Parafrasando un uomo saggio: nessuno sa chi sono i Kraan ? Il basso prepotente colmo di groove di Hellmut Hattler ? L'avvolgente sassofono di Johannes Pappert ? L'elegante batteria e le percussioni tribali di Jan Fride ? Il grandissimo lavoro della chitarra psych-funky-rock di Peter Wolbrandt ? Oh caacchioo.
Esordio col botto di questa ottima band tedesca. Sono lontani da alcuni approcci ben più estremi e sperimentali di altre band conterranee e coeve, la formula qui è quella dello psych-acid rock cucito assieme a strutture Jazz-Rock/Prog e consistenti tocchi di Funk e fascinazioni tribali e mediorientali e dunque musica Fusion, nel vero senso della parola. Brevi le parti cantate (da Wolbrandt) mentre dominano lunghe parti strumentali, colme di belle intuizioni melodiche e grande fantasia musicale, tocchi di colore continui sempre aggiunti con grande classe. Domina il sax di Pappert, una vera delizia per le orecchie sia nelle parti più grooveggianti/acide che in quelle più melodiche, ma il lavoro di cesello della chitarra e la sezione ritmica sono altrettanto emozionanti. "Kraan Arabia" è la gemma del disco, frutto di quell'amore per l'oriente e il percussionismo stupendamente tribale tanto in voga in quella Germania, ma anche i 18 minuti di kraut-jam "Head" sono un viaggio che, soprattutto nella seconda metà del brano, non si può non affrontare con gioia. Esaltante. Tutto il disco è di gran qualità, comunque. Ottimo davvero, un disco eccellente.
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