Dislocation

DeRango : 22,33 • DeEtà™ : 3007 giorni

Voto:
Ma, insomma, vogliamo dirlo che, in scarsità d'ispirazione e coi contratti da rispettare, tantisssssimi artisti dalle carriere sfolgoranti hanno èdito un albume di coperte, cosìdda contentare fans eccase eddiscografiche? E far fare clic sull'internette? E vendere qualche sparuto ciddì/elleppì?
Voto:
Mi sovviene, con un brivido lungo la schiena, l'ultimo del Vate.
Perché, Signore, perché?
Voto:
L'ho preso e non so come darti torto.
Anche bruss finisce a megasciò vaganti a suon di milioni stile rollistò.
E basta dischi, peccarità...
Voto:
Sai che faccio?
Visto che l'hai scritta tu me li vado a cercare ed ascoltare, perdio, te lo si deve.
Voto:
@[Geenooofficial]
@[ZiOn]
@[withor]
@[CYPHER]
@[hjhhjij]
Et omnes in situ.

Va detto, amici miei e sodali carissimi, che l'autonominatosi monarca (più mona che arca, in effetti, anzi, solo mona...) dai più conosciuto come @[lector] (ma in certi ambienti, da anni, soprannominato Wanda la Rossa), esprime impunentemente pareri tecnico-musicali di cui si può fare a meno come della cipolla in pasticceria.
E' però arcinota la sopportazione del pubblico DeBaseriano che da anni porta le stigmate dei suoi interventi, ben impersonato dal sommo @[G] che, pur di averlo il meno possibile in giro tra lo scroto ed il perineo lo nominò pure *Evangelista*, termine generico derivante dall'aramaico classico e significante, per alcuni "Insopportabile trombone con l'accento indegnamente campano" e per i più "rompicoglioni di rarissima et pregevolissima fattura".
Ciò detto, amici e compagni, di rado, sempre più di rado, bisogna pur riconoscergli una flebile luce di ragione che gli attraversa quel che rimane di un cervello che i suoi augusti genitori tanto faticarono per indurre a studi che non fossero unicamente versati al culto del Gaymachismo in salsa magnagreciate, con alterni, bisogna dirlo, risultati.
Quindi, e concludo, non risulta del tutto priva di verità la sua, per i più incauta, affermazione riguardo alle carriere di Giuseppe Daniele et Lucio Dalla.
Egli, però, come spesso gli accade, data la sua impossibilità a trattenersi nei pindarici voli della sua fantasia malata, esagera di certo nel citare come prodotti fondanti d'una carriera, quella dalliana, canzoni dal risibile effetto e dal flebile significato come quelle incise prima della Triade Roversiana la quale, a livello strettamente e puramente artistico rappresenta di certo l'apice della sua produzione. La Magica Cinquina che Dalla assestò alla discografia italiana, però, ha pochi eguali, e non solo tra i nostri lidi. Quando egli si rese conto di aver imparato abbastanza a livello di composizione di liriche, espresse prodotti dell'ingegno cantautorale come "Come è profondo il mare", "Lucio Dalla", Dalla" ed il "QDisc" , preceduti da quell'"Automobili", ancora in coppia col poeta-libraio, che degnamente anticipava temi ed abienti dei successivi quattro album.
Dopo questi, il piano inclinato cominciò ad orienatrsi verso il basso, Lucio decise di optare per pocafaticamoltidenari e la sua produzione ne risentì, quasi quanto il suo cuoio capelluto, diciamo anche questo, via.
Così, diciamolo, con Giuseppe Daniele da Santa Maria La Nova, autore d'un primo disco di stampo cantautorale e d'una sestina (conosciuta come "La Magica Sestina"), tra il 79 e l'85, che lo fissò stabilmente nell'Olimpo delle menti pensanti, e scriventi, della canzone d'autore italica, in più aumentata nel valore dallo spessore tecnico strumentale del Nostro, versato al blues ed al funky jazzato, davvero con pochi eguali dalle nostre parti.
Come per il suo collega emiliano, poi, iniziò il già noto piano inclinato che lo portò ad editare rimacce ruffiane in accordi puteolenti, che Pinuccio era in grado di comporre anche seduto sul water, senz'affanno alcuno, dato il fatto che anch'egli scoprì che con fatica scarsa poteva comunque vendere pacchi di dischi solo per il nome che portavano stampato in copertina.
Infine, amiche ed amici, sia sempre lode a quello studente campano che, ogni mattina, vedendo il suo insegnante modesto e corrucciato dalle sue disgrazie, dietro la schiena lo irride a gesti e parole, ricordandogli il mondo gretto, triste e squallido ov'egli, nottetempo, offre le sue stanche grazie a marinai, guappi e reietti d'ogni genere.
Voto:
Ecco le stellette, perdio, mi ci perdo sempre...
Voto:
Henna, Cinema e soprattutto Latin Lover erano degne d'apparir persino in un album qualsiasi della cinquina infernale che Lucio piazzò tra il 76 e l'81, davvero, in uno qualunque di quelli.
Il resto del disco era Lucio Dalla che, con grande qualità e notevole sforzo, cercava un'uscita onorevole, una retta via che lo portasse avanti, tenendolo sulla scia della Magica Cinquina e contemporaneamente proiettandolo in un futuro dove fosse in grado di governare da monarca assoluto il pop cantautorale italico dopo il mezzo passo falso di 1983 e quei capolavori d'incompiutezza che furono Viaggi Organizzati e Bugie, bei dischi, dove il Nostro faceva sforzi di petto, per dirla con lui, per mantenere livelli compositivi ed esecutivi altissimi, a scapito, magari, di quell'immediateza fresca e vivace che contraddistingueva i Cinque della Perfezione e che mai più Egli ritroverà.
I dischi che seguirono Henna vedono un calare clamoroso della vena ispirativa, pieni come sono di rimacce baldracche ed accordi ruffianissimi, stanche ripetizioni di cliché straprovati, suoni scintillanti e curatissimi ma nulla più.
Insomma, Lucio aveva capito che al punto in cui era arrivato gli bastava comparire in uno show televisivo in prima serata, pubblicare un ciofecone qualsiasi tipo caruso, che so, anche emettere fior di peti nel microfono ed i suoi dischi avrebbero comunque venduto, quale più, quale meno.
In quest'ottica produsse nel decennio 99/09, cinque prodotti che costituirono un ben triste commiato da un pubblico che l'aveva visto svettare non solo in ambito prettamente compositivo musicale ma anche come estensore di liriche proprie, non banali, autarchicamente ardite, insolite per un panorama spesso asfittico ed a volte chiuso come quello della canzone d'autore italica.
Voto:
Capitai incontro al film tratto da questo romanzo intorno ai miei sedici anni, mi attrasse molto e mi colpì il continuo passare da un piano all'altro, dalla prigionia a Dresda allo spazio profondo, alla vita di tutti i giorni negli USA... Lo capii così così, mi sarebbe piaciuto rivederlo ma non era ancora epoca neppure di videoregistratori vhs, figurarsi di film in streaming... Poi, durante la naja, un amico mi passò il libro da cui era tratto il film e lì, davvero, sbattei il muso contro una narrativa così fluida, priva di scogli e punte, eppure così varia, in grado di portare il lettore, ed in maniera del tutto indolore, da un piano temporale, e spaziale, ma anche intimamente vissuto, ad un altro, davvero un capolavoro di narrativa assolutamente superiore, come risultati, alla pellicola, come spessissimo succede, si sa... Lo leggevo anche durante le guardie invernali, rischiando, ma il cielo stellatissimo d'inverno aiutò molto come fondale...
E poi era ben dotato anche sul piano del messaggio umanitario, quel rifiuto della guerra, l'orrore del bombardamento di Dresda che, giova ricordarlo, fu concepito come vendetta sanguinaria da USA e GB, una coventrizzazione con bombardamento a tappeto e nel senso più reale e veristico del termine, una città storica rasa, senza importanza militare, totalmente al suolo per ripiego e vendetta, dove si sperimentò per la prima volta l'onda di fuoco a 1500 gradi che provocava un vento di ritorno che risucchiava uomini e cose dentro all'incendio, con 25000 vittime accertate, 25000). Per il protagonista, come per lo scrittore, l'evento fu più che un episodio della vita e lo perdìseguitò per decenni... Nel libro lil protagonista, soldato inetto ed incapace, si ritrova prigioniero a Dresda ed assiste al bombardamento "da dentro", e quel capitolo è sangue e nmerda, un caposaldo della letteratura contro la guerra, pur essendo "solo" un racconto personale, dato che Vonnegut era quel soldato e l'esperienza era sua, personale. Poi l'attricetta porno procuratagli dagli Alieni incorporei per lo zoo inter la moglie "qualunque" morta in modo "qualunque", il figlio e la famiglia che acuivano il suo essere trasportato dalla vita perché non in grado, come la maggior parte di noi, di viverne una sua e soltanto sua.
Grazie, Dado.
Voto:
Dài, diamogli retta, a 'sto vescicone infetto... dunque, sentiamo... beh, primitivi, basici, grezzi, selvatici.
Quindi roccherolle.
Quindi tutto bene.
Il Conte?
Il Conte... Chiiiiii?
Voto:
Recensione appassionata, se ne vedono sincerità e pulizia d'intenti.
Per quanto riguarda loro, voglio dire i tre ottimi strumentisti di spalla a Mercury (e quanto cercavo di imitare, fine anni settanta, il suono duro e puro del rullante di roggerteilor, insuperabile...), va detto che inseguivano il talento di freddimércuri sopportandone gli eccessi e che andavano avanti grazie ai di lui suddetti eccessi e talento, pure piegando le loro provenienze e preferenze rocchettare ai nuovi, e più remunerativi, tiramenti popparoli del dentone zanzibarino.
Lui, davvero, personaggiaccio vuoto e arido come pochi, non senti una sua intervista, ovunque, senza che ripeta più volte che lui amava solo divertirsi (più che legale, eh? Però ce l'hai menata, freddi...) ed esibiva un ego talmente grande e tale arroganza, incuria degli altri ed empatia nulla che i più si stupirono quando tornò a Canossa, dal gruppo da cui si era staccato pensando a chissà quale carriera solista, chiedendo scusa a tutti.
Poi era un grande cantante, perdio, avrebbe fatto la felicità di qualsiasi band al mondo, con una voce bella, carica, emotiva e virtuosa come la sua.
Tre volte su quattro usata alla cazzo, scusate il gallicismo.