Voto:
Temo che ci siamo infilati in un imbuto. Prese isolatamente, condivido tutte le tue indicazioni. Resto dell'opinione che il fascismo sia stato solo l'opportunità contingente - quantunque abbia configurato un'immane tragedia - per un intervento (quello Usa in primis) che ha modificato il corso della nostra storia. E' solo una mia opinione, ma non è da rifutare l'ipotesi che, stante la nostra posizione geografica, guerra o non guerra, qualcuno sarebbe venuto a guardare in casa nostra.
Comunque, appurato che - e te ne ringrazio - non sembro essere né imbecille, né (soprattutto) fascista, mi accontento. Rimango della mia opinione da "fuori di testa", che sovente incarna una condizione di immeritata felicità, come asserito nell'antica grecia. Sarei stato un'"anima attraversata"... Meglio di così!
Stammi bene, anche perché, in caso di bisogno bellico, dovrai essere per forza dalla mia parte.
A Marshall penseremo dopo...
Voto:
Nes, forse avrei dovuto scrivere il mio commento 34 in latino o in greco antico (riuscivo meglio in quest'ultimo) per farmi capire. Ho espresso concetti molto piani, magari discutibili, ma chiari. Il "Mussolini non c'entra niente" non me lo puoi citare estrapolato dal contesto, altrimenti mi tocca mettermi fez ed orbace e sfilare di sabato (oltretutto, non ho nemmeno le phisique du rol). E' evidente, e non puoi non averlo compreso (mi auguro!), che la citazione era riferita al fatto che le intenzioni americane, testimoniate da ripetuti (relativamente cauti) comportamenti bellici, erano dirette a salavaguardare, nei limiti del possibile, il territorio italiano e, su questo, il regime fascista non contava più nulla, come avvalorato da numerosi studi. Si trattava, a quel punto, solo un conflitto tra belligeranti. E' altrettanto ovvio che, ragionando unicamente col buon senso (senza scomodare capacità più alte), non si può che essere contro la bestialità del fascismo, e via dicendo. Questo lo davo per scontato... Non capisco perché t'incaponisci, pur avendo fatto un quadro preciso della situazione a deviare le conclusioni da quelle logiche. Secondo me, eri arrivato al punto in cui bastava fare la somma. Per carità, puoi benissimo essere in disaccordo con me. Me ne farò una ragione, credimi, ma non puoi permetterti di farmi passare per quello che non sono rispetto all'affermazione su Mussolini, da inserire - lo ribadisco con forza - nel contesto del ragionamento da me svolto. Altrimenti, debbo constatare una scorrettezza da parte tua, che non riesco a spiegarmi, o una momentanea interruzione della sinapsi (può capitare, sai).
Dammi pure dell'imbecille, se questo può renderti la vita migliore, ma del fascista proprio no.
La mia città (centro storico medievale) mostra ancora qualche sampietrino, che é volato verso gente all'epoca vestita molto di scuro, che, ti assicuro, in quegli anni non pensava proprio di sedersi in Parlamento... Per la cronaca, a quei tempi non vestivo di nero e neanche alla marinara...
Voto:
Fatti i complimenti al recensore per quanto scritto e per la scelta del film, sul quale sottolineo l'ostracismo dei media, m'inserisco per dire la mia sulla polemica tra Nes e Max Cady. Caro Nes, ho letto anch'io numerosissimi libri di storia (temo più di te, non foss'altro per età), ma questo non m'impedisce di ascoltare e frequentare storici di tutti i livelli ed opinioni. Mi riconosco ignorante, nel senso latino del termine, cioé come colui che ignora e che, se ha l'umiltà di informarsi, può arrivare alla conoscenza. Sono per Max Cady e provo a spiegarne il motivo. Tutto giusto il presupposto di Nes su Mussolini con la sequenza dei fatti e compagnia cantante, ma il fascismo fu un'esperienza a sé stante, non cumulabile con la democrazia americana. Forse solo il sigaraio inglese, stante la corrispondenza (un tempo) segreta col duce, avrebbe potuto/voluto salvarlo e riciclarlo, ma la guerra - non raccontiamoci menate - fu vinta solo per gli americani e, dunque, furono loro a dettare le condizioni. Mussolini non c'entra niente. Se l'Italia non avesse avuto la posizione geografica che ha, gli Usa avrebbero bombardato anche la cuccia del cane di tuo nonno (gli inglesi sicuramente ci avranno provato...) e sarebbero arrivati in Germania in pochi mesi. Il loro interesse nascosto - post conflitto - era quello di assicurarsi una portaerei naturale per fronteggiare e contrastare il futuro nemico ad est. Se l'Italia fosse stata il deserto del Tassili e fosse stata ubicata altrove, altro che piano Marshall! Ci avrebbero sfruttato per riempire le clessidre del Kentucky con la nostra sabbia. La storia, in realtà, non procede secondo sequenze sempre prevedibili, ma a scatti. Le armi, prima, e la diplomazia, dopo, si occupano di fissare i convenzionali termini di guerra e di pace. E' triste, lo so, ma purtroppo é così. A noi, appassionati di storia e forse, mi auguro, di umanità, rimane il compito - spesso doloroso - di ricostruire le vicende e, finché possibile, di non dimenticare.
Hai ragione nel sostenere che senza gli americani chissà che fine avremmo fatto in quel periodo. Non credo,comunque, che saremmo finiti sotto la cortina di ferro: la Jugoslavia era un cuscinetto troppo ingombrante per l'Urss, ma certo il nostro sviluppo sarebbe stato assai più lento. Che poi, - e qui torno su Max Cady - gli americani, da Kissinger in poi, abbiano fatto e strafatto in Italia come nel Centro America, mi sembra un dato indiscutibile, non foss'altro perché storicamente provato.
Se qualcuno tra voi è un giocatore di biliardo, dovrebbe sapere che non esistono colpi teoricamente impossibili: ci sono i diamanti, gli effetti ed i colpi di calcio. Si arriva (o si può arrivare) sempre allo scopo. Gli Usa, almeno fino a dieci anni fa, non hanno avuto bisogno di tanta arte e la ricostruzione storica delle loro strategie militari e di pace (?) sono del tutto evidenti. Ora, forse, dovranno imparare a giocare a biliardo, ma vedo i cinesi molto più pazienti di loro...
Almeno tra noi debaseriani, PACE.
Voto:
Arrivo molto tardi (dopo 4 anni e mezzo...), ma commento ugualmente, perché senza gli Yardbirds il rock ed il blues elettrico avrebbero preso altre strade, molto più lente ed impervie. Geniali, individualisti ed indifferenti ad ogni mainstream. Hanno suonato "Shapes of things" chiudendo il brano con delle "coffate" sulle chitarre, simulando un effetto eco, quando all'epoca le canzoni erano condannate a sfumare o a ripetere in crescendo il riff. Si divertivano a stravolgere ogni canone, quando avrebbero potuto comodamente assicurarsi una lauta pensione suonando i loro strumenti come una mano santa gli aveva consentito. Dissolvendosi, hanno dato la stura a fenomenali formazioni degli anni successivi. Imploro notizie su Keith Relf, magica ed originalissima voce del gruppo: pare svanito nel nulla. Riascoltarli é un dovere ed un rimpianto. M'inchino, devoto, alla recensione, sempre assicurandomi che non ci sia nessuno alle spalle...
Voto:
Recensione meravigliosa. Il libro vale 4,5, secondo me, e, dunque, lo penalizzo ingiustamente. Strepitosa la prima parte; appena più discontinua l'altra, in cui forse la Ortese aveva troppa smania di togliersi qualche sassolino... Un'autrice di caratura europea, ingiustamente trascurata dalle nostre antologie, assolutamente distante da ogni retorica, pur utilizzando una lingua curatissima e "alta" nella sua perfetta semplicità. Fosse stata una francese, le avrebbero assegnato il Nobel per la letteraura. Ha avuto il coraggio, era il 1953, di scrivere dei racconti su Napoli senza agiografie né compiacimenti. Una sorta - absit iniuria ... - di Pasolini in gonnella.
E' un libro crudo, disincantato, amarissimo, eppure pieno di amore; certo, un amore tradito o perduto, ma che non cerca facili consolazioni.
In questa misera Italia che é riuscita ad intitolare vie a Craxi e ad Almirante, non riusciamo neppure ad infilare la Ortese in qualche sciatta antologia ad uso delle scuole medie.
Complimenti ad Aim per la recensione (e mi ripeto), ma anche per aver avuto il coraggio/merito di andare a pescare un'autrice tanto bersagliata in vita da critiche ingiuste e preconcette.
Anche a distanza di tanti anni é una lettura che serve per capire che napoli non é solo pizza, mandolini e putipù.
Voto:
Premetto che la recensione è buona, non foss'altro per il merito di aver ripescato un'opera ingiustamente trascurata, anche se non condivido del tutto l'analisi sull'attenzione "hollywodiana" che la pellicola avrebbe. Trovo, inveve, che Cronenberg abbia calcato il timbro sulla figura dolente del credibilissimo Walken e messo volutamente in sordina gli effetti speciali/orrorifici. Insomma, per essere un film di 27 anni fa, lo trovo molto poco allineato alla filmografia degli anni ottanta, e la penso più come Fosca, della quale condivido la percezione di un film in cui lo splatter viene tenuto a bada dall'introspezione psicologia e dalla riflessione esistenziale.
Sono anche d'accordo con Fosca sulle pettinature molto datate, ma Walken coi suoi capelli si é sempre divertito a peggiorarsi, peraltro riuscendoci. Forse lo splatter sta tutto lì...
Voto:
Non ho ascoltato il cd e non penso lo farò mai (le operazioni natalizie aumentano indefettibilmente il mio contenuto sinoviale), però un'occhiata a Dylan non me la perdo. Non voto, ovviamente, l'opera, ma intervengo solo per un appunto sull'intervento 11 di Geenoo, che non mi ha convinto pienamente. Nulla da eccepire sul fatto che un artista, specialmente se stagionato, sa - o dovrebbe sapere quello che fa - e le normali/prevedibili ricadute di mercato e di critica. Però, proprio per rimanere nella metafora lavorativa suggerita da Geenoo, se un operaio torchia male un bullone di una Grande Punto (ammesso che già non lo faccia il robot!) certamente non sarà sputtanato in giro per a rete; Dylan, essendo un monumento musicale, viene recensito e criticato anche se fa dei rumori al cesso. Punisher la mette sulla democrazia, cosa che alla fine ci può pure stare. Io, molto più modestamente, la metto sullo spettacolo o sull'arte. Dylan è un artista, oltretutto molto celebrato: è ovvio che lo si rivolti come un calzino. Anche perché più di una volta i piedi gli hanno puzzato. E lo dice uno che - e non sono pentito - negli anni gli ha versato parecchi diritti discografici. Buon Natale a tutti voi di questa recensione.
Voto:
Oggi in auto, tornando a casa, ho messo su questo vecchio cd del '79 (scaricato dal Mulo). Condivido molto della recensione, anche se non tutto. Il disco forse non vale più di 3,5, ma lei è comunque una cantautrice molto onesta e talora di forte intensità. In ogni modo, molto migliore di tante che oggi vanno per la maggiore. Complimenti per aver scovato quest'artista ormai dimenticata; del resto, la recensione è del 2005: sono io che ho dormito! Qualcuno sa dire qualcosa dei testi di questo album?
Voto:
Disco che rievoca nostalgicamente un'epoca. Alcuni brani sono molto carini e tutti, comunque, risultano curati (e un pò "leccati"). "Homecoming" è probabilmente il picco degli America. La recensione, oltre che ad inquadrare perfettamente il disco e la sua epoca, è molto onesta nel collocare il valore del gruppo e, tutto sommato, mi sembra molto migliore del disco. Complimenti sinceri al recensore, cui assegno anche il merito di avermi fatto ritornare molto indietro negli anni, anche se solo per pochi minuti.
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