Uno in gamba scriverebbe una recensione dell'evento competente e dettagliata. Io, invece, ho tanti di quei pensieri da esprimere che, sicuramente, alla fine sarà un caos, ma sinceramente mi interessa il giusto; Jonathan Douglas Lord è uno dei "miei" ragazzi e tanto basta. Quando nel 2002 lasciò definitivamente i Deep Purple per dedicarsi ad altre esperienze (dal blues alla amata classica) ero felice per lui perchè, "conoscendolo", sapevo aveva ben ponderato questa scelta; nel 2011 quando lessi che stava combattendo contro un maledetto cancro al pancreas sapevo che non avrebbe, purtroppo, vissuto a lungo oltre a soffrire come un cane . E quando ci ha lasciato lo ha fatto con l'eleganza e la riservatezza che sempre lo ha contraddistinto. Anti star per eccellenza, tranquillo, pacato, mai fuori dalle righe; talmente diverso da me che, probabilmente, l'ho sempre amato anche per questo.

E' la sua diplomazia (unita a quella dell'amico fraterno Ian Paice) che dobbiamo ringraziare se i Deep Purple, con Blackmore, sono durati parecchio; questi due hanno sempre agito in funzione del gruppo e mai per protagonismo personale. Non era mancanza di personalità, ma voglia di suonare quella musica con quella band! Senza di loro non ci sarebbe stato, ad esempio, nessun "Made in Japan" dato che gli altri due (Blackmore e Gillan) si evitavano da mesi e quella formazione era ormai allo sfascio. Musicalmente, non lo dico io ma i colleghi, è stato uno dei più influenti. Il suo fondere l'amore per la classica (diplomato al conservatorio in pianoforte ed amante di Beethoven e Bach in particolare) con l'hard rock è stato unico; anche i suoi due "rivali", Emerson e Wakeman, hanno, più volte, espresso grande ammirazione per Jon Lord musicista e uomo (con Wakeman si instaurerà un rapporto di amicizia e di saltuarie jam e collaborazioni).

Il 4 aprile 2014 si è tenuto un concerto tributo in suo onore. Il tutto è stato organizzato senza clamori, in perfetto stile Lord. Soprattutto Paice si è occupato di tutto con l'appoggio degli altri Purple attuali. Nessuna forzatura: "Per gli artisti abbiamo tenuto presente chi fosse disponibile e libero da impegni in quel momento" chiarisce Ian. Semplicità, poca pubblicità ma eleganza e classe. Innanzitutto alla base di tutto ci sono la splendida e da lui amata location della mitica Royal Albert Hall e 90 orchestrali (la "London Orion Orchestra") diretti da tal Paul Mann. Il concerto è stato diviso in due parti. La prima ("The Composer") è uno omaggio assoluto a ciò che Jon non è mai riuscito a fare in vita nel modo in cui avrebbe voluto; otto poemi con sue musiche che l'orchestra ha eseguito divinamente in un'atmosfera splendida (io non ne capisco una mazza ma ho gradito e conoscenti preparati in merito hanno apprezzato). Mi ha colpito la giovane età media degli orchestrali e per quanto riguarda il citato Paul Mann dicono sia in gamba.

La seconda parte ("The Rock Legend") è stata una bellissima sintesi di ciò che Jon ha dato al rock. Tanti di coloro che hanno suonato e collaborato con lui sono saliti sul palco per rendere merito al loro amico: i Deep Purple odierni, Gleen Hughes, Micky Moody, Bernie Marsden, Paul Weller, Bruce Dickinson, Nigel Hopkins, Rick Wakeman, Vivian Campbell ed altri meno conosciuti. L'intero concerto, veramente bello. Mi limito a citare alcuni momenti: Paul Weller è stata una bellissima "sorpresa" esibensosi in brani dei "The Artwoods") del periodo pre Purple (sinceramente non ricordavo quei pezzi così belli!), Wakeman e Don Airey che propongono il loro personale omaggio con un "botta e riposta" di tastiere incredibile. Ma il mattatore della serata è stato, senza alcun dubbio, Glenn Hughes. Entra sul palco insieme a Bruce Dickinson e, dopo una splendida "You Keep On Moving", si parte con "Burn"; ora anche il, fin ad quel punto impeccabile, pubblico della Royal Albert Hall comincia a non resitere più seduto e tranquillo. Dickinson fa una fatica incredibile a duettare con un Hughes in stato di grazie ma ha tanto cuore e, si nota, una grandissima voglia di esserci. Qui, a mio parere, il top del concerto per tecnica ed emozione è ascoltare Gleen "con la sola voce" eseguire "This Time Around" (brano di Lord/Hughes appunto); "il bianco che canta il blues come un nero" ti spacca l'anima con una performance da brividi.

Mancava qualcuno in particolare?! Si, ma è fatto così ed ha omaggiato Jon con un brano a lui dedicato. E Lord comunque è troppo signore in tutto, nessun problema. Da parte mia un grazie sentito a tutti, Paice in primis. Lui e Jon hanno sposato due sorelle gemelle; proprio la moglie di Ian commuove (se stessa prima di tutti) con un bellissimo discorso.

Mi fermo e mi sono trattenuto; scusatemi comunque "tutto" questa volta; le emozioni forti sono difficilmente spiegabili. Grazie di tutto ciò che mi hai dato Jon, i tuoi baffoni dietro il tuo inseparabile Hammond fanno parte di me.

Buon ascolto, ma vi consiglio il DVD, la regia e la coreografia sono bellissime.

Ciao Jon.

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