Cult of Youth. Pare la sintesi tra i monicker di Sonic Youth e Cult of Luna. Eppure ci muoviamo in territori tanto distanti dal noise rock di Thurston Moore quanto dal post-metal della summenzionata formazione svedese. Il quartetto capitanato da Sean Ragon ha all'attivo diversi EP, ma quello qui recensito è il debutto ufficiale.

Cult Of Youth è rabbia urbana, disperazione alcolica e un immaginario apocalittico che, senza timore, paga un evidente tributo a Douglas P. e alla sua morbosa attrazione estetica per rune ed epoche remote.

Pensate al cantautorato grondante sangue di gente come Cohen e Cave. Metteteci la rabbia di un punk armato di chitarra acustica e la marzialità del neofolk britannico. Questo propone la band e questo è il contenuto del loro omonimo parto.

Si respira aria di bassifondi odorosi e di stanze piene di fumo. Si avverte la rabbia di chi non può e non vuole stare al mondo. Eppure emerge qualcosa, sia nelle note che nei testi, pronto a gettarti in uno stato di contemplazione ascetica.

Penso che, al di là del vostro genere prediletto, brani come "Pole Star", "Lorelei", "Monsters" o la devastante e bellicosa "Lace Up Your Boots" vi regaleranno mille e più emozioni. Tutte diverse tra loro eppure tutte così sincere.

Ne avessimo anche in Italia di artisti parimenti validi!

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