George Orwell 1984
8 mar 12:16
Voto:
Se ci pensate giusto due secondi arrivate ad una conclusione semplice. Voi mica lo sapete che 2+2 fa 4. Do per scontato che nessuno di voi conosca gli assiomi di Peano (credo di saperli solo io. Non nel mondo né, ma tra i frequentatori di questo sito direi di sì). Che 2+2=4 ve l'hanno insegnato. Inculcato, direbbe qualcuno, da quando eravate bambini. (Ed hanno fatto bene, né...)
Però, per ben 76 volte, nel libro (lo dice il comando Ctrl+F) il protagonista usa 2+2=4 come esempio di oggettività. Che non è oggettività. Non ha nulla a che fare con la realtà e lui non è minimamente in grado di dimostrarlo. No, lui sta solo difendendo quello che fin da piccolo gli hanno inculcato. Non riesce a vedere oltre. Nemmeno un millimetro. 2+2=4. Si sa. E vi chiama testimoni. Lo sapete anche voi, dai... L'altro gli dice ma sei sicuro? Ma guarda che mica sempre è così... Ecco, io sono sicuro che un giorno, se avrò tempo (mica come oggi che mi sto ammazzando di lavoro) mi leggerò questo librino, alla ricerca di una chiave di lettura completamente ribaltata... Magari è così...
George Orwell 1984
8 mar 12:11
Voto:
Parte due: lo so che tenderete a saltarla, perché è la parte di matematica, pesante, cazzo, sai quelle robe che adesso fa il saputello... sì. E' proprio questa parte. Ma io non la salterei... sia mai che vi viene qualche idea in testa...
Il tizio sceglie come realtà evidentemente oggettiva il fatto che due più due faccia quattro. Ciascuno di noi lo sa! E' certo! E' sicuro! Ma il potere non vuole. A Soros gli dà fastidio.

Ora: la faccio breve. Chiedo scusa per l'imprecisione, perché è impreciso quello che sto per scrivere (gravemente impreciso!) ma in matematica è vero ciò che si dimostra. Bene, vi stupirà saperlo, ma che 2+2 fa quattro lo dimostra Giuseppe Peano, meraviglioso matematico torinese pochi anni prima del 1948. Perché il fatto che 2+2=4 è tutto meno che qualcosa che si ha davanti agli occhi!
Non ci credete? Ve la faccio ancora più semplice: avete un interruttore? Bene, andate e premete il tasto. Uno, ok?
Bene, adesso avvicinatevi di nuovo e schiacciatelo ancora. Uno. Più uno di prima, avete dubbi in proposito? Risultato? Zero. Uno più uno fa zero. Alle volte. E' la realtà? Ahahahahah Ah già, avete letto Orwell... Bene, vi ricordate quel pezzo?

"A volte, Winston. A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque,
quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più. Non è facile"
George Orwell 1984
8 mar 11:56
Voto:
«Ma come posso fare a meno...» piagnucolò «come posso fare a meno di
vedere quello che ho davanti agli occhi? Due più due fa quattro.»

Ce lo diciamo una volta per tutte?

1984 di Orwell è una cagata pazzesca!

E a me non stupisce per niente che il cazzo di Grande Fratello sia diventato il nome di una trasmissione demenziale.

Da quelle parti stiamo. E - una volta per tutte - ce lo diciamo?

Davanti agli occhi, il tipo, ha che due più due fa quattro. Nessuno lo potrà negare! E' la realtà! E il Potere lo vuole negare! E' terribile!

Ora, al netto della digressione matematica - che lo sapete che vi tocca - mi permetto una prima osservazione.
Il libello, Orwell lo scrive nel 48. Nel 1917 un tizio siciliano premio Nobel scrive Così è se vi pare. L'idea di fondo, idea che del resto è il centro di tutta la cultura del Novecento, è - detto in parole semplici - la distruzione dell'oggettività. Niente è oggettivo.
Ok? Ci intendiamo? E invece no. 31 anni dopo, questo fesso scrive un libro in cui ci spiega che la realtà esiste. Solo che non te la vogliono far vedere! E' il potere! E' Soros! Le multinazionali! Wow, che genio! Che meraviglioso Autore! Quanto ne sentivamo il bisogno! Del resto, due più due fa quattro! E' la realtà! Ce l'ha davanti agli occhi!
Ecco, mi viene in mente un prof di lettere (o di cultura?) che tra vent'anni fa leggere ai suoi alunni il Testo di quello con l'iniziale sbagliata. E poi magari ci scrive sopra le sue robe... Ora, sinceramente, anche no...
Ps: per chi non avesse capito chi è il tipo e cosa sia l'iniziale sbagliata, visto che si possono mettere gli ascolti...



cambiate iniziale e ci arrivate...

to be continued...
Voto:
Il mio primo Rigoletto! (in ellepì, ovviamente). Disco fantastico. Varrebbe la pena di parlarne!
Voto:
Etta James, un ricordo (1./3) - RSI Radiotelevisione svizzera

non lo sapeste, lo straconsiglio... (ps: ovviamente anche la parte 2 e la parte 3, ma il linko lo trovate da voi). E grandissima Jamesetta!
Voto:
Sempre solo il massimo dei voti ai Feats... e lo so che in ufficio non si dovrebbe, ma adesso mi sparo in cuffia Mercenary territory (anche se non c'è in Time loves a hero...)
Voto:
sìììììììììì! Ma se mi faccio i capelli come Lautaro Martinez? (e io tengo al Milan, né)
Voto:
Mi manca. Ma... scusa... il titolo...

(ps: non fossi preso nell'ascolto compulsivo di Tamerlano mi ricorderei che è nella mia playlist della mattina e mi metterei a ballare... ma vabbé)
Voto:
Ringrazio per la recensione. Devo dire, però, che il film mi ha lasciato parecchio perplesso. Al contrario di Effetto Notte (mi pare) dello stesso Bellocchio di qualche anno fa. La prima - grossa - perplessità è: perché? Cioè, che senso ha questo film? Esiste certo la necessità di non perdere la memoria storica di quell'episodio. Bellocchio lo fa evitando qualunque tipo di polemica in proposito. Polemiche e complottismi che invece sono davvero ancora oggi all'ordine del giorno. (chi fosse curioso potrebbe, credo, trovare un mio (inutile o quasi) sforzo di fare debunking in un sito che afferma che Moro non fosse in via Fani). Bellocchio non ne parla. Se parliamo di Pietkevitz o come si chiama, devo dire che la ricostruzione della genesi del falso comunicato numero sette secondo me è stata deludentissima. Quando invece - a mio avviso - è un momento chiave della questione. Non parliamo della morte, dove Bellocchio glissa totalmente su indiscrezioni e polemiche che credo tutti abbiamo letto. E va bene, prendiamone atto. Bellocchio vuole fare un simil documentario delle versioni ufficiali. E - soprattutto, mi sembra evidente - indagare i vari protagonisti. Beh, anche lì, come dire, se è apprezzabile, e secondo me molto centrato, il ritratto di Eleonora Moro (anche per gran merito di una bravissima Margherita Buy), sono rimasto senza parole per l'episodio su Kossiga, che scrivo volutamente così, e che invece esce come un personaggio grottesco. Giuro che dopo quell'episodio avevo quasi deciso di smettere la visione. Sembra quasi (se lo ricordate) il Nixon di oliver stone (minuscole volute), che lo rende talmente psicopatico da farlo quasi simpatico. E del papa e della sua lettera? E della scoperta del covo con quel famoso doccino che andava? Insomma, per me è un no. Anche perché, come dire, in nessuno dei personaggi, in nessuno dei sei episodi, ho mai avuto anche solo un brivido, un'emozione, una cosa che mi riportasse - anche solo a livello emotivo - a quei giorni.
Boh, scusate la lunghezza. Vado a fare un pisolino (e fatemi dare un'occhiata a quel sito là...)
Voto:
Ma - Signor G - non esiste il voto al commento? Solo l'opera o la recensione si può votare? Ma cosa siamo, in una dittatura?