Italians do it better: part 1

Mani in alto, questa (se non) è una rapina (poco ci manca).

Come ti invento il supergruppo senza supernomi, come ti creo la supermusica senza una supercomposizione (o una superpromozione?). Lavoro coordinato dal produttore Tommaso Colliva, parte tutto da Enrico Gabrielli, una passione smodata per i fiati ed una breve militanza in seno agli Afterhours, da cui esce ad aprile 2009. Poi arrivano, alla spicciolata, gli altri: Massimo Martellotta a shakerare la sei corde, Luca Cavina dietro le pelli, Enrico Rondanini al basso. Ecco che ci si mette di mezzo la passione per i poliziotteschi, quelli italiani, degli anni '70, con i titoli minacciosi e il Tomas Milian strafatto a riempire di botte i pulotti. Presente, no? Non pensate ad una tarantinata, almeno in quest'occasione, dove proprio non serve. Musicisti sono e musicisti rimangono, aldilà delle passioni personali.

Quindi, la fiamma: un tributo sincero ed appassionato ai grandi maestri e compositori dell'epoca, che diedero forma al commento sonoro di quelle pellicole. Non-solo-Morricone, ma anche i fratelli De Angelis, Umiliani, Ortolani, Bacalov, gli Osanna, chi più ne ha più ne metta. Una miniera di pepite a cui lo stupido italiano medio guarda con disprezzo: loro, che stupidi italiani medi, grazie al Calibro, non lo sono, vi si buttano a pesce.

Cosa dire? Il trattamento a cui vanno incontro questi temi fa impugnare il retro del cd e controllarne la provenienza una, due, tre, dieci volte. Rivitalizzati, per quello che potevano aver perso in carica, resi ancora più belli da una serie di calcolati accorgimenti - uno spietato uso della tastiera, basso e chitarra dilaganti, ritmiche che si destrutturano su più livelli -, ripuliti dalla patina anacronistica di cui potevano (ma anche no) essere ricoperti, i tredici brani (più bonus track) di "Calibro 35" si rincorrono, frenetici, su binari prog-funk che risplendono al buio, assaltati da bordate elettroniche, fatti roteare sino allo svenimento come piccole, grandi trottole jazz. Davvero poco importa (al sottoscritto nulla) che, ridotto ai minimi termini, questo sia, quasi totalmente, un disco di cover: l'approccio con cui vengono affrontate e di volta in volta reinterpretate lo rendono di gran lunga uno degli ascolti più eccitanti, entusiasmanti e perduranti degli ultimi anni.

Qualche esempio? La mia preferita è "Summertime Killer": una sirena che ulula, avanti ed indietro, per oltre quattro minuti, con evoluzioni strumentali a rotta di collo che si affrontano, pugno chiuso e coltello tra i denti, in una serie asfissiante di violenti colpi, deragliando per il tocco assolutamente acid di Martellotta. Ma potrei farvi una lista lunghissima, con tanto di buone motivazioni. Solo la rilettura del main theme di "Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto", molto fedele all'originale, suona un po' statica ed irrisolta. Per il resto? Incalzanti fendenti funk, azzannati da cori ed handclapping, che rotolano giù per una scarpata ("Gangster Story", divertentissima!), jam a cui viene ridata massima libertà ("Bouchet Funk"), bombastiche schegge diluite nel wah-wah ("Shake Balera", da "La ragazza con la pistola"), lunghe allucinazioni psichedeliche per tastiere lisergiche ("Spiralys"), addirittura la storica "Milano Calibro 9", resa con allucinante perizia filologica, in un'ascensione prog-noise.

Mi ci gioco qualcosa di importante che, comunque vada, non siete ancora convinti. E allora via, altro giro, altra corsa, senza tempo di fermarsi: la rarissima "La Mala Ordina", dalle speziature quasi Motown, il cui originale è andato perduto tra le fiamme di un magazzino oltre trent'anni fa, affossa il circonvicino con spennellate di puro noir suburbano. La nudità di "Una Stanza Vuota", affidata praticamente alla sola chitarra, o il jazz rock turbolento di "Trafelato", memento morriconiano con più d'una reminescenza delle esperienze nell'argentiano "Il gatto a nove code", fanno quasi impressione, se messi a confronto. Il basso escavatore di "Italia A Mano Armata" regala profondo dinamismo ad una musica contrattissima, nervosa. E perchè tacere dei due originali sovraesposti, "Notte In Bovisa" (altro, sporchissimo numero funk dal riff mordace) o "La Polizia S'Incazza", dall'essenziale apparato free?

Qui riprendiamo fiato, e ci fermiamo. Un ringraziamento speciale, in calce, a Roberto Dell'Era, per averci confermato ancora una volta che il "dulcis in fundo" è davvero la parte migliore del tutto...

P.S. Il nuovo disco, uscito da un paio di settimane, è, per certi versi, ancora meglio. Al muro!

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