioni che questo disco è in grado di regalare, quindi per questa volta ben vengano critiche o aggiustamenti, ma ho voluto colmare un vuoto pesante su Debaser quale era la mancanza dei Blind Faith. Vi confesso che ho aspettato molto prima di far questa recensione, speravo provvedesse qualcun'altro più preparato ma tant'è.

Sappiate che per godere in pieno di questa perla l'unica è sedersi su una comoda poltrona, schiacciare il tasto play, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dai Nostri in un altra epoca, in un altro mondo.

Io sono già seduto e sto per chiudere gli occhi...

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