Voto:
Visto oggi pomeriggio in televisione con un certo ritardo rispetto agli originari programmi - e, peraltro, in via del tutto casuale - mi è piaciuto soprattutto per la fotografia e l'ambientazione, quasi astratti (in questo, consiglio un paragone con il quasi coevo "L'ultima donna" di Ferreri, sempre con una giovane Ornella Muti in un ruolo non troppo distante da quello di Vincenzina, quasi a dire che tutte le periferie sono uguali, infelici allo stesso modo). Lo squallore dei luoghi, esterni ed interni, rimanda come ovvio metaforicamente a quello di tutti e tre i protagonisti del dramma/farsa, che alla fine si ritrovano parimenti sconfitti: il povero Basletti fa certamente la fine peggiore, più che altro per non sapere portare alle estreme conclusioni il suo sussulto di orgoglio, risultando un gran perdente tout court (notare il tentato suicidio simile a quello della moglie del Mascetti in Amici miei atto II: stesso attore, stesso personaggio con la predisposizione al gioco, stesso regista, assonanza dei cognomi!); il poliziotto Pizzullo forse è quello che se la cava meglio, fra i tre, perchè i suoi scarsi orizzonti di vita, la sua scarsa capacità di interiorizzare, il considerare Vincenzina come "fimmina" intercambiabile con un'altra "fimmina" (la moglie) rendono la tresca come una vicenda della vita, non turbando il suo infantilismo cialtronesco (clamoroso quando prepara il caffè al Basletti!), la sua fisicità giocosa, che emerge anche nell'ultima scena in cui gioca - ma potremmo dire: si balocca - con gli aeroplani. La sua sconfitta è come una sconfitta in un gioco o sport; da ultima Vincezina, e qui devo dissentire dalla recensione, in quanto la fine della storia con il Basletti non rende certo libera o indipendente la ragazza. Non solo perchè poi racconta di altri tentativi di rapporti con uomini più grandi e relativamente più ricchi e potenti andati male, come riedizione della sua dipendenza da figure come il Basletti, ma anche perchè, nel suo farsi strada nella vita, come sindacalista, replica proprio la figura dell'ex marito. La scena in cui la vediamo spignattare con la sigaretta in bocca è il sigillo di un fallimento e di una storia triste come la canzone che chiude il film.