Voto:
Parole sante Jargon, però, nel caso tu riferisca l’intero tuo commento al recensore, devo precisare, in sua difesa, di essere stato io a citare il progetto Yugen, sottolineandone il valore rispetto ai The Watch (senza comunque denigrare questi ultimi), non perché il linguaggio utilizzato da Zago & Company sia inedito, ma perché lo stile proposto risulta indiscutibilmente più avventuroso e stimolante di un rock sinfonico che, al massimo, può ambire al grado di "piacevole". Se volessimo metterla ai voti direi che almeno una spanna di differenza ci sta tutta (3/5 - 4/5).
Voto:
La formula nostalgica proposta dal gruppo, per quanto stucchevole, non si meriterebbe un giudizio così negativo, ma è certo che l'acqua più pura e dissetante zampillata dalla fonte dei Night Watch è quella attinta e distribuita da Francesco Zago con i suoi Yugen, come il buon ProgRock ci ha ricordato non molto tempo fa.
Voto:
Nella recensione ho fatto soltanto brevi accenni, ma posso aggiungere che "Tammikuinen Tammela" è un esordio intimista, adatto a momenti di solitudine o riflessione, mentre "Uoma" utilizza sonorità più vaste, che donano varie sfumature etniche alla sua considerevole durata (circa 70 minuti). Per quanto riguarda il verdetto sull’album migliore direi che dipende dalla personalità di chi ascolta; i miei favori tendono verso "Niittoaika" perché presenta un graduale cambio di temperamento attraverso un ampio spettro di suggestioni, che contribuiscono a renderlo più camaleontico e imprevedibile degli altri, ma, come ho già detto, sono tutti lavori notevoli.
Uzva Niittoaika
30 apr 11
Voto:
Grazie Mr. Money, ma sappi che in realtà ci sarebbe qualcos'altro da fare di fronte a me, ovvero scrivere le tue impressioni sul disco non appena avrai avuto occasione di ascoltarlo. Non importa se sia proprio quello descritto o un altro, visto che gli Uzva hanno pubblicato tre lavori di ottimo livello, tutti ampiamente meritevoli di essere esplorati da orecchie desiderose di vera sapienza progressiva.
Uzva Niittoaika
29 apr 11
Voto:
Decisamente troppo gentili Opel & Macaco, grazie mille. Questa serie sta ormai giungendo al termine e, in tutta sincerità, non ricordo nemmeno più come sia arrivata a germogliare nella mia mente malata l'idea di fare una cosa del genere. Scrivere recensioni in maniera normale è ovviamente fuori discussione... @Jargon: Avrei dovuto citare i francesi nello scritto. In effetti è evidente sugli Uzva l'influenza dei Noetra, soprattutto se prendiamo in esame le sonorità dolci-amare di "Neuf Songes", austero e suggestivo, il cui romanticismo dai toni grigi riecheggia più volte in “Niittoaika”. Mi piace molto anche la fusion eterogenea, ma pur sempre godibilissima, della raccolta "Définitivement Bleus", nonostante si discosti abbastanza dai lidi classicheggianti dell’esordio. Peccato che formazioni dallo stile così peculiare e interessante abbiano spesso una discografia tanto magra.
Uzva Niittoaika
28 apr 11
Voto:
Grazie Jargon & ProgRock. Anni fa, quando ero ancora un agnellino sperduto nelle contorta selva progressiva, mi procurai un libro di costui sperando di potermi orientare almeno nel fitto groviglio delle opere maggiori, ma dovetti ben presto fare i conti con apici di pignoleria dai risvolti ingannevoli e, in alcuni casi, frustranti. Forse mi sbaglio, ma mi sembra di intravedere in queste pubblicazioni una certa interpretazione "utilitaristica" dell'opera musicale che, se non appunto "utile" ad ampliare in modo significativo gli orizzonti del genere di cui fa parte e quindi a contribuire all'ottenimento di risultati tangibili, diventa subito obsoleta, se non addirittura auto compiacente. Non voglio mettere in dubbio le considerevoli conoscenze dell’autore né tantomeno negare che ci sia una effettiva base di verità in questa lapidaria ipercritica, però mi sembra davvero alienante ignorare la fantastica atmosfera e la pazzesca forza immaginifica che può produrre un disco, concentrandosi solo su un suo ideale punteggio di sperimentazione. Magari il nuovo libro è diverso, ma quello al quale mi riferisco riusciva a trasmettermi uno sgomento tale da annichilire all'istante ogni possibile entusiasmo o proposito di ascolto.
Voto:
Salute a te Opel. Torni su queste pagine con un disco che non sarà tra i più avventurosi della sua florida annata, ma racchiude nelle sue piacevolissime note tutta l'atmosfera, la curiosità artistica e la vivacità creativa di quel leggendario periodo. Impossibile stancarsi di ascoltarlo.
ZNR Barricade 3
26 apr 11
Voto:
Mi sono quasi perso un ripescaggio a dir poco singolare. Ho sempre considerato questo disco come un esperimento riuscito, interessante ed eccentrico, ma non so se potrei arrivare a definirlo capolavoro (i commenti precedenti mi impongono comunque di meditare nuovamente sul suo effettivo valore). Ricordo la frustrazione dei primi ascolti, quando, ogni volta che stavo per addentrarmi nei meandri sonori di un pezzo, quello svaniva lasciando il posto al successivo, ugualmente breve ed inafferrabile. Sarà per quello che sono particolarmente affezionato ai 9 minuti della mini-suite "La Ponte de Tes Seins...".
Voto:
Bella proposta, a mio avviso particolarmente incisiva nei ritmi avvincenti di "Nasha Universo" e nella burrascosa seduta d'ipnosi di "Pangaia".
Voto:
Ah ok, grazie per il chiarimento ProgKnight. Credo ad ogni modo che tutti i partecipanti a questo scambio di idee abbiano usato una visione generale e mi stupirei sinceramente se, tra le righe, ci fosse un riferimento critico diretto a te o al senso del tuo scritto. Comunque, a parte ciò, se è vero che non hai ancora nessuno disco “regolare” degli Yes, mi raccomando di non lasciarti sfuggire almeno la parabola ’71-’77 (da “The Yes Album” a “Going for the One”), compreso il meraviglioso live “Yessongs” del 1973. Si tratta di una serie di opere essenziali per un utente con un nome come il tuo.