Dish-is Nein – Dish-Is-Nein (Contempo)

Il debutto di una nuova sigla, che in realtà nasconde delle vecchie conoscenze della scena italiana, ovvero i Disciplinatha, formazione bolognese controversa e di culto.

Dagli esordi di “Abbiamo Pazientato 40 Anni. Ora Basta!”, il debutto su Attack Punk, in cui comparivano provocatori riferimenti ad un'iconografia fascista, non solo è passata una vita, ma è cambiato il mondo, e il gruppo sembra avere scelto quel disco di esordio e il successivo Ep, “Nazioni/Crisi Di Valori” come punto di ri-partenza musicale, ovvero il periodo in cui la voce solista era quella di Cristiano Santini, qui presente anche in veste di producer. Della formazione originale troviamo poi Dario Parisini alle chitarre e Marco Maiani al basso.

5 tracce sono giusto un assaggio ma danno un'idea chiara della nuova identità del gruppo, e rispetto al passato finalmente riescono ad avere un suono che rende giustizia ai brani, una produzione di livello internazionale.

Ciò che invece colpisce di meno sono le scelte artistiche, dall'iniziale “Toxin”, in cui si sente l'influenza dei Laiabch, tra chitarre alla Rammstein e voce alla Giovanni Lindo Ferretti, per poi passare alla successiva, “L'Ultima Notte”, tra i Nine Inch Nails e di nuovo i Laibach, con un suggestivo coro alpino, e “La Chiave Della Libertà”, anche qui con un coro, forse un sample, ma davvero toccante e il riferimento è di nuovo il gruppo sloveno. Il paragone inizia a diventare davvero molto ingombrante, ai limiti della fotocopia, con passaggi melodici e soluzioni sonore che sanno di già sentito. Suona così come un'occasione mancata o come un disco che sarebbe potuto uscire a metà del 2000, davvero prevedibile, dispiace arrivare a una sentenza così perentoria perché ci sono buone intenzoni, ma non posso fare finta di non avere mai sentito i Laibach in vita mia.

“Macht Frei”, brano successivo, non migliora le cose, sotto questo punto di vista, sarà la scelta di utilizzare anche tedesco e inglese.

“Eva” chiude il lavoro, non portando alcuna sostanziale novità, se non una ventata di industrial metal, riportandoci dalle parti dei Nine Inch Nails ibridati con i CCCP. I testi sono tra il politico e l'apocalittico, forse vorrebbero essere in qualche modo controversi o provocatori, ma non riescono a fare scordare la sensazione di già visto e fuori tempo massimo.
Probabilmente un fan non noterà tutto questo, oppure sarà in grado di dare all'originalità un valore differente e lasciarsi conquistare dai testi o da alcune soluzioni musicali ad effetto. La soluzione è giudicare da soli, senza pregiudizi.

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