Voto:
Parte 2: Il termine sopravvalutazione per questa opera di Orwell credo sia impreciso, semplicemente penso sia diventata pop suo malgrado (l'opera, non l'autore), come una teoria della memetica (quella originaria), come una persuasione occulta, come un qualcosa da tramandare oralmente, senza averla mai nemmeno sfogliata. Un tormento, uno spot, un blipvert. Io personalmente preferisco la gente insana di mente e mi tengo l'opera. La neo-lingua corrodeva all'osso la possibilità di astrazione di chi la usava riducendo fino alla nullificazione il linguaggio, ed esiste, tra le eventualità, che se riduci in povertà le opportunità lessicali di una nazione, non solo gli sottrai coercitivamente la possibilità di esprimersi spiritualmente, ma farai in modo che non potrà difendersi non sapendo leggere i propri diritti, gli toglierai, più banalmente ma più essenzialmente, anche la possibilità di saper spiegare meglio a un medico cosa è che sente che non va. Perché di un paziente non bisogna curare solo quell'organo malfunzionante, ma prendersi cura s-c-i-e-n-t-i-f-i-c-a-m-e-n-t-e anche della sua anima. Poi, Cityspeak, Nadsat. Orwell non è stato il primo e/o il solo a parlare della trappola linguistica (conseguentemente anche burocratica), ci avevano pensato già Burroughs, successivamente Ballard, e nel mezzo altri ancora, Calvino e Queneau ad esempio, e prima ancora (in un altro senso/contesto, di progressione, non di regressione) Manzoni, nel corso del Novecento linguisti come De Mauro. Cosa potrebbe c'entrare tutto ciò con la dittatura della brevità (in termini di forma mentis, non certo di cospirazione paranoide) della messaggistica odierna? E Goldstein? Il presunto ribelle della resistenza che altri non è che il potere stesso che li inganna, li schiaccia e che finanzia la loro stessa opposizione, ma che soprattutto si comporta come quello che oggi definirebbero agente provocatore? Personalmente mi interessano le domande, non le risposte, mi interessa a Cosa Pensare, Non a Come Pensare. E qui ci sono dappertutto telecamere private, neanche il tempo di una pisciata oh, neanche il tempo di una pisciata... E la Stanza 101? Vedi lec, pure Ian Curtis era un conservatore, pure lui era quasi reazionario, ma non posso prescindere da quei suoi dischi, che spesso, guarda caso, illustravano di scenari non tanto estranei a quelli di Orwell, They Walked In Line, Leaders Of Men. Day of the Lords.