Oggi ci spingiamo nel cuore di esperienze musicali sperimentali che sono state espressioni di veri e propri movimenti della controcultura del nostro continente. In particolare il movimento lettrista. Che cosa chiedere di più a un disco che faccia parte della rassegna #zot del resto.

Grazie @[ALFAMA].

Fille Qui Mousse - Trixie Stapleton 291 - Se Taire Pour Une Femme Trop Belle (1973)

Registrato nel 1971, 'Trixie Stapleton 291 - Se Taire Pour Une Femme Trop Belle' (pubblicato all'epoca dall'etichetta francese Futura, ma oggetto di diverse ristampe nel corso degli ultimi venti-venticinque anni), si può considerare come il punto di arrivo di una esperienza cominciata nel dopoguerra a Parigi, Francia, da questo collettivo denominato Fille Qui Mousse, espressione della controcultura della capitale francese prosieguo dell'avanguardia del movimento lettrista fondato da Isidore Isou. Poiché il movimento nasceva con i propositi di rinunciare all'uso delle parole, utilizzando poetica, suono, onomatopea, musicalità del discorso, ritroviamo tutti questi contenuti anche in questo disco. Effettivamente del resto tracce come 'Transcription', 'Transplantation', 'Fraicheur Et Amalgame', 'Quatriéme épisode' si possono consideare come brevi sperimentazioni in questo senso. Ma la stessa 'Esplanade', sebbene la durata prolungata di otto minuti, si fonda sugli stessi meccanismi e in particolare sperimentazioni relativi l'utilizzo della voce. Altri episodi invece come, 'Cantate Disperate', una traccia strumentale basata su di un vigoroso giro di basso, 'Antinomique', che rimanda a sonorità mediorientali e 'L'eau était vital', una lunga composizione psichedelica in bilico tra spinte progressive e un certo tropicalismo, si possono definire come episodi più convenzionali. Un disco che in Francia è stato molto influente e considerato come un punto di riferimento da molti gruppi, a partire dall'eseprienza dei Nurse with Wound di Steve Stapleton.

Fille Qui Mousse ‎- Se Taire Pour Une Femme Trop Belle
 
Pesco ancora dalla Drone Rock Records per la proposta di oggi per la rassegna #zot2016.

Psychic Lemon - Psychic Lemon (Drone Rock Records)

Pubblicato nel marzo 2016 'Psychic Lemon' (Drone Rock Records) è il primo LP eponimo di questa band londinese (Andrew Briston, Andrew Hibberd, George Horler, Martin Law) che vanta la registrazione dei suoi dischi in un piccolo studio nei pressi di dove una volta abitava Syd Barrett. Dichiaramente ispirati ai Goat e agli Amon Duul il suono della band si può invece più definire una specie di reinterpretrazione del sound progressive rivisto ai nostri giorni in una chiave modernista e con delle spinte che rimandano al post-punk e al noise-rock. Registrato nel 2015 con la special guest Dan Ellis al flauto, la sensazione che deriva dall'ascolto di questo disco è quella di una certa perplessità. È francamente difficile infatti stare dietro a tutta quella che è una sequenza continua di cambi di passo in una maniera secondo me forzata e che non agevola in nessun modo la fruizione dell'opera. Una sequela di scelte infelici e che fa di questo primo tentativo un mezzo fallimento. Pare abbiano in programmazione l'uscita di un nuovo album per il 2018. Staremo a vedere.

Psychic Lemon - Death Cult Blues
 
Addentriamoci fino in fondo nello sperimentalismo più all'avanguardia con la proposta quotidiana per la rassegna #buzz con un disco e una realtà musicale incredibile che ho scoperto grazie ad @[ALFAMA].

ZS - XE (2015)

Zs è un progetto di musica sperimentale e di avanguardia fondato nel 2000 dal sassofonista Sam Hillmer. La formazione oggi si compone di un trio con l'aggiunta del grande chitarrista Patrick Higgins e il batterista Greg Fox (Liturgy, Guardian Alien, Man Forever). Una formazione il cui livello tecnico degli interpreti è tanto alto almeno quanto l'inventiva e la spinta ad innovare. Registrato ai Future-Past Studios, Hudson, New York, 'Xe' è uscito nel 2015 per la Northern Spy Records. L'album si compone di tre composizioni minori di minimalismo mescolato a quella che si può considerare l'avanguardia di musicisti come Arto Linsday e John Lurie e tutto il movimento della no-wave. La musica ha un sound che si può considerare un vero manifesto culturale e post-moderno e che in maniera espressionista esprime caos e dissenso. Del resto il disco è influenzato dalle opere dell'artista visuale Tauba Auerbach (che ha curato la cover art del disco) che ha visto nelle composizioni di questo gruppo la stessa base culturale delle sue opere figurative. Il disco si conclude con la title-track, 'Xe', dalla durata di venti minuti e che costituisce il cuore dell'album, una costruzione strutturale apparentemente caotica, ma invece elastica e dove ogni cosa si muove in un disordine organizzato e oscilla continuamente sul filo del rasoio per poi ritornare al suo posto. Un disco imperdibile se vi piacciono le produzioni musicali più all'avanguardia e nel caso l'occasione per imbattersi in tre tra i musicisti più interessanti del contemporaneo panorama USA.

Zs - Xe (Full Album)
 
Ritorna la rassegna #zot2016 che oramai si avvia verso la fine (segnata al 31/12/2016) con una proposta assolutamente sperimentale e per quanto probabilmente 'ostica', sicuramente molto interessante.

Zofff - Kozfest MMXVI (2016)

Zofff (Chris Anderson, Bic Hayes, Al Strachan, Damo Waters, Richard Gorbutt) è un gruppo di musica psichedelica proveniente dal sud dell'Inghilterra e autodefinitosi come un esperimento temporale che avviene nel tempo presente ma i cui semi sono stati gettati nel tempo futuro. Nonostante le apparenze, non c'è nessun richiamo a quello che è stato il portiere per eccellenza della storia del calcio. Attraverso lo spazio-tempo, questi ci propongono questa loro pubblicazione (assolutamente sperimentale) uscita su questa brand new label di Brighton, UK, molto interessante e denominata Drone Rock Records (la stessa per cui hanno pubblicato gli Stupid Cosmonauts per intenderci). Il disco, uscito nel dicembre 2016, è praticamente la registrazione live di una session improvvisata durante il Kozfest il 29 luglio del 2016 e registrata con la collaborazione di Dave Lowe e Pete Wibrew. Sicuramente non si tratta di una pubblicazione 'facile' non tanto per le sonorità quanto per il fatto che trattasi in pratica di una unica lunga sessione dalla durata di circa 45 minuti. Ma le sonorità sono molto interessanti. Chiaramente di ispirazione psichedelica e basate sul solito motorik 4/4 tipico del kraut-rock, si distinguono all'interno dei 45 minuti variazioni momenti di maggiore intensità che sfociano anche in uno sperimentalismo dove si fanno largo sperimentazioni post-punk mescolate a astrattismi no-wave e momenti che richiamano i soliti Tangerine Dream per l'approccio sia spazio-dimensionale che l'utilizzo dei synth e delle chitarre. Molto interessante per quanto per definire lo spessore di questo gruppo sia effettivamente necessario rimandarli a una prova su disco in studio.

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KOZFEST MMXVI | ZOFFF
 
Per la rassegna #buzz oggi vi propongo un super-classico. Grazie sempre ad @[ALFAMA] per l'imbeccata.

The Lovin' Spoonful - Hums of the Lovin' Spoonful (1966)

The Lovin' Spoonful: sicuramente in questo caso non parliamo di una band di nicchia o poco conosciuta. Al contrario la formazione capitanata da John B. Sebastian fa parte della Rock and Roll of Fame e negli anni sessanta ottenne un certo successo, prima dello scioglimento del gruppo che chiaramente nel corso degli anni ha avuto tutta una serie di reunion che durano fino ad oggi. Da segnalare tra i membri fondatori il chitarrista Zal Yanovsky che veniva dal gruppo The Mugwumps, lo stesso di Cass Elliot e Denny Doherty che poi formarono i Mamas & Papas. Così come il fatto che della band storica sono rimasti oggi solo Steve Boone e Joe Butler. Jerry Yester, entrato a far parte della band nel 1990 con il fratello Jim Yester, è stato di recente arrestato per possesso di materiale pedo-pornografico. Insomma ce ne sarebbero di storie da raccontare. 'Hums of the Lovin' Spoonful' esce comunque nel 1966 nel momento migliore per la band. Tutte le canzoni sono scritte da John Sebastian. Il sound della band guarda ai Grateful Dead, ma i Lovin' Spoonful hanno un approccio chiaramente più pop Mamas & Papas, The Turtles, The Association...). Il disco si compone per lo più di ballate come 'Lovin' You', 'Bes' Friends', 'Darlin' Companion', Henry Thomas' e dove non manca una certa psichedelia come nel caso dei 'Rain On The Roof' oppure 'Coconut Grove'. Oppure da canzoni più rock che rimandano al sound dei Doors, 'Darlin' Companion', 'Full Measure' oppure Neil Young ('4 Eyes') fino alla hit 'Summer in The City'. Nel complesso un disco in cui tutte le canzoni sono praticamente irresistibili. Mica facile.

The Lovin' Spoonful - Summer In The City (1966)
 
Beccatevi un nuovo capitolo della rassegna #buzz e un disco che suggerito dal solito @[ALFAMA] vi porterà direttamente a una dimensione senza tempo.

COURTYARD MUSIC GROUP - JUST OUR WAY OF SAYING HELLO (1975)

Chiaramente un oggetto di culto, questo disco dei Courtyard Music Group, gruppo rock psichedelico proveniente dalle colline del Galloway nella Scozia sud-occidentale, fu stampato originariamente in sole 100 copie. Il disco si intitola 'Just Our Way of Saying Hello' (1975) ed è stato ristampato nel 2015. Fondamentalmente un disco dalle sonorità barocche e con rimandi alla scuola di Canterbury e con alcune atmosfere medioevali con l'uso di fiati, organi e campanacci che costituiscono veri e propri quadretti ('Maggi's Tune', 'Bridges', 'Goodbye', 'Pebonella'...). Il disco contiene comunque per lo più quelle che si possono considerare vere e proprie ballate folk psichedeliche come 'Song For Claire', la ambiziosa 'Jame-Gypsy Cream (The Magician)', 'The Seasons'; il blues di 'Alki Blues' e tracce più sperimentali come '2074' e The Bonny Labouring Boy' e 'Ante Glock Shoppe'. Un disco sicuramente molto particolare e che può piacere solo considerato nella sua unicità e le cui atmosfere rimandano inevitabili a 'The Wicker Man' di Robin Hardy (1973) e alla colonna sonora di Paul Giovanni e Gary Carpenter, film peraltro ambientato proprio in Scozzia, sulle isole Ebridi che si trovano al largo della costa occidentale.

Courtyard Music Group - The Seasons
 
La rassegna #buzz propone un episodio questa volta forse meno sperimentale che altri ma un disco che, suggerito come sempre dal nostro @[ALFAMA] , è sicuramente efficace. Guardiamo ancora al Nord Europa, questa volta alla Danimarca.

Blue Sun - Blue Sun '73 (1973)

Un altro gruppo proveniente dal Nord Europa e più specificamente questa volta dalla Danimarca. Sono i Blue Sun, band attiva prevalentemente agli inizi degli anni settanta e il cui disco simbolo è sicuramente questo disco eponimo del 1973 (ristampato nel 1992). Evidente l'impronta progressive rock di base nel sound di questo gruppo che però poi si disimpegna in diversi generi e che nelle sue espressioni più jazz sperimentali non è lontano dal kraut-rock dei Can (es. la title-track 'Blue Sun', 'Bladene Falder'). Ma l'aspetto più tipico è quello riguardante delle canzoni di vero rock and roll nello stile di Eric Burdon e degli Animals e che richiamano il rhythm and blues americano come 'Son Af Solen', 'Ivalo Og Liza', senza contare le strumentali 'Tareperseren', 'Efterar', 'Solhverv'. Un disco dai toni trionfali, fossero stati americani oppure inglesi li avremmo considerati dei classici del rhythm and blues e dei grandi complessi del genere, ma la loro provenienza geografica ci fa più pensare a una commistione di generi che altrove, in Germania, si tradusse in espressioni più acide (per non parlare della Svezia), mentre in questo caso i suoni sono generalmente 'caldi' e caratterizzati da quel tipico 'blues', comunque più istituzionali. Ma efficaci.

Blue Sun - Blue Sun 1973
 
Un altro disco Made In Chile per la rassegna #zot2016 e con la quale si propone un disco dalle sonorità diverse da quelle dei Chicos de Nazca ma di un gruppo proveniente comunque dalla stessa scena.

Demonauta - Tierra del fuego (BYM).

Ispirato a sonorità stoner rock e heavy-psych ma anche con certe influenze da una componente alternative-rock più mainstream e prossima a suggestioni metal, ecco 'Tierra del Fuego', l'ultimo disco dei cileni Demonauta, formazione di Santiago del Chile e sempre in orbita BYM Records. In 'Tierra del Fuego' si alternano momenti più tipicamente stoner come 'Into The Darkness', 'Sahara Trip', 'Astro II', gli otto minuti di 'Psiconauta' ad altri come 'Del Vendaval' e la suggestiva ipnotica 'Cosmos' interamente costruiti sulla potente linea di basso; la più istituzionale e melodica 'Venas de la Tierra' (il peggiore momento del disco). Chiaramente suggerito se vi piacciono le sonorità stoner psych e doom. Altrimenti passate oltre. Bellissima la copertina.

Demonauta - Psiconauta
 
Mr. @[G] mi domandavo: ma come mai su Deb non hai mai optato per l'adozione di quei magici 'pulsanti' per la condivisione delle singole recensioni sui vari social tipo FB, Twitter, Google+ ecc. come fa la maggior parte dei blog o siti web dedicati al magico mondo della mussica?
 
Eccoci con un nuovo episodio per la rassegna #buzz con il nostro solito dj @alfama a suggerire i dischi e io che ve li passo in rotazione. Questa mattina vi proponiamo un disco bello solare che possa riscaldarvi in questo freddo clima invernale.

Octopus Syng - Reverberating Garden No. 7 (2014)

'Reverberating Garden No. 7' (Mega Dodo) è un vero tuffo nel passato e negli anni sessanta e un omaggio alla psichedelia dei primi Pink Floyd concepito dagli Octopus Syng dietro cui si nasconde la mente e l'inventiva di Jaaire Patari. L'album è carico di suggestioni tipiche della mente visionaria di Syd Barrett sia per quello che riguarda la scrittura che l'utilizzo delle strumentazioni e in particolare l'uso ripetuto del sound dell'organo elettrico e dei synth, che riproduce fedelmente quelle atmosfere in un disco dove la maggior parte degli episodi costituiscono canzoni e ballate di psichedelia pop e sperimentale ('Very Strange Trip', 'Reflections Of Time'. Qua e là si possono cogliere riferimenti a altre band del periodo come ad esempio nel caso di 'Mirror Of Our Memories' che strizza l'occhio ai Doors e canzoni di una bellezza elegante e semplice ma allo stesso tempo sofisticata come 'Diamonds And Emeralds', 'It's Not A Coincidence'... Un disco carico di mistero e di curiosità che va assolutamente recuperato.

Octopus Syng - Cuckoo Clock Mystery (Official music video)
 
@[Pinhead] ora vogliamo le cinque domande a @[algol]!
 
La rassegna #zot2016 propone un altro disco che mi ero perso nello scorso anno 2016 ma questa volta in maniera inconsapevole perché di questo gruppo qui a un certo punto faccio fatica a seguire le tracce (tant'è che hanno pubblicato un disco anche nel 2017 ma non lo ho ancora ascoltato, al limite mi toccherà una rassegna simile l'anno prossimo).

Chicos de Nazca - Living Lightime (BYM).

La mia band cilena preferita, oramai di pianta stabile a Berlino (Germania), conferma di essere particolarmente prolifica con la media oramai garantita di un LP all'anno.'Living Lightime' è uscito nel dicembre 2016 ed è praticamente già il penultimo disco dei Chicos de Nazca (che nel maggio 2017 hanno pubblicato un altro LP), formazione composta dal leader Francisco KB Cabala (La Hell Gang), Carlos Cabala, Nes e Pablo Thiermann e alfieri della BYM Records (la stessa etichetta dei Follakzoid tanto per intenderci). Registrato ai Funkhaus Studios di Berlino dallo stesso Pablo Thiermann, il disco contiene otto canzoni che ripetono per lo più la stessa formula (convincente) di rock psichedelico che riprende quello stesso sound che potevano avere i BJM durante la seconda parte degli anni novanta. Strutture per lo più semplici e efficaci, costruite in questo caso su dei riff di rock'n'roll anni settanta con qualche rimando a Neil Young e che si perdono poi in sessioni di solo di chitarra molto semplici ma cariche di effetto. Da segnalare gli otto minuti di 'Rising Motion', costruita in maniera simile alle altre tracce ma che si distingue ovviamente per avere una 'coda' molto più lunga. Il limite di questa band, che si lascia ascoltare con una facilità incredibile, sta probabilmente in una certa ripetitività delle composizioni tanto sul piano strutturale che per quello che riguarda proprio la natura e la qualità dei suoni. Sembrano di conseguenza perdere colpi disco dopo disco. Comunque consigliati. 3/5

Chicos de Nazca - Breaking All Her Time
 
La rassegna 'Buzzin' Sound' ovvero #buzz vi propone questo sabato un disco veramente speciale e di un autore sicuramente celebre e di spessore internazionale riconosciuto. Grazie sempre ad @[ALFAMA] per guidarci con meno in queste nuove dimensioni sonore.

David Shea - Rituals (2014).

Negli stessi giorni in cui Brian Eno registra un disco in collaborazione con il giovane pianista Tom Rogerson ('Finding Shore', Dead Oceans) vi accompagno - letteralmente - l'ascolto con il disco di questo compositore e pianista allievo di Morton Feldman e a lungo collaboratore di John Zorn. Il disco si intitola 'Rituals' (Room40) ed è uscito nel settembre 2014. Composto e registrato a Melbourne nel corso di cinque anni durante la sua permanenza in Australia, il disco affronta un vero e proprio viaggio nella musica rituale tradizionale incentrandosi su riti religiosi antichi come quelli del culto buddhista e taoista. Le composizioni, improntate a un certo minimalismo, mirano a immergere praticamente l'autore all'interno delle esperienze sonore secondo concetti espressi nel campo della cinematica combinati al suono e secondo i quali sarebbero proprio le onde generate dai diversi tipi di suoni a definire le geometrie del movimento e il moto dei corpi. Un lavoro di musica neoclassica minimale e dai caratteri fortemente evocativi e che con stile e eleganza non manca di una certa forza espressiva che attiri l'ascoltatore in uno stato di contemplazione e pace meditativa.

David Shea - Ritual 32
 
La rassegna #zot2016 propone oggi una raccolta che comunque costituisce una pubblicazione di alto livello qualitativo e suggerita per chi voglia avvicinarsi a un artista che considero fondamentale sebbene poco considerato.

John Foxx - 21st Century: A Man, A Woman And A City (Metamatic Records)

John Foxx è uno dei miei artisti preferiti. Di conseguenza non posso fare a meno che apprezzare anche questa pubblicazione, '21st Century: A Man, A Woman And A City', pubblicata lo scorso anno su Metamatic Music. Praticamente si tratta di un greatest hits per quello che riguarda le pubblicazioni di John Foxx dal 2000 al 2015. Sono incluse registrazioni che riguardano di conseguenza non solo diversi album ma anche i diversi progetti e collaborazioni nel corso degli anni. Si va dai lavori in coppia con Louis Gordon a quelli con Benge (John Foxx and The Maths) che chiaramente riguardano la maggior parte delle tracce a singoli episodi che vedono collaborazioni con Matthew Dear, Jori Hulkonnen, Robin Guthrie, Gazelle Twin. Sensibili un paio di remix degli OMD e degli Adult. Inevitabilmente ci imbattiamo in tutto quello che costituisce il campionario delle produzioni di John Foxx. Dai momenti più ambient e suggestivi tipici delle sue produzioni nello stile della serie 'Cathedral Oceans' e anche del suo ultimo disco con Benge a quelli più marcatamente wave e più affini al sound di quel disco fondamentale che fu 'Metamatic'. Non mancano reminiscenze di 'Hiroshima Mon Amour', interpretrazioni sacrali e drammatiche, moltissima elettronica minimale di grandissima qualità e strumentazioni sintetiche analogiche. La chicca tuttavia è probabilmente la traccia conclusiva, 'Talk (Are You Listening To Me?), la prima storica collaborazione tra John Foxx and The Maths con il suo alter ego Gary Numan. Se tutto questo non vale cinque stelle, allora cosa.

John Foxx and the Maths featuring Gary Numan - Talk (Are You Listening to Me?)
 
La rassegna 'Buzzin' Sound' aka #buzz con la quale il sottoscritto praticamente sta alla console e mette i dischi che il suo compare @[ALFAMA] gli suggerisce, qui vi dimosta di avere un cuore e vi propone un (altro) disco bellissimo.

Violet Woods - Violet Woods (2014)

Qualcuno ha definito il loro sound come quello dei Byrds se fosse remiscelato dai Wooden Shjips. A mio parere tuttavia questa definizione non si addice del tutto a questa band di Cambridge, UK, e in particolare al loro disco eponimo 'Violet Woods' pubblicato nel dicembre 2014. Manca infatti del tutto qui una certa componente heavy-psych e ossessiva tipica del sound di Ripley Johnson a favore di un gusto raffinato e a tratti persino delicato tipico di una certa psichedelia degli anni sessanta, che a tratti rimanda ai primi Pink Floyd e a Syd Barrett ('Over The Ground', 'Take Your Time'...) oppure Robyn Hitchcock e a episodi della neo-psichedelia che hanno sonorità più pop (penso ad esempio ai Real Estate). Il suono è perfettamente convincente con una sezione ritmica decisa e che non devia mai dal proprio dovere, mentre il suono dell'organo, tipicamente vintage, e la melodia del suono delle chitarre, abbinata a quella della voce, creano atmosfere evocative e a tratti di una melanconia ('Here', 'Driftwood Royalty'...) che ti rimanda inevitabile a quei pochi momenti sfuggenti in cui hai creduto di possedere l'amore, prima che questo ti sfuggisse via tra le mani come la visione di campi di viole dal vetro di un finestrino. Ti rimane impresso solo il colore e non te lo dimentichi più. Quel colore misterioso e sfuggente, eccolo qui, è il suono di questo disco qui, viola elettrico e che ti fa battere il cuore.

Violet Woods - "Here" (official video)