Voto:
Nel suo genere Fincher non sbaglia mai, il film non mi convinceva, la recensione sì.
Voto:
Recensione divertita / divertente, il gruppo lo vedrei volentieri live e francamente non comprendo tutto questo storcere il naso.
Voto:
Tu hai parlato di maledetti che, in un contesto letterario (come la suddetta pagina vuole essere), si riferisce ad uno specifico gruppo di autori. Anche se si tratta di un semplice commento a piè di una recensione sarebbe opportuno essere precisi (non precisini!!!). Avresti potuto parlare sin da principio di "milioni di persone", 'che ci si evitavano certi pruriginosi fraintendimenti!!!!!...Vabè...
Voto:
ah beh...resta pubblicato nel '15
Voto:
Ho da poco concluso "L'inverno del nostro scontento", questo manca ma provvederò. In genere le recensioni di autori "consacrati" sono piuttosto banalotte, ma questa è breve, intelligente e intensa. Ben fatto/detto.
Voto:
Già espressomi in ben altra "Metamorfosi" ;) @Nevruz: "un mattone. però ha ispirato milioni di maledetti"...ma se sarà si e no 60 pagine?! Ma se è stato pubblicato nel 1915?!
Voto:
Anche io ho scritto illo tempore (mi adeguo all'atmosfera, sai com'è) una pagina per questa sezione, "L'idiota" di Dostoevskij, la scrissi con l'intenzione di omaggiare uno dei colossi della letteratura mondiale che mi hanno insegnato a leggere davvero. Mi ripromisi di non farlo mai piu (Mi si perdoni l'assenza di accento, ma la "u" accentata è scomparsa dalla mia tastiera). Il fatto è che recensire un classico della letteratura su un sito come Debaser, e dedicargli quindi appena una paginetta e mezzo di word, non solo risulta piuttosto riduttivo ma rischia di produrre un compitino a metà fra una recensione, un tema in classe e un saggio mal scritto. Proprio come la mia pagina, una delle poche che vorrei non aver mai pubblicato. Il caso vuole che oggi, proprio dopo un pomeriggio di studio intensivo in vista di un esame di letteratura latina, vedo fare capolino nella home una "recensione" delle "Metamorfosi". Ammetto di aver provato un profondo senso di noia notando l'ampiezza dello scritto ma mi son forzato a leggere tutto ben benino. Mi spiace dover far presente un paio di osservazioni. Apuleio non è fra gli ultimi autori della letteratura latina pagana: il "De concubitu Martis et Veneris" di Reposiano o il "Pervigilium Veneris" di Tiberiano risalgono al IV secolo d.C. circa, e poiché Apuleio, come giustamente viene riportato, è vissuto nel II secolo, appare evidente che la letteratura pagana ha davanti a sè ancora duecento anni di vita. In secondo luogo, il testo di Apuleio ci è giunto integralmente per una ragione molto precisa: negli anni della sua pubblicazione "Le metamorfosi" divennero un "best seller", come un moderno romanzo di Dan Brown, per intenderci, per questo esistono decine di codici, una ricchissima tradizione manoscritta. D'altronde l'opera rema fin troppo a favore del cristianesimo: le divinità pagane vengono ridicolizzate in un'umanità esasperata e grottesca, come dice la recensione. Duole notare che in tutto questo dilungarsi sulla religiosità di Apuleio e sul suo rapporto con la religione pagana non c'è alcun riferimento alla "Fabula Milesiae" e al tema centrale dell'opera: l'"improspera curiositas", la curiosità infruttuosa che porta Lucio ad attraversare infinite avventure e che ritroviamo in maniera speculare nella "storiella", come trovo scritto su, di Amore e Psiche. Per farla breve, meglio astenersi dal voto. A che serve un 2 ad una recensione che, senza dubbio, aveva la semplice intenzione di condividere una scoperta, un interesse? A che serve un 5 ad un capolavoro inestimabile?
Voto:
Visto appena uscì, all'epoca imperversava anche in Europa la polemica di cui Redford si fa portavoce. Un film che cade nel giusto momento, ricapitola quanto già sapevamo (o potevamo immaginarci)sui conflitti in medio oriente per poi lasciare allo spettatore la possibilità di scegliere fra interventismo e pacifismo.Mi risulta difficile credere che Redford, regista e attore certamente non di primo pelo, abbia optato per il finale aperto in virtù di ragioni artistico - stilistiche. Il risultato è un film inconcludente, in sala ci si sente come uno scolaro obbligato dalla maestra a scrivere la sua "considerazione personale" su un tema perennemente sfuggente. Quel che è peggio, non risparmia la solita prospettiva dell'uomo di potere cinico e ipocrita, della giornalista per-la-verità e del popolo che ci rimette sempre e comunque.
Il film si lascia vedere, se non altro ha il pregio di affrontare il tema attraverso una "lingua comune", ma Redford ha fatto di meglio, senza dubbio.
La recensione è invece appassionata al punto giusto:)
Voto:
Oddio...la scena in cui La Winslet canta "Sono andati" di Puccini a me è sembrata un patetica (Non da intendere in senso assolutamente negativo, ma come una volontà di rimarcare a livelli angusti un sentimento di perdita e dispersione che, in fondo, anima tutto il film)
Voto:
@Tomgil: allora appena lo vedi tornaci e fammi sapere;)))
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