Un fantastico testamento, un correre inesorabile e ingiusto del tempo. Due grandi capolavori: Don Chisciotte e Addio, la prima epica e disillusa, la seconda quella che vorrei al mio funerale. In mezzo ottimi brani come la grintosa Ho ancora la forza, il jazz anni 50 di Inverno 60, la malinconia di Autunno...e poi ci sono la titletrack e E un giorno, che pur essendo ottime hanno qualche piccolo difetto (la prima troppo celebrativa del Che, la seconda un pochettino retorica). Resta solo Primavera 79, un brano così e così che però riassume bene lo scorrere del tempo che impermea tutto l'album. In conclusione, un disco curato, con arrangiamenti studiati ottimamente e dei testi malinconici, disillusi e incazzati che fanno tornare alla memoria un po' quella disillusione di Via Paolo Fabbri, seppur in maniera meno esistenziale
- Bèl (01)
- Brü (00)
-
(00)
-
(00)