Voto:
divertente, brillante, precisa...beh. grazie agli Abscess o come cavolo si scrive per aver provocato la tua recensione...ciao!
Voto:
quello che traspare è che comunque si tratta di un lavoro difficile da catalogara (ammesso che sia necessario farlo). breve introduzione di interesse pressoché nullo: ho adorato i police fin dalla quasi-infanzia, ho amato molto meno lo Sting solista, a volte grandissimo, troppo spesso piacione (per il mio gusto, s'intende), dal gran talento melodico, e dalla fortunata possibilità di avere con sé grandissimi musicisti. sul disco in questione: ce ne fossero di artisti che si prendono la briga di rispolverare la "tradizione" musicale europea antica. il tesoro musicale inglese del periodo tra Cinquecento e Seicento è inestimabile e incredibilmente "cantabile". poi siamo vittime di sovrapposizioni storiche, lo sfracellamento di palle di suoni piùomenocelticimisticomeditativi ci impedisce di apprezzare, diciamo così, correttamente, lavori di questo genere. a me è piaciuto, non mi ha conquistato completamente ma non darei la "colpa" a Sting, che ha fatto un lavoro importantissimo e complesso (ci sta anche lo strizzare l'occhio ai territori ibridi, come giustamente notate). è un'epoca, la nostra, dove il bello e l'arte purtroppo vengono spesso riassorbiti nella categoria del lusso, così da annientarne l'anima "sovversiva". questo è un disco di arte addomesticata, raffinata, elegante, come era l'arte del neopetrarchismo, del Barocco, che però aiuta ad allargare l'ascolto e ad affinare l'udito, a far uscire grazie alla popolarità di Sting dall'ordinario il banale e mediocre livello musicale del pubblico. quindi: non si può pretendere che l'albatro di Baudelaire nasca da una covata di polli. basta con i luoghi comuni, per favore (Leopardi di statura europea, Manzoni no, Baudelaire fa fico ecc.ecc. che diamine, diciamo anche che i versi, letti in francese però, di Baudelaire sono troppo spesso spaventosamente manierati e banali - lo diceva anche Valéry, piuttosto leggete Nerval o Laforgue o naturalmente Rimbaud -, che l'italiano di Manzoni (che non era mica coetaneo di Baudelaire e Flaubert, tra l'altro, ma di ben oltre trent'anni più anziano) fa ancora oggi arrossire quello di più della metà di tanti scrittorucoli arrivisti "al passo coi tempi"..e basta. grazie per la pazienza, un bravo al recensore e a tutti coloro che hanno arricchito con i loro commenti. ciao!
Voto:
è tutto vero, meglio la nasalità di scott, anzi no meglio lo stridere di johnson, sono prevedibili e certo non sofisticati, ma che scossa che riescono a dare con quei quattro accordoni, il basso tantovale farlo con un bontempi che costa pure meno, ecc.ecc. tutto vero, però gli Ac/Dc restano un pezzo di storia del rock, inventori di uno stile, inconfondibili tanto con Scott quanto con Johnson. poi si può discutere, la discografia di Scott è assolutamente memorabile, la spartanità, i silenzi, i suoni ruvidi e spessi, inimitabili. Con johnson le sonorità diventano da arena, più piene e grintose. ognuno giudichi da sé, io addirittura, agli inizi quando non li conoscevo, ai tempi di back in black, non credevo che prima avessero un altro cantante. rimasi molto male quando, acquistando Highway to hell, in cassetta nice price, mi piombò nelle orecchie il suono nasale e acidulo di scott. e che roba è questa? mi ci volle del tempo, e denaro per acquisire tutta la loro discografia (fino a Razor's edge), e intanto ero già vittima del loro fascino animale. sono e restano grandi, magari sbaglio a non aver preso gli album post 1990, ma restano per me un'esperienza musicale eccitante ed unica, valida ancora oggi, dopo un periodo di "depurazione" uditiva, per poterli capire e godere, nella loro semplicità. Non era facile emergere così potentemente senza le doti musicali e compositive degli Zeppelin, dei Purple (che odio cordialmente, chiedo venia, grandissimi, nella loro legnosa superbia). Angus rimane un chitarrista con le palle. Questo resta uno dei grandi dischi rock, inutile stare a dire il migliore o il peggiore, è grande rock, pulsante e vivo, tanto basta. Spezzo una lancia in favore di Fly on the wall, per me un disco ingiustamente trascurato. ciao a tutti e complimenti per la recensione.
Jeff Beck Jeff
13 gen 07
Voto:
@ antoniodeste: la versione di PorkPie di Jeff è davvero meravigliosa, seconda - per certi aspetti - solo all'originale...Mingus la commentò, acremente come al suo solito, così "ha il suono del denaro", intendendo che così forse avrebbe avuto dei riconoscimenti più ampi di quanto non avesse avuto sino ad allora, purtroppo.
Jeff Beck Jeff
13 gen 07
Voto:
solo una noticina a margine: nel jazz, contemporaneamente agli Yardbirds, c'erano chitarristi del calibro di Wes Montgomery, gli inizi di un certo Pat Martino, di George Benson, che non facevano esattamente "dlin dlon". capisco cosa intendevi dire, però una parte di me voleva far notare che, come in tutte le verità, è vero anche il contrario. ave.
Voto:
la recensione è un sacrosante e breve "atto dovuto" per un disco meraviglioso. conto a breve di integrare con una recensione più corposa, perché lo merita, anche se io lo farò indegnamente. bravo Ezechiel, al mattino ascoltare un disco così mette in pace col mondo...
Voto:
una vera abbuffata di Gigante Gentile, bravo Precog. ho solo due album, che amo molto. sono dei grandi musicisti e creativi. vado sulla fiducia e sulla quantità, ora non posso leggere causa lavoro...
Voto:
come sempre recensione intelligente, competente senza essere pedante, e entusiasta. anche io come te symbad mi sono un po' defilato dal sito, anche se in concomitanza a problemi di lavoro. però in fondo mi piace scrivere dei dischi che amo e leggere belle pagine come le tue e quelle di qualcun altro. bentornato e complimenti.
Jeff Beck Jeff
7 gen 07
Voto:
Jeff Beck è stato, ed è, una delle incarnazioni meglio riuscite della chitarra. Pioniere, fuori da ogni dubbio, maestro venerato da chi sa suonare, in effetti meriterebbe più riconoscimenti dal pubblico, sempre che si voglia credere che il successo di pubblico implichi una qualche grandezza. Non è sempre così, lo sappiamo, e dispiace se lo "sfortunato" di turno è uno dei nostri idoli. Ho potuto vedere/sentire Jeff dal vivo all'Idroscalo qualche anno fa, con Jennifer Batten, e devo dire che anche per un suo ammiratore come me, il repertorio proposto era davvero poco digeribile. Sembra quasi che goda a non lasciarsi andare agli impeti selvaggi che pure sono tanta parte di lui (Beck's Bolero solo per dirne una, enorme!). Ma è fatto così, può essere discutibile, ma resta comunque un grande artista e chitarrista, che rischia e sperimenta, comunque da ammirare anche nei suoi lavori meno amabili a seconda del proprio gusto. Bella recensione, complimenti, il disco invece ancora non l'ho ascoltato.
Voto:
grazie a tutti dei commenti. devo aggiungere un ERRATA CORRIGE: mi sono inventato il cognome del percussionista, per uno scherzo della memoria. Si chiama Buggsy Moore e non Spaniel, come il cane...
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