Nel 1983 il punk sta inziando a vacillare. Almeno, sembra. In vari Paesi (leggi: Italia) sta prendendo ora piede. Ed ecco i Bloody Riot.
Una band con una produzione non chilometrica, ma che nel cuore dei punk tricolori, e non, ha lasciato un certo impatto.
Violenti: una mitraglia nel logo; il nome che tradotto vuol dire all'incirca "rivolta sanguinolenta" ("Violent revolution!" sbraiterà un die-hard fan dei Kreator come me). Grezzi, ma non troppo, QB. Perché sì, erano punk, ma nell' '83 si poteva essere punk in tanti modi. La qualità audio è molto bassa, ma ciò non impedisce di apprezzare alcune chicche che la band crea al livello prettamente musicale.
La title-track, "Bloody Riot", in termini compositivi e è il brano migliore. Il ritornello è brutale ma non eccessivamente pesante, con quella voce abrasiva e disperata. Non eccellente il testo: la critica alla polizia era in quegli anni (e lo è tutt'ora) un mantra che alla lunga stanca, un vero stereotipo. Averne fatto il cardine, il manifesto, inserendolo come verso principale della canzone che dà il nome alla band, non è un gran segno di maturità nello scrivere testi. Da lodare invece la relativa ricercatezza della componente chitarristica, che sciorina melodie molto belle. Le altre canzoni ("C.L.S.", "No eroina" e "Naia di merda") si pongono tutte su un livello di scrittura testi più elevato e su melodie più scontate ma non per questo sgradevoli, anzi. I brani infatti scorrono a meraviglia e chi è avvezzo a certe sonorità sarà certamente soddisfatto. A volte la band cede un po' alla sguaitezza, ma dimostrando a più riprese che sanno bene come si scrive una canzone e che non si accontentano di due accordi in croce riptetuti per centoventi secondi con qualche parola a caso urlata.
In definitiva, quindi, un lavoro a cui un giovane punk si può affezionare facilmente, che contiene alcuni difetti che ignorare del tutto è difficile i quali però non intaccano la resa complessiva dell'opera. Un disco ricordato, che nonostante sia acerbo ha coraggio di buttarsi nella mischia. L'ascolto quindi è assolutamente consigliato: neanche un quarto d'ora per musica di livello alto, che non rappresenta certo l'apice del suo genere, ma che - fidatevi - contiene almeno un paio di brani da mettere nella propria playlist punk. A mente fredda, non posso dare un voto chissà quanto alto, ma capisco bene perché qualche vecchio punk canuto, col cuore, possa assegnare anche un 100 a questo disco. Voto: 81/100.
Elenco e tracce
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Altre recensioni
Di vortex
Le 4 tracce registrate trasudano energia, vitalità e voglia di fare.
Il punk ha dato qualcosa che assomiglia alla coscienza di classe, qualcosa capace di strapparli alla mutazione antropologica che Pasolini osservava fra i borgatari romani.